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Data: 01/10/2016 -

Il pub, due bottiglie di Bordeaux, il calcio inglese: “Arsene who?”. Wenger e l'Arsenal, una storia lunga 20 anni

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Mi piace la storia, ma non in particolare la mia. Sono più interessato a quello che verrà. E quando invecchi, ciò che è davanti a te diventa più breve, quindi più importante”

Chissà cosa si prova ad entrare da 20 anni nello stesso ufficio. Da 20 anni, salire gli stessi gradini per raggiungere il campo d'allenamento, conoscere a memoria ogni foto appesa al muro, ogni corridoio, ogni parete della sede del club, come spettatore silenzioso di dialoghi, strette di mano, discussioni, sguardi. Di una storia che ancora dura. Chissà cosa si prova a sedersi da 20 anni sulla stessa panchina. Pochi, pochissimi allenatori possono descrivere questa sensazione. Non è da tutti (o forse non è per tutti). Arsene. L'Arsenal. Come una cosa sola. E quel fatto di avere un nome così simile alla sua squadra...

Esattamente 20 anni fa, oggi, Wenger veniva ufficializzato come manager dei Gunners. E quanto è cambiato il mondo in 20 anni. Dal '96, quando in Inghilterra c'erano le Spice Girls e Viktoria non era ancora la signora Beckham, ad oggi. Nel '96 Rashford non era nemmeno nato. Gli smartphone? Non scherziamo… Il commento di una partita in 140 caratteri? Fantascienza. E la storia di Wenger all'Arsenal è inevitabilmente la storia degli ultimi 20 anni di calcio inglese. Un altro mondo, era “un calcio inglese con presidenti inglesi in ogni club”. Nessun magnate russo, arabo, thailandese, cinese o indonesiano. Era un calcio inglese in cui lo stipendio medio di un giocatore dell'Arsenal era intorno alle 200mila sterline all'anno, contro le 160mila a settimana che ne guadagna adesso Ozil. E Wenger? Un francese sulla panchina di una squadra della capitale. Ai limiti della tollerabilità. Ero uno sconosciutolo ha ricordato anche lo stesso allenatore -. Ero come un inglese che va a Bordeaux e vuole spiegare alla gente di lì come si fa il vino! Un francese che arrivava in questo paese a spiegare agli inglesi come giocare a calcio? Avrebbero detto: 'Ma chi sei tu? Cosa vuoi?'”. E infatti lo fecero. 'Arsene who?'. Il francese che vuole insegnare il football agli inglesi. E quanto durerà? Povero chi, stagione dopo stagione, ha dovuto allungare la propria previsione. Fino ad oggi. Venti anni dopo quei 'Chi?', che ora sono solo un eco lontano. Distante 15 trofei, 18 qualificazioni consecutive in Champions League, un cambio di stadio. Da Highbury all'Emirates.

Un pezzo di storia se ne andava, altra stava per essere scritta. Filo conduttore? Ancora lui, Wenger. Quanto coraggio per lasciare Highbury. Ma il calcio cambiava e l'Arsenal non poteva restare indietro. E Wenger ha accompagnato questi cambiamenti, sempre col suo temperamento da 'rivoluzionario silenzioso' e con qualche accortezza da Feng Shui per creare il suo ufficio proprio come lo voleva. Casa sua insomma.

D'altro canto Wenger è quello che ha dichiarato che il calcio “può essere spirituale”. Lui, cresciuto come 'street footballer'. Insieme al fratello è in strada che ha iniziato a giocare. Ruolo? Portiere. “Questa è la filosofia che ancora adesso applica, quella della strada”, parola dell'altro Wenger (il fratello di Arsene, Guy). “Giocavamo anche davanti al pub dei nostri genitori”. Quel pub, La Croix d'Or, esiste ancora. E forse è proprio lì che Wenger ha iniziato a pensare al calcio anche come una professione, ascoltando i dialoghi dei giocatori del Duttlenheim, club locale che aveva come 'quartier generale' proprio La Croix d'Or. Ricordi di un passato indispensabile per rendere Arsene il Wenger che è oggi. Quello che non ha mai stretto un gran rapporto con Mourinho (“Il più delle volte, quello che la gente chiama 'carisma' non è niente di più di un grande ego”, ne è sicuro il francese). Quello che ha vissuto anni di sana competizione con Ferguson; e l'ultima volta che si sono affrontati non hanno certo pensato alla 'Battle of Buffet', quella rissa sfiorata ad Old Trafford dopo un Manchester United-Arsenal e culminata con il lancio di un trancio di pizza proprio verso Ferguson. No, quella volta a fine gara non ci fu la pizza, bensì due bottiglie di Bordeaux finite insieme come solo i gentleman sanno fare dopo il triplice fischio.

Arsene e l'Arsenal. Un legame 'rivoluzionario', duraturo come pochi, ma forse adesso un po' più fragile di prima, come il cristallo. D'altronde in occasione dei 20 anni di matrimonio si festeggiano proprio le nozze di cristallo… Un traguardo prezioso, ma talvolta anche delicato. Pensa al futuro, lui. Dirà alla prossima partita, sempre. Il suo contratto scade nel 2017, la nazionale inglese cerca una nuova guida. “Perchè no?”, ha risposto Wenger non chiudendo la porta a questa possibilità ma senza specificare il quando. Perché anche lui sa che con l'Arsenal non sarà per sempre. E quello che resterà comunque sarà un'epoca impossibile da dimenticare che oggi ha tagliato il traguardo dei 20 anni. Venti anni di Wenger, del suo volto che non è cambiato poi così tanto, dei suoi 'no' alle barrette al cioccolato e 'sì' alla pasta, del suo gioco 'noioso' che tutti conoscono ma che l'ha portato a conquistare 15 titoli, delle sue esultanze composte, delle sue 'litigate' a bordocampo con le zip delle giacche. E' lo humour tutto british e ormai Wenger lo conoscerà bene. Lui, il rivoluzionario... Forse troppo 'inglese' per i francesi, troppo francese per gli inglesi. The English Frenchman.



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