“Ho un sogno ma non vengo di certo a dirvelo”. Quel signore dai modi sempre così eleganti sa benissimo che non esiste età per smettere di credere alla favole. Difficile pensare diversamente visto che il mondo incantato chiamato Leicester lo ha costruito lui, mattone dopo mattone. Claudio Ranieri oggi ha i riflettori puntati addosso ed ai complimenti che arrivano da tutte le parti risponde con la genuinità che da sempre lo contraddistingue: “Questa squadra mi ricorda tanto il Catanzaro dove giocavo io, quello di Gianni Di Marzio”. Spirito operaio, forza del gruppo come concetto cardine: sudore, fatica, scarpini allacciati e un pizzico di sano divertimento. Ingredienti di una porzione che di magico ha ben poco, ma che potrebbe assumere i contorni incantati di un’altra favola Made in Catanzaro: quella vissuta da Osvaldo Bagnoli.
Perché forse in pochi ricordano che l’allenatore di quell’Hellas Verona che nel 1985 riuscì nell’impresa di vincere il campionato, è stato per diverse stagioni e oltre cento partite un punto fermo proprio del Catanzaro dei primi anni 60’. Leicester-Verona, Ranieri-Bagnoli, con Catanzaro sullo sfondo ad osservare due dei figli di cui va più orgoglioso. Rose simili nella composizione e in alcuni uomini cardine – la classe di Antonio Di Gennaro paragonabile all’estro di Riyad Mahrez, giusto per fare un esempio – poca predisposizione al turnover e, in entrambi i casi, al centro del progetto il dialogo con i giocatori: schietto, diretto, continuo. Quasi fraterno.
Bastone e carota. Che si tratti di un rimprovero o di una settimana libera dopo una sconfitta capace comunque di riempire gli occhi, come successo nell’ultimo turno al Leicester contro l’Arsenal. Storie di un calcio dal sapore old style riadattate ai tempi moderni, radici che affondano nel passato con la speranza di un futuro vincente. Un fil rouge che non conosce distanze, un destino che sembra osservare in ogni dettaglio la sceneggiatura di un copione scritto ad arte. Ringraziamenti e titoli di coda sono già decisi da tempo. Manca solo la scena conclusiva. Ma, come ogni finale che si rispetti, non può essere svelata in anteprima.