"Il mio sogno l'ho realizzato all'esordio, ma ho lasciato il paradiso troppo in fretta". Dall'Europa alla serie D, Alberto Cossentino ci riprova di nuovo. L'ex enfant prodige del settore giovanile del Palermo è attualmente uno dei punti di forza del Latina che tenta l'immediata risalita nel professionismo: 15 partite e 2 gol. Esordio in Coppa Uefa a 18 anni, in mezzo a una difesa composta dai freschi campioni del mondo Cristian Zaccardo e Andrea Barzagli, Cossentino coronò il sogno di tanti coetanei palermitani, giocare con la maglia della sua città, in mezzo a tanti campioni. "Tra un po' me lo chiederanno tutti..." sentenziò subito Maurizio Zamparini, che qualche talento durante i suoi anni di presidenza l'ha scoperto. Fisico strutturato, senso della posizione, forte nel gioco aereo, Alberto veniva dalla vittoria del campionato Primavera, insieme a un certo Abel Hernandez... A volte sembra tutto già scritto, purtroppo non è stato il suo caso. A distanza di 11 anni Cossentino si trova nel Campionato Nazionale Dilettanti, lui e il Latina hanno deciso di tentare la nuova scalata insieme.
"Sì, abbiamo delle storie simili e adesso speriamo di scrivere nuovamente delle belle pagine" - conferma l'ex rosanero ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Siamo partiti male, anche perché dopo quello che è successo d'estate eravamo un po' in ritardo rispetto alle altre società. Però ultimamente i risultati sono migliorati, stiamo trovando continuità e c'è ancora tutto un girone di ritorno da giocare. Sono sicuro che ci sarà ancora la possibilità di risalire e abbiamo 17 partita per dimostrare di meritare il professionismo. Noi ci proveremo fino a quando la matematica non dirà che non possiamo più raggiungere la promozione. Latina è una piazza che merita altre categorie, quelle alle quali ultimamente era abituata. Hanno fatto quattro stagioni consecutive in serie B, tre anni fa hanno sfiorato la promozione in serie A. Ho scelto di scendere nuovamente tra i dilettanti proprio per costruire assieme una nuova scalata".
Album dei ricordi in mano, parlaci della tua storia con il Palermo: "Aver fatto parte di tutte le categorie del settore giovanile dei rosanero per me sarà sempre motivo di grande orgoglio. Con il Palermo mi sono levato tante soddisfazioni, quelle che ti spingono a intraprendere la carriera da calciatore. In famiglia siamo tutti tifosi, per i miei genitori è stata una gioia immensa. Pochi anni prima andavo con loro al Barbera, nel 2006 mio padre e mia madre venivano a vedere me. Lasciare la Sicilia, gli affetti, non è stato facile. Ma chi ama questo sport non deve vedere nulla come un ostacolo: nel 2007 feci le valigie e andai a Trieste. Lo rifarei ancora. E soprattutto non voglio vivere di ricordi, voglio tornare di nuovo in alto".
Era il Palermo di Francesco Guidolin, quello dei 20 mila abbonati e che per metà campionato sognava lo scudetto: "Amaurì, Cavani, Miccoli, Barzagli, Zaccardo... era uno squadrone, vivevo un sogno ad occhi aperti. Di alcuni di loro avevo il poster autografato in camera: eravamo diventati compagni. Giovanni Tedesco e Miccoli mi presero subito in simpatia, Fabrizio addirittura mi propose al suo procuratore: mi ha aiutato molto. Se ripenso a quei momenti ancora mi vengono i brividi". Se ci fosse la possibilità di cancellare un errore della tua carriera quale sceglieresti? (sospiro) "A vent'anni forse era troppo presto per riuscire a gestirmi, ero troppo giovane: un problema comune a molti ragazzi. Con la testa di adesso sarebbe stata tutta un'altra cosa. Posso solo fare autocritica per non aver vissuto meglio le difficoltà iniziali. Non sono riuscito ad avere l'equilibro giusto per impormi a Novara e Trieste, in serie B. Dopo ho fatto tanta Lega Pro, ma non è bastato per risalire".
Chi era il tuo idolo? "Per me l'idolo te lo devi scegliere tra le persona che frequenti tutti i giorni. Stimavo molto alcuni compagni: negli anni di Palermo il mio modello era Rinaudo. A Novara Lisuzzo, anche perché era un altro palermitano doc come me. Da loro ho imparato a diventare uomo e mi hanno riempito di consigli che poi con il tempo si sono rivelati preziosissimi". La piazza speciale? "Reggio Emila, Modena e Andria sono tre città nelle quali mi sono trovato da Dio. In Puglia ho vissuto uno dei momenti più felici della mia carriera, nel derby Fidelis Andria-Barletta: segnai il gol partita al novantaquattresimo minuto. Ogni tanto quando sono un po' giù riguardo quella rete e mi torna il sorriso: sono molto legato ad Andria. Poi metto anche Siracusa, nella mia Sicilia".
Da quatto anni nel cuore di Alberto c'è spazio solo per... Alex: "Sì, ci tengo a precisare che è un dobermann! (ride) Me lo porto in ogni città dove vado a giocare e mi chiedono tutti come faccia a vivere in appartamento con un cane così grande, ma non so più stare senza di lui. E' il mio compagno di viaggi e un amico fedelissimo". Come ti carichi prima di un match? "A volte prima delle partite ascolto la colonna sonora e guardo su youtube alcune scene dell'Ultimo Samurai e mi prendono molto. Al resto ci pensano i compagni, i tifosi, l'adrenalina...".
Cosa ti aspetti dal 2018? "In questo momento sono felice, credo molto nel progetto della società. I dirigenti hanno fatto un grandissimo lavoro e vista la situazione di pochi mesi fa lo considero un miracolo. Dal 2018 mi aspetto tanto, la promozione diretta o quella attraverso i play-off rimane l'obiettivo primario. A Latina voglio iniziare la risalta, mia e del club: io ci credo". E con lui tutti i tifosi nerazzurri, che dopo l'inferno dell'ultimo anno puntano di nuovo al paradiso...