Il lavoro in macelleria, l'infanzia coi nonni. Ecco Nolito, l'altro ex...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 17/10/2016 -

Il lavoro in macelleria, l'infanzia coi nonni. Ecco Nolito, l'altro ex di Barça-City: "Luis Enrique? Grazie a lui ho perso 10 chili"

profile picture
profile picture
Si sa, il Camp Nou non è uno stadio come gli altri. Soprattutto se un giocatore a distanza di anni ci torna da ex. Emozioni, ricordi. E in sottofondo la musica della Champions League. Non proprio un appuntamento qualsiasi insomma. Mercoledì sera: Barcellona contro il Manchester City di Pep Guardiola, tanto per restare in tema di ex. Ma non sarà l'unico. Oltre lui, anche Manuel Agudo Duràn. Chi? Nolito. Un passato in blaugrana, prima nel Barça B poi nella prima squadra (non quanto avrebbe voluto), e fino alla scorsa stagione al Celta Vigo con quel Luis Enrique che ritroverà da avversario ma che in tempi non sospetti “ha puntato molto su di me e mi ha sostenuto”. La scorsa estate poi il passaggio al Manchester City, “perché qui c'è un grande progetto e per giocare per Guardiola”. Però il passato ritorna ed anche quell'allenatore che più di altri aveva riposto fiducia in lui: “Luis Enrique è arrivato in un momento della mia carriera in cui potevo fare un passo avanti o un passo indietro. Sono stato al Barcellona B con lui, poi al Celta. Lui ha puntato con molta convinzione su di me e mi ha sostenuto – ha ricordato Nolito ai microfoni del Guardian -. Mi ha fatto vedere il calcio il maniera diversa e mi ha convito che davvero potevo farcela”. Allenatore sì, ma per Nolito Luis Enrique in un certo senso è stato anche come un 'dietologo': “Giocavo sempre con qualche chilo di troppo; Luis Enrique mi ha fatto capire che per me era fondamentale perdere peso: 10 chili per la svolta, persi grazie a lui. Era insistente, ma lo faceva per il mio bene. E' stata dura, ma c'è stato un cambiamento enorme. Me lo ripeteva ogni giorno, ma alla fine è stato fondamentale per la mia carriera”. Non era facile resistere: “I dolci, il pane, la coca cola: tutto buono, ma per la mia professione era m***a. Mi allenavo e poi andavo a mangiare: mi allenavo e mangiavo, mi allenavo e mangiavo. Come il gatto che si morde la coda: ma un giocatore di prima fascia deve essere 'fino'”. Sì, snello in poche parole. Gli ultimi tre anni al Celta sono stati i migliori della mia carriera – ha ammesso Nolito - ma poi è arrivato il momento di cambiare. Mi piacerebbe vincere qualcosa prima di finire la mia carriera, e penso che al City posso farcela. E' vero, la gente spesso ha dubitato di me, c'è sempre qualcuno che lo fa. E non è stato facile perché ho passato momenti difficili, ma penso che il meglio deve ancora venire”. Magari a partire da mercoledì sera, di nuovo al Camp Nou. Magari con un… 'Golito de Nolito'. O meglio sarebbe un 'golazo', visto che ormai quel 'golito' ha già 10 anni. Tanto inaspettato quanto celebrato allora, niente meno che al Real Madrid, in Copa del Rey, quando un ventenne Nolito giocava nell'Ecija ma già tirava aria di Clasico per lui. Un ragazzino cresciuto giocando a calcio per strada. E se gli viene chiesto della sua infanzia lui risponde che ne è “felice”. Nonostante la madre in prigione e quel padre di cui non parla perché “è un'altra storia...”. “Sono cresciuto con i miei nonni; loro sono stati i miei genitori”. Manuel, un pescatore, e Dolores si sono presi cura di lui come di un figlio. “Ero felice. E quei campetti vicino casa erano sempre pieni. Io sono cresciuto così, ricordo quei momenti di quando iniziavi a giocare a calcio e potevi andare avanti per ore”. Videogiochi? No, niente. Bastava un pallone per divertirsi il pomeriggio, appena staccava dal lavoro in macelleria (iniziato a 13 anni). “Ma non è che tagliavo la carne, vendevo piatti pronti”, ha specificato Nolito che allora doveva dare una mano anche così alla famiglia, per pagare i debiti. Però non rinnega e non rimpiange niente. Tutto ciò che è adesso, lo deve inevitabilmente anche a questo suo passato: “Alla gente piace parlare, a volte inventano le cose, ma io so chi sono, so da dove provengo”. E sa anche che il suo passato gli manca; i suoi migliori amici, un pescatore e un insegnante di scuola guida, che dalla Spagna lo seguono sempre e nonna Dolores che presto lo andrà a trovare a Manchester. Mercoledì intanto sarà lui a tornare a Barcellona, da avversario contro quel club a cui ha augurato in più occasioni “tutto il meglio”. Ma forse a partire da giovedì.


Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!