Premessa: trattandosi di Derby, qualsiasi esso sia, parlare di partita “normale” è praticamente impossibile. E la regola non poteva che ripetersi e farsi valere anche in occasione della stracittadina di stasera: Milano divisa per la 24º volta tra rossonero e nerazzurro in Coppa Italia e occasione unica per togliersi, da un lato e dall’altro, un peso ben più grande rispetto alle due sconfitte consecutive accumulate precedentemente in campionato.
Da San Siro stasera, insomma, non si poteva davvero scappare. Almeno per quanto concerne la generale situazione di due squadre in difficoltà, chiamate al riscatto: perché per i singoli, e soprattutto sponda-porta rossonera, la via d’uscita è stata sostanzialmente percorso obbligatorio per 2/3 del reparto di numeri uno milanisti. Eccetto uno, per l’appunto: Antonio Donnarumma, senza troppi dubbi epicentro di un terremoto di critiche scatenatosi solo un paio di settimane fa. Con Gigio ai box per un fastidio all’inguine, pur richiamato in panchina in emergenza pochi minuti prima del fischio d’inizio, spazio all’ex portiere del Cagliari, in campo in due sole occasioni in questa annata, prima che un problema al polpaccio improvviso finisse per cambiare nuovamente i piani: e allora in porta, per il riscaldamento, resta solo lui, Antonio, zero presenze in carriera in gare ufficiali con la maglia del Milan. Scherzo del destino mica da ridere, di fronte ad accuse neanche troppo velate (“Parassita” su uno striscione comparso contro il Verona in Curva Sud) e risposta sul campo forse altrettanto inattesa: un paio di sole piccole incertezze, sulla conclusione di Perisic nella ripresa e in occasione della rete nerazzurra non convalidata dal VAR, cancellata dalla tanta sicurezza mostrata tra uscite alte e rinvii tutto sommato precisi. Dopo 36 presenze in Primavera ed altrettanti gol subiti, con una Supercoppa vinta, il momento in cui debuttare in rossonero non poteva essere dei più lusinghieri: e in parte, la qualificazione del Milan alla semifinale di Coppa Italia porta anche il suo nome.
Non una gara come le altre, per l’appunto: contando momento complicato, importanza e l’inattesa comparsa in campo di Antonio Donnarumma. Ma anche la presenza di chi sinora, con la sua presenza in tribuna a San Siro, ha conosciuto solo risultati positivi: per Li Yonghong, decisamente poco appariscente presidente del Milan, è arrivato il secondo derby di Milano vissuto di persona, in seguito all’incredibile rimonta dello scorso 15 Aprile conclusa da Zapata. E anche qui, grazie a Cutrone, male non è andata, davvero talismano: prima stracittadina della storia decisa oltre i tempi regolamentari da chi, curiosamente, svetta nella classifica dei principali marcatori stagionali rossoneri, pescato da macchina di gol nella Primavera e capace di prendersi ripetutamente la scena in un’annata in cui, ormai, il suo numero 63 figura fisso tra le prime scelte di Gattuso nel reparto avanzato.
Entra e segna, Patrick: nono gol stagionale, ancora una volta pesantissimo. Come il suo ingresso in gara, costantemente perfetto per mentalità e intensità: inattesa arma in più per scacciare per un attimo la crisi e vivere, sempre più fortemente, un sogno senza precedenti. Doveva finire in prestito a inizio stagione, chiuso dagli arrivi di Kalinic e André Silva e corteggiatissimo dal Crotone: eppure, la scelta (corretta) della società rossonera è stata sempre la stessa. Incedibile e, col passare dei mesi, attaccante più incisivo del reparto, nonostante i tanti soldi spesi: decidere con il cuore e con la mano sul cuore, battuta più volte a fine gara. Prima vera arma di chi attualmente lo allena, condivisa appieno e gettata totalmente oltre l’ostacolo nella battaglia di stasera.
A prevalere su tutto, a conti fatti, è stato il concetto di gruppo: più unito e determinato per una sera, il Milan, strettosi in cerchio attorno a Gattuso pre tempi supplementari e in grado di ritrovare il sorriso mettendo insieme i cocci di un morale mai così basso. Serviva una scintilla per rimettersi sulla strada giusta: se sia stata quella di Cutrone o meno, sarà solo il tempo a dirlo. Nulla di strano, obiettivamente, al contrario di una crisi inattesa per un'Inter che sino a venti giorni fa volava: poi, caduta rovinosa è stata. Anche e proprio all'interno di una partita che di ordinario, da sempre, non ha praticamente nulla. Esattamente come la serata odierna.