Infortuni e sofferenza, poi il ritorno: storie di rinascita
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 09/09/2018 -

Infortuni e sofferenza, poi il ritorno: storie di rinascita

profile picture
profile picture

Storie di vittorie e successi, di gol e record raggiunti e superati. Ma anche di periodi lunghi vissuti lontano dal campo, di cadute e di rinascita. Il mondo del calcio regala storie di calciatori a volte protagonisti di infortuni gravi e carriere a rischio. Non importa l’età, il ruolo o la squadra, chiunque abbia subito un infortunio lungo ha poi raccontato i sacrifici e i momenti di sconforto vissuti nei mesi di stop. In questi giorni dall’Inghilterra arriva la storia di Gedion Zelalem, centrocampista di 21 anni dell’Arsenal. Una sorta di ‘giocatore dimenticato’, dopo 16 mesi di calvario in seguito a un infortunio rimediato quasi un anno e mezzo fa con la sua nazionale durante il mondiale Under 20.

34’ di USA-Ecuador, rottura del legamento crociato del ginocchio destro, l’inizio di tutti i problemi. Un’operazione, un’altra, la fisioterapia e la sensazione di non essere mai pronto a tornare, nemmeno quando ricordi che molti parlavano di te come del nuovo Fàbregas a soli 16 anni. Uno stop che non ha però pregiudicato in maniera definitiva la carriera del giovanissimo calciatore che in questa sosta per le nazionali è stato anche aggregato alla prima squadra dall’allenatore Emery. Così ha ritrovato spazio e ha visto aumentare le speranze di tornare un giorno ad alti livelli, come si diceva prima di quella gara del mondiale che ha bloccato la sua carriera.

Chi con la maglia dell’Arsenal ha lottato in campo prima e fuori poi è Santi Cazorla che alla fine ha dovuto lasciare l’Inghilterra per tornare nella sua Villarreal e raccontare, pochi giorni fa, la sua rinascita: 11 operazioni da brividi, ripercorse prima sulle pagine di Marca poi di recente su quelle del Daily Mail; infezioni, un trapianto di pelle, un’infinità di ore dedicate alla fisioterapia e la voglia di lasciare tutto per stare con la famiglia. Santi è tornato a giocare nella società che per lui è come casa. Cadute e ricadute, prima un ginocchio poi l’altro: Milik, Perin, Florenzi ma anche Ghoulam e solo per restare in Italia negli ultimi tempi.

Anche Falcao dovette lottare per tornare in campo. Non in tempo per il Mondiale in cui tutti lo aspettavano - quando il suo ginocchio sinistro non gli permise di giocare la competizione nel 2014 - ma in tempo per le esperienze non semplici allo United prima, al Chelsea poi e nuovamente al Monaco dove oggi è tornato a brillare. In Inghilterra, ogni volta che rimetteva piede in campo, tornava a farsi male e pochi ricordano che già nel gennaio del 2006, quando vestiva la maglia del River Plate, El Tigre si ruppe i legamenti del ginocchio e rimase sette mesi fermo. E tutti credevano che il suo sogno di diventare grande anche in Europa non si sarebbe mai realizzato.

In Argentina giocava anche Martin Palermo quando nel maggio del 2000 tornò in campo dopo un grave infortunio che lo costrinse a passare mesi lontano dai campi prima del gol nel Superclasico controllo il River - che contribuì a farlo diventare idolo della tifoseria del Boca. Non fu l’unico infortunio della sua carriera perché quando giocava con il Villarreal durante l’esultanza per un gol venne travolto dai tifosi che gli fecero crollare addosso un cartellone pubblicitario: frattura di tibia e perone, sei mesi di stop e fine anticipata della stagione.

Nulla da ridere nemmeno per Diego Costa che nel luglio 2011 era ormai a un passo dal diventare il nuovo attaccante del Besiktas quando in allenamento si ruppe il crociato e il menisco con un movimento innaturale del ginocchio: “Doveva andare così” ha raccontato poi nella sua biografia lo spagnolo che ricevette la chiamata del Rayo Vallecano mentre l’Atletico pensava di scaricarlo: lì diventa la stella che oggi tutti conoscono. Quello di Sergio Asenjo è forse il caso più doloroso, perché il portiere per tre volte è stato operato agli stessi ai legamenti del ginocchio destro e una volta a quello sinistro; quattro infortuni arrivati sempre nei momenti migliori della sua travagliata carriera mentre si trovava a un passo dalla convocazione in nazionale; ma oggi lo spagnolo guarda avanti: “Sono l’uomo che sono grazie al percorso che ho dovuto affrontare come calciatore”.

La caviglia di Maradona quando l’argentino vestiva la maglia dell’Argentina prima della storia col Napoli, le ginocchia di Ronaldo e un calvario finito nel 2011, quando il brasiliano disse addio al calcio confessando che suo corpo non ce la faceva più. Sacrificio, dolore e lacrime, poi nuove occasioni e motivi per tornare a sorridere. Come spera di poter fare presto il giovanissimo Zelalem, con l’Arsenal o altrove.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!