Il vantaggio e la rimonta, l'episodio del rigore che lo coinvolge direttamente. Sembra di essere tornati a quella sera d'aprile, quando il Real Madrid condannava Buffon e la Juventus col bolide dagli undici metri di Cristiano Ronaldo. Stavolta però è tutto diverso: nessuna eliminazione, nessuna espulsione, nessuna squalifica. Un pareggio che vale più di quella vittoria al Bernabeu. Il fallo lo commette lui, ma il segno sulla partita lo lascia ancora una volta nel modo in cui si è consacrato nell'olimpo del calcio: con i suoi guanti.
Li oppone due volte in modo decisivo a Mertens. Un messaggio per tutti, a partire da Thomas Tuchel, che inevitabilmente dovrà prendere atto di quanto sappia ancora essere determinante. Nonostante i 40 anni, nonostante l'inseguimento alla Champions League potrebbe fargli perdere la lucidità. Il sorriso no di certo, lo ha sfoggiato anche prima che Insigne lo battesse, sempre su calcio di rigore: "Lui però è rimasto serio". Il Napoli gli aveva fatto sorgere il timore di perdere lo scudetto, stasera è lui a scacciare le paure di eliminazione: una sconfitta avrebbe complicato parecchio la qualificazione agli ottavi.
"Non a caso qui ho vinto solo due volte in carriera" ha riconosciuto il portiere al termine della gara. Traguardo non da poco, per Insigne: a Torino nel 2015 il duello dagli undici metri lo vinse Buffon, con David Lopez che in tap-in realizzò il primo gol del Napoli allo Stadium. Stavolta è il napoletano ad avere la meglio, nello stesso angolo che il portiere aveva intuito. Quante vittime illustri dal dischetto, per Gigi: Ronaldo, Baggio, Totti, Figo e anche Hamsik. Ma non stavolta. I fischi del San Paolo sono quelli che si riservano ai miglior nemici di una vita. In rete francesi e italiani lo acclamano, lo vorrebbero sempre protagonista col PSG e addirittura con la maglia della Nazionale. Serate così gli permettono di parlare ancora di obiettivi e non di ossessioni. Sbagliato sarebbe definirla seconda giovinezza: il declino di Buffon può ancora attendere.