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Data: 31/10/2016 -

Il deserto di Auronzo, ora la rivincita: così Inzaghino è diventato Inzaghi

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"C'è posto in settimana?". Prenotare ad Auronzo è un'impresa, credeteci. Specie quando c'è la Lazio e il paese si riempie. Storie di ritiri. Entusiasmo, sorrisi, tante aspettative. Stavolta rese vane da un rifiuto estivo. Bielsa sì, Bielsa forse. Bielsa no. Iniziano gli sfottò: "Manco a Fiumicino è arrivato?". I tifosi insorgono: "Lazio, ci hai tradito!". E la società fa lo stesso: "Adiremo per vie legali". Polveriera senza fine. Lotito attacca, il Loco si difende. Comunicati e invettive: "Non hanno rispettato le mie richieste". Auronzo deserta. Un bel casino quindi. E nel mezzo c'è lui, Inzaghino da Piacenza. Che ha iniziato a lavorare proprio in questo clima. Morale a terra, ma ci ha sempre creduto: "Sono contento di essere tornato. E state tranquilli, faremo bene...".

Moniti rimasti nell'etere, inascoltati. Dicevano che "il gruppo era spaccato". Forse era anche vero, ma è stato ricostruito. Risultati visibili, la squadra rema da una parte sola. Dicevano che Inzaghi non "avesse abbastanza personalità". Esperienza, magari. Comprensibile considerando l'età e le panchine in Serie A. Ma tant'è, quarto posto a 21 punti. Dicevano tante cose, ma Inzaghino se n'è fregato, ha continuato a lottare per le sue idee. Ora sogna in grande. Vuole un Paradiso chiamato Europa. Di posti ce ne sono e non vuole rimanere in piedi. Alla conferenza stampa di presentazione, inoltre, il numero di giornalisti era ristretto, i tifosi sulle Dolomiti annullavano le prenotazioni. L'ennesimo sgambetto del destino. Sempre lui di mezzo.

Lo chiamavano Inzaghino per distinguerlo da Pippo. Il più grande, il più forte. "Il più". Stop. Una luce riflessa e un po' ingombrante che alla lunga poteva stancare. Non lui. Inzaghino, oggi Inzaghi, diventato grande con la Lazio, sempre più "sua". Cercata, voluta, inseguita, infine trovata. Quarto posto e tanti sogni, Bielsa chi? Simone ringrazia e continua a lavorare. Testa bassa, umiltà e progettualità. Ripensando a quei giorni d'estate quando studiava Salerno e la Salernitana. Era tutto fatto, aveva già trovato casa. Aspettava l'ok di Lotito sul Lungomare Trieste, tranquillo come pochi. Ma ci ha pensato Bielsa a scombussolarne i piani. Si riparte, oggi se la gode. Personalità, cura dei dettagli, anche intransigente. Morrison non si allena bene? "Può trovarsi una squadra". Keita vuole andare via? Non convocato. "Comportamento assurdo".

Rapporto poi ricucito grazie all'intervento della società. Una parola d'ordine, poi: "Giovani". Età media di 23 anni, tanti ragazzi da lui cresciuti e lanciati con successo: vedi Lombardi, Murgia, Prce. Poi Strakosha, titolare a Milano senza sfigurare. I suoi ragazzi, il suo passato. Tutto ciò che tocca, poi, diventa oro colato. Immobile l'esempio più lampante: 11 partite, 9 gol. "Sta alla grande, adesso vola!". Rivitalizzato grazie alla cura Inzaghi e ai consigli di Ventura: "Gli ho detto che deve attaccare gli spazi". Simo persegue un solo credo: "Il gruppo". E l'educazione: dopo la conferenza di chiusura del ritiro estivo ha salutato ogni giornalista con una stretta di mano, per dire. Ha "rubato" da Simeone, ha imparato da Mancini. Studia e si applica: "Conosce tutte le formazioni, tutti i giocatori". Raccontano di una meticolosità talmente unica da restare sorpresi, un vizio di famiglia. Sogna, infine. L'Europa è lì ma guai ad esaltarsi: "Pensiamo partita dopo partita". Ora c'è il Napoli, un test fondamentale. Inzaghino è diventato Inzaghi. Intanto, ad Auronzo, c'è chi aspetta e spera. Di questo passo non resterà una camera libera.



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