Voce del verbo sorridere. Sempre. “È questo il segreto per stupire e superarsi”. Divertendosi e facendo innamorare le persone. E ha scelto di vivere proprio così, Gennaro Troianiello: “In un sogno, qui, dove tutto cominciò”. Esatto , a Verona. Nessun errore nel puntare il GPS, Bentegodi, Arena e Piazza Bra: i luoghi dell’inizio allora, quelli dell’ennesimo sogno oggi. Dagli Allievi Nazionali a una meravigliosa promozione. Con in mezzo 16 anni di lotta e desiderio. Sudore vero. Dappertutto, in ogni piazza, risucchiando passione ovunque. “Perché alla fine ogni pubblico ha la sua magia”, verissimo. Ma c’è dell’altro, c’è molto di più: “Quest'anno davvero non me l'aspettavo, sono diventato una sorta di idolo. Un personaggio - racconta in esclusiva Troianiello ai microfoni di Gianluca Di Marzio.com”.
Generazione Troianiello, sì. Quella degli scherzi, quella della sana pazzia, della carica e delle emozioni. Roba a tutto gas. “Broom, Broom: mi cantavano a Foggia”. E oggi quel motorino ha accelerato la strepitosa corsa dell’Hellas. In campo, nella sua mattonella a destra, in spogliatoio e in città. La sua. “Qui è fantastico. Sto da Dio. A Verona il calore è unico, esco per strada felice, sereno. Col sorriso e il desiderio di stupire. Mi diverto, amo questo posto”. E si fa amare, soprattutto. Per credere, basta riguardare i video della grande festA di giovedì. Attimi eterni. Più di 4200 persone al Manuzzi a festeggiare, gridando al cielo il suo nome. Idolo. Scherzandoci su, anche. Coccolandolo con un calore strepitoso. Grazie alla sua indole genuina: “Ma quant’è bello Troianiello?”. Cori, rime baciate e abbracci eterni. Da Cesena a Piazza Bra. Trascinando con la sua forza la carovana gialloblù: “Spartani, fatemi sentire il vostro urlo”. Conquistatore. Cartolina da… Palermo, quando in pullman imitò il gladiatore e si strappò la maglia con la stessa forza di Hulk. Col suo fisico bestiale. Muscoli che sprigionano una velocità da centometrista.
"La corsa è sempre stata il mio forte. Col calcio iniziai per passione, era l’unico modo per distrarmi dalla dura realtà. Usavamo il pallone in ogni spazio disponibile, nei vicoli, in tutte le strade di Napoli. Poi mi mandarono in un convitto di suore a Lauria, in Basilicata”. E come non accorgersene? Velocissimo, questo Speedy Gonzales del Sud. Anche isolano, lanciato in Sardegna al Calangianus e alla Nuorese. Storie di…promozioni: “Una dietro l’altra, sì”. E ora, dopo il sogno di ieri, aggiorniamo di nuovo la contabilità: “Siena, Sassuolo, Palermo e Bologna”. Ops, l’Hellas: forse la più bella, quella della rinascita dopo i viaggi tra Salerno e Terni.
Soprattutto grazie a Filippo Fusco, ds della squadra e suo grande fautore: “Al direttore devo tutto. Ha sempre creduto in me, prima come calciatore e poi come persona. Non solo per le mia persona, ma soprattutto per quello che dimostro in campo". Quel Gennaro calciatore fino al midollo. "Io non sono solo un uomo di spogliatoio, ho ancora moltissimo da dare”. Solo campo, e fantacalcio? “Non fa per me, io penso al gioco reale: anche se prenderei Callejon, a oggi è lui il mio giocatore preferito”. Perché essere Troianiello vuol dire dimostrare. Dai gesti al sorriso. Attrezzandosi dopo ogni ostacolo per spostare le montagne delle difficoltà. Generando una passione infinita, perché quella continuerà a essere il carburante della sua carica. E vederlo da vicino è un vero spettacolo. Questione di “spontaneità, sì. Non mi preparo nulla quando creo lo show. Ah, dicono che io ' faccia spogliatoio', in realtà è il pubblico che mi carica”. E lui risponde col codice Troianiello, un comandamento che prevede regole ferree. Lottare, darsi per la maglia e divertire. Senza dimenticarsi di fare ‘casino’, quello sano.
Musica a palla e via. “I riti del nostro spogliatoio non ve li dico. Però la musica non manca mai, è quasi un allenamento. E poi ballo a più non posso”. Scatenato. Magari in compagnia dei fratelli Zuculini, accompagnando Franco al pianoforte: “Io cantavo e lui suonava”. Il tutto in aeroporto, al ritorno dopo la trasferta di Trapani. E quelle note composte in aprile oggi hanno trovato il picco della loro melodia. Una sinfonia meravigliosa, lunga e duratura. E lo sarà anche in Serie A? “Io sono sempre sincero: ora ho in testa solo la festa. Penso a noi, alla squadra, alla gioia. È stata una liberazione, per tutti. Non so dove sarò domani, ora non mi interessa”. In una Verona che lo ama come non mai. Tra passeggiate, chiacchiere al bar, battute e camminate in passeggino: “Perché con la piccola Sofia è ancora più bello. Esco sempre con Coppola, lo conosco dai tempi del Siena. In panchina c’era Conte, Antonio umanamente mi ha insegnato tanto. A spasso però vado tanto anche con Luppi e Caracciolo. Insomma, tra famiglie usciamo spesso”. Genni papà, sì. Leader, velocista e genitore. Insieme con la sua compagna Adelaide, tra scherzi e clip divertenti sui social. In stile casa…'Troianiello'. Famiglia e pallone, basta questo. Con un calcio gonfio di furori, un piccolo prodigio che continua a rinnovarsi. Spremendo velocità e sostanza dal suo gioco selvaggio e sentimentale. “E oggi mi dimentico delle difficoltà dell’infanzia, perché il calcio mi ha solo aiutato. Col primo contratto comprai casa e mi sistemai”. E oggi, con quel sorriso, per i problemi non c’è tempo. Solo festA, la sua e di tutta Verona.
Foto: 'Francesco Grigolini - Fotoexpress'