Il mese di ottobre ha visto il Barcellona di Ernesto Valverde rallentare la sua corsa in campionato, arrivando - nell’ultimo turno - a perdere la testa della classifica ora occupata dal Siviglia. Nell’ultimo mese però, a sorridere è l’altra parte di Barcellona, quella che tifa Espanyol; la squadra allenata da Rubi, si trova ora al quinto posto in classifica a pari punti con il Real Madrid. Quello che stupisce ancora di più è che il risultato raggiunto finora non è merito di una campagna acquisti straordinaria.
Per costruire la squadra che ora lotta nelle primissime posizioni di classifica, infatti, alla società sono bastati appena 18 milioni di euro. Spese esagerate non sono garanzia di successo sul campo, e se non bastasse l’esempio del Fulham in Inghilterra, anche quello dell’Espanyol è certamente indicativo. La società catalana nei mesi scorsi ha speso la maggior parte del budget destinato al mercato estivo per acquistare l’attaccante Borja Iglesias: 10 milioni di euro, 8 partite, 2 gol e 2 assist in questo inizio di stagione. Altri 8 milioni sono stati utilizzati per acquistare a titolo definitivo e centrocampista Sergi Darder (anche per lui 8 presenze e un gol in 585 minuti giocati finora).
Infine l’esterno venezuelano Roberto Rosales è arrivato in prestito dal Malaga e molti sono i calciatori che hanno fatto il salto dalle giovanili alla prima squadra. Tanto aveva fatto parlare l’esempio del Tottenham che ha chiuso la campagna acquisti e cessioni estivi senza movimenti - e quindi senza spese; la storia dell’Espanyol è abbastanza simile. La classifica della Liga dice infatti che il Siviglia (al momento primo) ha investito 76,5 milioni di euro mentre il Barcellona secondo è arrivato a spenderne quasi 126. 123,5 sono i milioni spesi nella campagna acquisti dall’Atletico Madrid e 146 quelli del Real. Poi i 18 dell’Espanyol, che rispetto alla stagione precedente ha anche abbassato il suo limite salariale passando dai quasi 61 milioni a un totale di 56,7 in questa annata.
Una rivoluzione necessaria se si pensa che la scorsa stagione i risultati non erano stati positivi come club si attendeva; i catalani avevano chiuso all’11º posto con 49 punti conquistati; lì forse è nata l’idea di un’inversione di tendenza che sta portando risultati. Il direttore sportivo del club Oscar Perarnau non è nuovo a questo tipo di politica, visto che dal momento del suo insediamento nel dicembre 2012 ha lavorato per costruire un programma vincente quasi a costo zero.
Con la fiducia nella rosa già precedente e pochi piccoli miglioramenti l’Espanyol sta quindi riuscendo a dire la sua tra le grandi anche grazie all’ottimo lavoro del nuovo allenatore Rubi che è stato capace di rivitalizzare un gruppo di calciatori apparso un po’ spento nei mesi scorsi. Un progetto che funziona senza spese esagerate ma con risultati immediati e proiettati anche al futuro.