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Data: 14/04/2017 -

"Innamorato della serie A e di Cagliari". L'idolo Couto, l'amico CR7, Spalletti e il foot-volley: Bruno Alves si racconta

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"Prima del giocatore parliamo dell'uomo: Bruno Alves è un ragazzo straordinario": Luciano Spalletti non mentiva. Bruno Alves non è solo un combattente, ma un leader. In campo, dove i compagni lo amano per il suo spirito di squadra e fuori, per il suo carisma e la sua personalità. "English, please...".Durante la lunga chiacchierata concessa a GianlucaDiMarzio.com, Bruno non si è sottratto a nessun tipo di domande ed è emerso l'aspetto che molti non conoscono: l'amico fidato, il papà premuroso, l'attento osservatore.

"Ci sono già 10 mesi?" - domanda Bruno con un sorriso - "Per me è stato un periodo molto positivo. L'obiettivo iniziale era quello di salvare la squadra e adesso stiamo lavorando per ottenere il miglior piazzamento in campionato. Non potevo fare scelta migliore. Al mio arrivo a Cagliari sapevo che avrei giocato per un club storico della serie A, ma che veniva dalla serie B e quindi non sarebbe stato facile ottenere i nostri obiettivi. Ma la vita è fatta di sfide e per me accettare Cagliari è stata una sfida: il primo anno è andato molto bene, il secondo sarà anche meglio". Cosa ti è piaciuto della città? "Solo una cosa? Tante, forse tutto. Adoro il clima, le spiagge, amo il modo in cui i tifosi del Cagliari mi caricano e mi fanno sentire il loro affetto. Mi sento uno di loro fin dal primo giorno, quando mi hanno accolto in aeroporto e la cosa si è ripetuta in ogni singola partita. Mi danno una grandissima carica, emozioni speciali. Poi mi piace la città e il modo in cui la mia famiglia si è integrata. I miei figli si trovano benissimo a scuola e in tutte le altre attività. E' un posto perfetto: da una parte qualità della vita, dall'altra la possibilità di giocare un calcio di alto livello".

C'è un posto magico nell'isola, dove Bruno passa gran parte del tempo libero: "Sì, il Poetto: amazing. E' la parte di Cagliari che più mi ricorda il mio passato e la mia città natale, Varzim. Mi piace andare in spiaggia con la mia famiglia, è un posto stupendo per passare il tempo libero". Compagni speciali? Bruno è come le mamme, nessuna preferenza: "Devo dire che ho un buon rapporto con la mia squadra, c'è stata la possibilità di frequentarli tutti a turno. Però, dato che la mia lingua madre è il portoghese mi viene più semplice comunicare con Rafael, Joao Pedro, Diego Farias: è più semplice. Ho un ottimo rapporto con Borriello e Salamon e spesso ci capita di uscire assieme. Ma devo dire che ho lo stesso tipo di relazioni con tutti".

Ok... Allora parlami di Ronaldo: "Con molto piacere (ride di nuovo). L'amicizia è iniziata quando avevamo 21 anni ed è poi cresciuta con il tempo. Cristiano era già fortissimo e nonostante siano passati tanti anni è ancora il numero uno: hai visto ieri? Abbiamo giocato insieme moltissime partite nella Nazionale maggiore del Portogallo ed è ovvio che quando passi tanto tempo insieme a una persona nasce un rapporto speciale. Con lui sono stato spesso in vacanza e per diverse festività. E' un grande piacere e un orgoglio aver condiviso questo percorso con Cristiano, il miglior giocatore del mondo". Tra le tue specialità ci sono le punizioni: "Ho iniziato ad allenarmi nei calci piazzati da ragazzino, nel piccolo club per il quale giocava all'inizio, il Varzim. Ho sempre provato a segnare su calcio di punizione, provando tante volte durante gli allenamenti. E' qualcosa che ti rende differente e devo dire che ho sempre segnato su calcio piazzato in tutte le squadre dove ho giocato. Non ho molte occasioni durante la partita per tirare in porta e questa è un'ottima opportunità. Io sono un difensore e cerco di focalizzare la mia attenzione sulla difesa, sperando di ottenere il meglio. Ma se capita l'occasione di fare gol con qualche punizione non mi tiro indietro...".

