Cuore napoletano, testa a Roma: Ciro Immobile è diviso a metà. Napoli-Lazio non può non essere una gara speciale per l'attaccante biancoceleste, che da piccolo andava a vedere le partite degli azzurri in curva: "Il Napoli era in serie C quando mio padre mi portò a vedere la prima gara" - si legge nelle pagine de Il Mattino - "In attacco c’erano Sosa, Pozzi, Calaiò. Se penso che l’altra sera il Napoli giocava in Champions...Però, attenzione, nel mio cuore c’è soprattutto il Savoia".
Periodo di forma eccellente per la Lazio e per Ciro: "È un bel momento ,vinciamo giocando con spensieratezza e senza l’ossessione del risultato a ogni costo. Non ci poniamo limiti e questa è la nostra forza. Sette gol in 5 gare in ottobre? Spero che novembre sia persino migliore: con Inzaghi mi trovo alla perfezione, il suo è un modulo che esalta le mie caratteristiche e con i compagni sembra che giochiamo da una vita assieme. Come mi sarei trovato con gli azzurri? Il Napoli fa un gioco che consente alla punta centrale di andare al tiro anche 6 o 7 volte a partita, ha degli esterni che sono il sogno di ogni attaccante. Mi sarei divertito".
Su Gabbiadini: "La gente si aspetta tanto da lui, l’anno scorso era la riserva di un mostro eppure si è fatto trovare pronto. La vita degli attaccanti è curiosa, è fatta di momenti in cui nulla va come deve andare: e lo dite a uno che è reduce da due anni non proprio straordinari". Immobile vicino alla maglia azzurra? "Se ne è parlato tanto nelle ultime due estati, forse in quest’ultima c’è stato qualcosa in più. Ma alla fine essere approdato alla Lazio mi ha reso molto felice". Dalla C a oggi parecchie cose sono cambiate: "Vedevo l’altra sera la gara di Champions con il Besiktas e mi ha impressionato la personalità che ha questa squadra in Europa. Non è da tutti giocare così bene e questo deve essere un motivo d’orgoglio per tutto il calcio italiano. Insigne? Lorenzo è un campione che sente il peso e la responsabilità di indossare la maglia del suo Napoli. Da napoletano non è facile: lui deve uscirne da solo da questa situazione e ci riuscirà perché ha una grandeforza interiore".
Su Klopp e Emery: "Il tedesco è un emozionale, vive l’ambiente, ci mette il cuore: a Napoli sarebbe stato un idolo. Lo spagnolo invece è molto tattico, le partite te le spiega al video, te le fa giocare prima. Con Klopp ho il rimpianto più grande per non aver mai avuto un rapporto diretto: a causa della lingua gli parlavo sempre con un interprete. Inzaghi? Rapporto straordinario, sa come caricarti e prepara bene ogni partita. Poi il fatto che sia stato un attaccante mi aiuta ancor di più". A scoprirlo fu Ciro Ferrara: "Con Fiilardi fecero carte false per portarmi alla Juventus. All’epoca ero al Sorrento, facevo 40 minuti di treno al giorno dopo la scuola per andarmi ad allenare. Un panino e partivo. Non è che ci volle tanto a convincermi ad andare a Torino"
Su Higuain: "Normale questo genere di reazione: era l’idolo di tutti, ha segnato 36 gol in una stagione. Difficile accettare un simile addio, andando per altro nella squadra rivale. Ma è normale anche che uno come Higuain possa decidere di andare in un grande club come la Juve. Io dalla Lazio alla Roma? No, in questo momento proprio no". Papà Antonio era un bomber alla Higuain: "Sì, alla Sarnese fece 35 gol in 36 part ie, piùo meno come il Pipita. Da lui ho imparato tanti segreti di questo mestiere. E soprattutto l’umiltà".
In chiusura d'intervista un accenno alla Juventus: "È la favorita per lo scudetto, quella che ha il gruppo storico più solido. E questo le consente di tirarsi fuori dalle situazioni più difficili. La sua organizzazione la rende spietata. Maglia 17? Ce l’avevo al Pescara e poi è il giorno in cui è nata mia moglie Jessica".