Putt dalla media distanza, palla che rotola in buca e la tensione che si scioglie in un sorriso bellissimo. Sergio Garcia vince il Masters, primo major in carriera del golfista spagnolo. Finalmente, si potrebbe dire. All'Augusta National Golf Club è arrivato quell’acuto rincorso per anni. Sempre piazzato Sergio, sempre ai massimi livelli del golf mondiale, ma mai una vittoria nei quattro tornei più importanti. “Ha un putt incostante, nei momenti clou non ha la cattiveria giusta”, le critiche più feroci. Oggi ha smentito tutti, vincendo un torneo praticamente dominato all’inizio, poi quasi perso a metà quarto giro, graffiato e vinto nel finale con la doppietta birdie-eagle alla buca 14 e 15, che ha indirizzato verso la Spagna la sfida con il britannico Rose. Il playoff, poi, gli ha regalato la gioia più grande. Ce l’ha fatta El Niño, diciott’anni dopo l’esordio sul Tour, nell'anno dell’ultima vittoria spagnola al Masters. Era il 1999 e uno sbarbato ragazzo spagnolo di Castellón si affacciava sul Tour battagliando ad armi pari con un certo Tiger Woods. Aveva a 19 anni ed era al suo primo PGA Championship. Perse quella “battaglia” con la Tigre di Cypress, ma il mondo del golf aveva scoperto un nuovo fenomeno. Genio, tecnica e un talento sconfinato, capace di fare colpi come questo, momento rimasto scolpito nella storia del torneo americano.
Golf, ma anche calcio “perché ogni spagnolo è malato di fútbol”. E Sergio non è da meno. Tra i migliori amici di Luis Figo, con cui ha condiviso casa tra conoscenti e parenti in questi giorni ad Augusta, e tifosissimo del Real Madrid, nonchè membro onorario del club. Molto amico di Gareth Bale, Sergio non perde occasione per sottolineare il suo cuore Blancos. Dalle visite annuali a Valdebabas, alla sacca e copri mazze marchiate Real Madrid, sfoggiate più di una volta sul PGA Tour. “È un enorme tifoso del Real. La cosa che mi ha detto la prima volta che ci siamo incontrati è stata ‘Grazie per averci venduto Cristiano’”, parola di Sir Alex Ferguson. Fenomeno golobale, Sergio è il più calciofilo tra i golfisti, in un mondo dominato dagli americani. Una passione viscerale che lo ha portato anche ad acquistare il Club de Fútbol Borriol, squadra spagnola di Tercera Division, nonché della sua città natale. Presidente e... calciatore, ovviamente. Atleta fino al midollo. Nel 2010 l’esordio. Maglia rossa, pantaloncini blu e scarpini ai piedi. Una mise insolita per chi vive con i pantaloni lunghi, cappellino in testa e una mazza in mano. Pochi minuti per diventare il primo golfista-calciatore. Uno svago, diventato nel corso degli anni, abitudine. Garcia infatti ogni volta che torna a casa trova il modo di giocare nel Borriol. Campione Masters e grande attaccante, dallo swing al cucchiaio, con una naturalezza propria solo dei predestinati.
Il 'grande perdente' ha vinto. Finalmente anche lui avrà la sua giacca verde nell'armadio. Come José María Olazábal, ma soprattutto come l'indimenticato Severiano Ballesteros. L'aveva detto ieri: "Per affrontare l'ultimo girò mi lascerò ispirare da lui". E così è stato. Ce l'hai fatta Sergio, proprio nel giorno del 60esimo compleanno del grande Seve.