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Data: 18/12/2017 -

"Qui con il calcio si sfamano le famiglie. Impatto con la D? Traumatico: ". Viareggio, "bimbo terribile" Lucarelli è già maturo

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"Trattatemi bene il bimbo...". Papà Cristiano ci tiene sempre a precisarlo, suo figlio Mattia ha appena 18 anni, ma se ci parli e lo vedi giocare stenti a crederci. Ragazzo educato, maturo, con dei valori, raro per questa generazione, Lucarelli Junior è uno dei "bimbi terribili" del Viareggio che vuole stupire. La squadra della città nota per il torneo dei più giovani (e per aver dato i natali a Marcello Lippi) punta forte sugli under e Mattia è l'esempio di come la scelta sia azzeccatissima. Ha voluto iniziare dal basso, con umiltà, senza sfruttare il cognome di "babbo" e zio e adesso lo vogliono tutti: serie C, B e... A. Ma piedi per terra. Intanto due domeniche fa è arrivata la prima gioia tra i grandi: "Credo che non mi dimenticherò mai di quei pochi istanti" - racconta Mattia ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Quest'anno poi sono stato arretrato in difesa, faccio il terzino, era impensabile per me andare a segno. In quei momenti non ragioni, le emozioni prendono il sopravvento. Poi dopo pochi secondi ti rendi conto e non ci ho pensato due volte: la dedica è andata subito a mamma e papà. E' giusto che la prima rete importante sia da considerare anche loro per tutto quello che hanno fatto per me".

Ieri è andata male ai bianconeri, sconfitti in casa dalla Lavagnese per 3 a 1, ma il Viareggio ha mantenuto la terza posizione: il Ponsacco, primo, dista appena 4 punti. Scelta felice? "Questa estate ho ricevuto molte offerte, alcune lontano da casa. Però quando ho saputo del Viareggio non ci ho pensato due volte. Mio padre c'era stato da allenatore, conosceva l'ambiente e mi ha consigliato di accettare, ma io avevo già preso la decisione. E' vicino a dove abito, questo mi permetterà di completare gli studi, una cosa alla quale tengo molto. Poi è un gruppo con tanti giovani e qualche giocatore più esperto e questo ci ha permesso di trovare subito una grande intesa". Come è stato l'impatto con "i grandi"? "Abbastanza traumatico devo ammettere. Sai, quando si gioca a livello di giovanili arrivi al match quasi con spensieratezza, nonostante la serietà degli impegni. In prima squadra invece ogni punto pesa e senti questa tensione. Qui ci sono ragazzi che con questo mestiere ci sfamano le famiglie, devi dare il cento per cento per te stesso e per i compagni. Non si può più scherzare la domenica".

In casa due maestri d'eccezione, papà Cristiano e lo zio Alessandro: "Sono stati entrambi molto importanti. Mio zio in particolare mi riempie di consigli per la fase difensiva, essendo uno del mestiere. Poi, come me, ha dovuto accettare un cambio di ruolo, per lui ancora più drastico perché passò dal fare l'attaccante a difensore centrale. A livello emotivo è stato un bel colpo, non l'ho accettato subito: mio zio è stato fondamentale. Con mio padre, invece, abbiamo lavorato molto sul campo e con i video, in particolare sulle diagonali difensive. Erano i compiti a casa, perché già il nostro allenatore mi faceva lavorare moltissimo durante la settimana". A proposito di compiti a casa... come fai a conciliare le due cose, libri e allenamenti? "Studio ragioneria, però per riuscire a conciliare allenamenti e studio sono dovuto passare a un privato. Uscire all'una e prendere il treno all'una e mezzo sarebbe stato impossibile. Adesso posso uscire un po' prima e questo mi permette di avere il giusto equilibrio tra studio, allenamenti e un po' di svago. Giornata tipo? Sveglia alle sette, scuola fino a mezzogiorno e mezzo, pranzo dai nonni. Poi stazione, prendo il treno e mi alleno fino alla cinque, cinque e mezzo. Poi riprendo il treno per tornare a casa. Studio, mi svago un po'. Quindi cena e letto".

Squadra preferita? "Metà del mio cuore è per le squadre dove ha giocato mio padre, ho sempre tifato per i club nei quali giocava. L'altra metà è per il Livorno, non potrebbe essere altrimenti: per loro il sentimento è fortissimo". Modello e idolo? "Ultimante mi piace tantissimo Bedimo, molto fisico, assicura una spinta formidabile sulla fascia. Calcisticamente parlando sono innamorato del terzino del Marsiglia. L'idolo, invece, è Javier Zanetti". Ti descrivi tecnicamente? "Ho iniziato a centrocampo, poi mi sono dovuto adattare a ruoli difensivi. I miei punti di forza credo siano il fisico, la forza, l'intelligenza tattica e il gioco areo. Migliorare? Un po' tutto, bisogna sempre migliorare. In particolare penso la tecnica individuale". Cosa apprezzi di più della "vita di spogliatoio"? "L'odore, quello appena entri però! Perché a volte dopo non è consigliabile (ride). Poi il rispetto, è giusto che ci debba essere dentro un gruppo, però non apprezzo il nonnismo. I tempi sono cambiati, ma certi fenomeni no: a volte li trovo fuori luogo".

Curiosità... A casa hai una collezione di maglie invidiabile, qual è la tua preferita? "Ne abbiamo più di 300 e quella alla quale tengo di più non può che essere quella autografata da Messi, il più forte di tutti. Purtroppo mi manca la 'camiseta' di Cristiano Ronaldo, altro alieno. Mi consolo con quella di Raul...". Numero preferito? "Non è il 99! (ride ancora) Ora è diventato il 3, perché è quello classico del terzino sinistro e quello che indosso qui a Viareggio: è diventato speciale. Non c'è una spiegazione particolare. Anzi, ci tengo a dire che non sono scaramantico: cerco di starne il più lontano possibile". Qual è la rinuncia più grande alla quale ti ha costretto la dieta da atleta? "Un piatto di carbonara, in assoluto il mio preferito. A volte mi viene la tentazione, ma andare ad allenarsi o a giocare con un piatto di carbonara sullo stomaco non è il massimo... (ride di nuovo)". Il calciatore che ti ha colpito di più da vicino? "Uno dei più simpatici è stato Alessandro Diamanti, un altro dei miei idoli a livello calcistico. Ho tante foto e selfie con calciatori importanti, ma 'Alino' è speciale".

Il sogno più grande? "Un giorno vorrei sentire la famosa musichetta della Champions, vorrà dire che sarò arrivato veramente in alto. Però non mi aspetto nulla, cerco di costruirmi delle certezze giorno dopo giorno. Vediamo cosa mi riserverà il futuro. Solo di una cosa posso essere certo, cercherò di fare sempre il massimo, il 101%. Tra un paio d'anni ne riparliamo?". Va bene Mattia, ti aspettiamo.

(foto Mauro Pucci https://www.facebook.com/mauro.pucci.9)



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