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Data: 30/03/2017 -

Il rapporto con Campedelli, la fase difensiva e il futuro. A tutto Maran: "Mi arrabbio quando sento che il Chievo non ha motivazioni"

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Un’altra salvezza aggiunta agli obiettivi raggiunti. Il Chievo Verona ha conquistato fino ad ora 38 punti, che le consentiranno anche il prossimo anno di essere in Serie A. Uno dei segreti di questo successo si chiama Rolando Maran, che quest’oggi svela i segreti della squadra gialloblu in una lunga intervista concessa a Tuttosport: “Siamo riusciti ad ottenere questo con il lavoro. Sarà scontato e banale ma è l'unica ricetta che conosco per ottenere risultati. Ho cercato di inculcare nella testa dei ragazzi una mentalità, andare a cercarsi il proprio destino, o meglio, il "nostro" destino. A me, per esempio, piace fare qualcosa piuttosto che stare a vedere cosa succede. E contro chiunque. Ormai abbiamo acquisito la nostra identità e ce la teniamo ben stretta”.


Non è stato facile arrivare a questa maturazione: “L'importante è raggiungere la meta. La cosa fondamentale? Non sprecare mai neanche un pomeriggio d'allenamento. E cercare di migliorarsi sempre perché non si è mai perfetti. Investire su noi stessi, insomma”. La regina delle provinciali quest’anno è stata l’Atalanta: “La squadra nerazzurra sta lottando per un posto in Europa e merita grandi applausi per ciò che ha fatto e sta facendo. Mi spiace solo che non ci sia la stessa risonanza per i miei ragazzi per quanto hanno creato in questi due anni e mezzo. Di noi si parla solo come di un collettivo "esperto" mai di come interpretiamo le partite e di che tipo di prestazioni quasi sempre offriamo”.

Rispettando la tradizione italiana, il Chievo negli anni ha sempre avuto nel proprio punto di forza la difesa: “L'evoluzione del calcio in questi anni ha portato a un concetto di difesa diverso rispetto al passato. Nel Chievo, come in qualsiasi altra squadra, c'è la predisposizione totale di tutti i giocatori a svolgere entrambe le fasi, difensiva e di possesso palla. Nell'ambito di questa, chiamiamola globalità di intenti, ogni allenatore aggiunge qualcosa di suo. Ma il senso del gioco d'insieme è simile. Per farsi un'idea basta vedere come si esprime la Juventus. Giocatori di qualità si sacrificano e offrono una grande partecipazione allo sviluppo del gioco del collettivo. Figurarsi se non deve provare a fare lo stesso il Chievo soprattutto quando affronta squadre di qualità tecnica maggiore”.

Non fu facile imporsi a questi livelli: “Io arrivai nell'ottobre 2014 con il compito, impartitomi dalla società, di mutare rotta rispetto a una situazione di difficoltà. Ho cambiato sistema di gioco, ho cercato di fare crescere l'autostima nei giocatori e ho perseguito una crescita continua nel lavoro. E da qui non si scappa. Sono iniziati ad arrivare i risultati, con essi il morale, e il nostro progetto gradatamente ha preso forma. Anche perché nel gruppo c'erano e ci sono ottimi professionisti, con grande voglia di applicarsi e in quelli più esperti ho notato, e noto, la costante intenzione di crescere ulteriormente. Per esempio: ho chiesto ai difensori di esprimersi con una linea più alta e loro mi hanno seguito. Il mio lavoro è più semplice con ragazzi così”.

In questo campionato il Chievo poteva recitare forse un ruolo più importante: “Mah, qualche partita persa poteva finire diversamente con un pizzico di fortuna. Sostanzialmente però stiamo andando forte per quelle che sono le nostre dimensioni. Siamo salvi in netto anticipo e con già 38 punti in tasca. Ma noi guardiamo sempre avanti. Certo, le cose conquistate vanno godute e pure appieno e non bisogna mai dimenticare ciò che si è già fatto, però il nostro obiettivo dev'essere sempre quello di migliorarsi, anche di un solo posto in classifica. Io la penso così”. In Serie A non pare esserci più lotta per alcuni obiettivi, eppure Maran non è di questo avviso: “Mi arrabbio parecchio quando sento dire che ci sono squadre che, come noi, non hanno più niente da chiedere al campionato e quindi sono senza motivazioni. Ogni giocatore quando va in campo deve sempre dare il massimo. Deve quasi violentarsi per fare ciò, se non gli viene spontaneo. No, io non ci sto quando si fanno questi discorsi. Poi se in futuro si cambiasse la formula della Serie A, magari con l'introduzione dei playoff, potrebbe aumentare la spettacolarità. Nelle serie inferiori è successo”.

Dietro ai risultati del Chievo c’è il lavoro di tutti: “Merito della società e di tutto l'ambiente. Qui si è creata l'alchimia giusta per centrare determinati obiettivi. La nostra vittoria è la salvezza e non bisogna mai dare per scontato niente”. Alla base di tutto c’è un rapporto ottimo con il presidente Campedelli: “Tra me e il patron c'è sempre stato un dialogo aperto e leale. Mai un dissapore tra noi. Poi mi sembra giusto che ognuno esponga le proprie opinioni, da un confronto possono nascere idee nuove e magari azzeccate”. Maran ha attirato l’attenzione di tanti club importanti: “Essere apprezzato è sempre un motivo di orgoglio. Poi è normale per un professionista avere delle ambizioni e poter competere per posizioni di prestigio. Il mio obiettivo personale? Continuare a fare bene ovunque io possa essere. Mi sento gratificato dove mi lasciano fare il mio mestiere senza ingerenze”.




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