L’accostamento fra filosofia e pallone è tanto affascinante quanto inevitabile. Il calcio è molto più di un semplice sport, e come tale va trattato. Noi ci divertiamo così: a far sporcare le mani – e i piedi – alla filosofia, facendola parlare di calcio. Con semplicità, rispetto e un pizzico d’ironia. Perché, come dice Mourinho, “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”
Chi non è impazzito ad affrontare una squadra di Guardiola? Sarà una banalità, ma è vero. Il modo in cui l’ex centrocampista del Brescia fa giocare i suoi – universalmente riconosciuto come tiki-taka – ha letteralmente cambiato il calcio. Il gioco non è lo stesso dopo di lui, e spopolano i tentativi di imitazione. Le caratteristiche del tiki-taka le consociamo tutti: grande possesso palla, utilizzo degli spazi, pressing di squadra, prevalenza del gruppo sul singolo. Ma quello che pochi sanno è che Guardiola non si è inventato tutto dal nulla, perché Hegel aveva già pensato a ogni cosa ben 200 anni fa. Scherzi a parte, non sono pochi i punti in comune fra il pensatore tedesco e l’allenatore tedesco, a partire dall’interpretazione dell’olismo metafisico. È vero, è un parolone, ma significa semplicemente che il tutto è più importante delle parti. Il tutto è la squadra, le parti sono i singoli giocatori: il gruppo “viene prima” dei calciatori che la formano. Tradotto, se ognuna delle undici personalità che scende in campo pensa solo a se stessa e non si realizza nell’architettura della squadra, non sarà mai vincente. Giocare contro una squadra di Guardiola è ben più che giocare contro 11 giocatori: il sistema è talmente perfetto che possono giocare anche Bartra o Kimmich e sembra quasi di vedere Piquè e Boateng. Hegel ne sarebbe felice, e forse non andiamo lontano se diciamo che tiferebbe Bayern Monaco. Un’altra frase di Hegel che ha fatto passare notti insonni ai liceali è “Il reale è razionale”. Senza ombra di dubbio, è uno dei cardini della filosofia del tedesco. Senza complicarci la vita, vuol dire che tutto ciò che esiste è ragionevole, e che ogni cosa è in ordine e nulla fuori posto. Guardiola ha preso questo passaggio e l’ha fatto suo. Il tiki-taka ha portato nel calcio una quantità di razionalità impressionante. Tutti gli elementi pensati da Guardiola sono al loro posto sul rettangolo verde, e la sincronia con cui si muovono gli interpreti è notevole. Nulla è lasciato al caso: l’idea dell’allenatore è perfettamente trasportata sul campo. E il bello è che se ne accorgono tutti, ma nessuno può farci nulla: Xavi, Iniesta, Busquets, Messi e compagnia sono gli esempi di una “realtà razionale”, così come l’ha disegnata Guardiola-Hegel. Un sistema di gioco in cui il caso non ha spazio. E i calciatori di cui sopra sono gli ambasciatori delle idee del proprio allenatore sul rettangolo verde. Quante volte abbiamo visto lanciare palla lunga al Barca anche quando doveva recuperare uno svantaggio? Di sicuro Hegel non era un tipo sportivo: così come Kant, al tedesco piaceva stare su una poltrona a pensare fino a quando calava il sole. Ma davanti al tiki-taka, probabilmente si emozionerebbe pure lui. Ma come tutte le cose belle – anche se Hegel non è molto apprezzato -, sia per la filosofia che per il tiki-taka c’è una fine. E l’ultima analogia è che il tramonto di questi due pensieri è praticamente lo stesso. Hegel rimarrà per sempre un immortale della storia della riflessione – con buona pace degli studenti -, ma il suo sistema è stato messo in crisi da Marx, che parlava meno di Idea, Ragione e Razionalità per mettere l’accento su concetti più “concreti” come materia, economia e corporalità. Sembra pazzesco, ma il tiki-taka sta andando incontro allo stesso genere di fine. Ora il calcio in generale è più veloce, fisico e atletico. E il modo di giocare coniato da Guardiola non è più imbattibile. Lo ha dimostrato il Mainz, che è andato a vincere a Monaco un paio di settimane fa. E la controprova arriva proprio dal Barcellona: Luis Enrique – come Marx? – ha preso ciò che c’era di buono nelle intuizioni di Guardiola, ma aggiungendoci una spruzzata di calcio moderno. E ora c'è chi dice che questo è il miglior Barcellona di sempre, anche perché ha sgretolato il precedente record di imbattibilità, che era proprio di Guardiola. Adesso il tecnico del Bayern è atteso dalla sfida inglese, dove il suo calcio hegeliano si scontrerà con idee totalmente opposte. Ma prima, deve finire la stagione in terra bavarese. E chissà se Allegri ha qualche opera di Marx sul comodino… A cura di Luca Mastrorilli