Lezze ha il fisico da modello ed occhi da bambino, viveva a due passi dal Franchi fino a poco fa. Davvero, il tempo di attraversare una strada. Si era trasferito lì quando il calcio lo aveva portato a Firenze, lui, romano scuola Lazio, con le mani grandi ed il talento da portiere. Ama la cucina e le terme, vive la sua vita come un ragazzo di 20 anni abituato, però, a bruciare sempre le tappe.
È così da sempre in pratica, da quando Sinisa Mihajlovic (uno che negli ultimi giorni ha lanciato in A Donnarumma) lo convocò in prima squadra ad appena 15 anni (guarda caso), o da quando nella Primavera della Fiorentina ad esempio giocava sotto età. Di due anni, mica spiccioli. Portiere talmente interessante che Cesare Prandelli, allora CT azzurro, lo chiamò per uno stage a Coverciano prima dell'Europeo. Aveva appena 17 anni, eppure tutti parlavano di lui.
Luca Lezzerini ha esordito in Serie A in un ventoso primo pomeriggio di Firenze e in quella che sente casa sua. "Sono sei anni che sto qui, mi sento fiorentino e sono orgoglioso", ha detto dopo quel Fiorentina-Frosinone. Una promessa di Sousa, che l'allenatore non si è dimenticato di onorare. Glielo aveva sussurrato in estate, quando dalla Serie B arrivava alla Fiorentina più di qualche richiesta di prestito per lui. "Appena posso ti faccio esordire", la promessa del portoghese dopo una tournée negli Stati Uniti e qualche mal di pancia per la voglia di giocare. Un allenatore che ha sempre creduto in lui, parlando chiaro a tutti fin da subito. “Non deve andarsene”, spiegò ai dirigenti viola, una tesi rafforzata da quel “puntiamo su di lui per il futuro” con cui ha commentò l’esordio. Un motivo in più per decidere di restare a Firenze. Ancora, dopo tre anni da terzo portiere senza mai l'occasione giusta. Insolito per un talento così giovane, abituati come siamo a vederli andare in giro. In estate invece è arrivato anche il rinnovo: con la Fiorentina fino al 2018, la firma in un caldissimo pomeriggio di fine agosto con il suo agente Michelangelo Minieri.
Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Luca conosce solo questo verbo, sempre a disposizione e sempre impegnato al massimo in attesa della sua chance. Arrivò in quel pomeriggio al Franchi, Sousa lo mandò a chiamare ad inizio secondo tempo, con la Fiorentina già sul 4-0 contro il Frosinone. Gli occhi sorridono mentre a due passi dalla panchina mette i guantoni per la prima volta in Serie A, un esordio tanto inaspettato quanto voluto. Il Franchi lo applaude, perché è come se esordisse il figlio di ognuno dei 27.000 tifosi viola presenti. In tribuna mamma Rosanna e papà Mauro, che non ha giocato a calcio e che quindi, in questo, non ha potuto aiutarlo. Gli ha dato educazione e buone maniere, quelle sì, perché Luca prima di tutto è un ottimo ragazzo. L'esordio, diversi anni fa, lo aveva sfiorato lo zio, Giovanni. Tre anni in Primavera alla Fiorentina, romano anche lui. Poi tanta sfortuna e carriera sfumata.
Lo abbracciavano tutti Luca, all'ingresso in campo, da Sousa - ovviamente - a Suarez, l'ultimo che lo caricò prima di arrivare fra i pali della porta sotto la Ferrovia. Lui, ragazzo che sa farsi volere bene da tutti. Sempre in compagnia di Borja Valero e degli altri. In ogni foto, in ogni scatto. Dal centro sportivo ai ristoranti di Firenze. Lo scorso anno, per il suo compleanno, lo festeggiarono tutti. Gomez compreso, "tanti auguri Luca Neuer": selfie e paragone prestigiosissimo. Segnali di un gruppo che gli è stato sempre vicino. Allora uscì dal Franchi con lo zaino sulle spalle, la fidanzata e i genitori al fianco. Oggi, dopo il caso-Sepe, Sousa ha deciso di dargli fiducia di nuovo: sarà lui il secondo di Tatarusanu. Sforzi, impegno ed educazione premiati, Luca.