Idolo? "Da piccolo mio padre, senza dubbio. Anche lui ha giocato a calcio in Brasile in diversi club, tra i quali il Flamengo, e poi in Portogallo. Poi mi piaceva moltissimo Fernando Couto, che per tanti anni ha giocato in Nazionale e anche in Italia. Lazio, Parma, Barcellona, Porto. Ovunque era un leader e un idolo: da lui ho imparato lo stile di gioco. L'ho sempre seguito per cercare di rubargli segreti: sono cresciuto osservando da vicino Fernando e mio padre". A proposito di Barcellona, hai visto la gara con la Juve? "Certo e credo che la Juventus in casa sia un avversario durissimo da affrontare per tutti. Pe il Barcellona non sta attraversando un buon momento. Ma diamo i meriti alla Juventus: hanno giocato molto bene, compatti, con una difesa di ferro e veloci contrattacchi. Hanno qualità per tenere il possesso palla e qualità per recuperarla. Al Camp Nou la Juventus affronterà sicuramente un test molto impegnativo, ma sono convinto che passerà alle semifinali. La loro solidità e la loro qualità permetterà ai bianconeri di avere diverse occasioni in contropiede e per il Barca sarà dura segnare contro una difesa così solida".

Spalletti ha un bellissimo ricordo di te: "E io di lui... Luciano Spalletti è stato molto importante per la mia carriera. Mi ha voluto fortemente allo Zenit e mi ha insegnato a vedere il calcio in modo differente: più basato sulla tattica e sull'aspetto psicologico. Penso che sia uno dei migliori allenatori in circolazione e ha portato lo Zenit a un altro livello, con titoli e tanti fuoriclasse in Russia. Era divertente lavorare con lui e gli sono molto grato: è stata una persona importante per la mia vita e per la mia carriera. Mi ha insegnato che il calcio non è solo giocare a pallone, ma tanto altro". Mi parlò anche di spettacolari gare di calcio-volley: "Of course! (ride ancora). Sì, è un passatempo che ho praticato ovunque sono andato. Il soccer-volley è molto popolare nelle spiagge del Portogallo e del Brasile ed è molto divertente. Ci giocavo con i miei compagni del Porto e della Nazionale e l'ho portato nello Zenit, nel Fenerbahce e adesso nel Cagliari. Ci sono diversi compagni a cui piace e tra un allenamento e l'atro ci divertiamo così. E' una pratica che può migliorare i rapporti con i compagni, l'allenatore e in generale tra le persone".

Hai hobby particolari? "Ho praticato il Ju Jitsu ed è un'arte che ho avuto la possibilità di imparare in Turchia e che ho portato nella mia famiglia. Anche miei figli la praticano da anni e abbiamo trovato un'ottima scuola qui a Cagliari: la Gracie Ji Jutisu. E' un bel modo per i bambini per prendere confidenza con la difesa e può aumentare la fiducia in se stessi e fortificare il carattere. Preferisco che i miei figli passino il tempo praticando sport piuttosto che con l'I-Pad, la playstation o il computer. E sono felice che pratichino Ju Jitsu, è incredibile". Giocatore più duro affrontato in Italia? Piccola pausa: "Mi metti in dificoltà (sorride). I più duri avversari sono i miei compagni durante l'allenamento: Borriello, Farias, Joao Pedro, Sau. Tutti ragazzi che danno il cento per cento anche durante la settimana e sono difficili da marcare. Per quanto riguarda i match gli attaccanti del Napoli, gente come Mertens e Callejon, Insigne. Poi Higuain e Kalinic: ce ne sono tanti. Ma tutti dipendono dal team: nessuno può prescindere dal lavoro dei compagni. Come d'altronde succede per il Cagliari, un team sempre difficile da superare per i nostri avversari".

Che fai allora, rimani in Sardegna a vita? Risata contagiosa: "Quando sono arrivato qui il mio obiettivo era di imparare e di conoscere il calcio di una grande Nazione come l'Italia. La serie A e il Cagliari mi sono piaciuti tantissimo, mi sono innamorato di questo torneo. Il resto dipende dal presidente. Io ho ancora un anno di contratto e mi impegnerò al massimo, poi vedremo cosa mi riserverà il futuro. Dopo il calcio mi vedo in famiglia a lavorare con miei figli, a insegnargli tutto ciò che ho imparato dal calcio. E' molto importante seguirli da vicino nella loro crescita e dedicargli tempo. Poi starò vicino ai miei parenti, miei fratelli e i miei amici. Mi godrò la mia famiglia".



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