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Data: 22/04/2018 -

​Inferno e ritorno. Una Ternana d’acciaio rovescia il derby, trionfa a Perugia e vede la salvezza

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"Bregno”. Dice così un tifoso perugino uscendo dalla curva Nord. Nel suo dialetto significa “grande delusione”, lo stato d’animo di una città che sentiva il derby già in tasca e guarda il destino ribaltarsi davanti ai suoi occhi. Una Ternana eroica risale dallo 0-2 e trionfa al Curi. Non succedeva dal 1991, stesso anno di nascita di Luca Tremolada, l’uomo che alla fine del primo tempo ha riaperto una gara che Samuel Di Carmine sembrava avere indirizzato. Una doppietta che avrebbe piegato chiunque, ma non una squadra d’acciaio, metafora perfetta dell’emblema cittadino. Anche il Perugia, suo malgrado, incarna i propri simboli e sotto un sole si scioglie nel secondo tempo come il cioccolato. In quei 45 minuti il principe del ribaltone è un ragazzo di Erice del 1988: Adriano Montalto. Se dovesse salvarsi con la Ternana si farà biondo, come ha detto una settimana fa ai nostri microfoni. Ha già fatto 20 gol in stagione. I due di oggi lo fanno entrare nella storia di Terni.

È lui il trionfatore del Palio a due contrade dell’Umbria calcistica. Cavaliere che ha cambiato cavallo ogni anno e che oggi, vestito di rossoverde, si è tolto la gioia più grande. Gli 800 ternani presenti al Curi gioiscono grazie a lui e intravedono una salvezza che poche settimane fa sembrava un’allucinazione: 10 punti in 4 partite, il frutto di una solidità di squadra realizzata attraverso il lavoro di Gigi De Canio, l’uomo delle missioni impossibili. In Inghilterra lo chiamerebbero “the fixer”, l’uomo capace di aggiustare situazioni compromesse. Una costante della sua carriera. Da Udine a Lecce e oggi a Terni, dove nessuno credeva più nel miracolo salvezza. E invece oggi De Canio guarda la classifica e vede la luce lontana solo tre punti. Cinque partite alla fine, la convinzione di potercela fare davvero. “Se siamo riusciti a vincere un derby fuori casa, sotto 2-0, possiamo fare tutto”, afferma Tremolada nel dopo partita.

Samuel Di Carmine gli sfila accanto. Si abbracciano. Avrebbe potuto essere l’eroe di una città. Si ferma a un gol dal record di segnature in B per un giocatore del Grifo. Avrà altre 5 occasioni per rifarsi. “Bregno”, ma poi passa. Perugia riparte dalla passione dei suoi 13mila e dal talento del suo ragazzo di Firenze. Venti gol, come Montalto. Samuel e Adriano, signori dell’Umbria. Oggi poteva gioire solo uno. Lo ha fatto quello che ne aveva più bisogno. I perugini lasciano il Curi a testa bassa. Delusi e attoniti. Potevano affossare i rivali di sempre, sono diventati il trampolino per una grande impresa. Ma se ripensano allo spettacolo di questa giornata, ai tamburi, ai colori, un po’ dispiacerebbe anche a loro non giocare il derby l’anno prossimo. Perché certe rivalità fanno sentire più vivi. Perché “bregno” è comunque un’emozione forte, anche se ora sembra tutto nero. “L’Umbria sembra avere qualcosa di dolce e allo stesso tempo grandioso e romantico”, scriveva Karl Philip Moritz, interprete dello Sturm und Drang. Uno degli ultimi romantici. Questo derby gli sarebbe piaciuto.



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