“Una canzone è come un figlio. Quando diventa grande, esce di casa e va per la sua strada. Certo che ritrovarsela davanti così, più di 30 anni dopo, fa effetto”. Johnson Righeira – al secolo Stefano Righi – sorride al telefono da Formentera. Orgoglioso e un po’ stupito che un suo pezzo scritto nel 1980 sia oggi la colonna sonora dominante negli stadi europei. Soprattutto in due città: Napoli e Liverpool. Merito di due tifoserie che hanno ripreso le note di “L’estate sta finendo” e l’hanno fatta diventare, con parole nuove, l’inno della loro passione.
Due “cover”, per dirla in termini musicali. Anche se la nuova alba della hit dei Righeira è sorta in un piccolo stadio delle serie minori. “I primi a reinventarla furono i tifosi dell’Aquila calcio, è nato tutto grazie a loro”, racconta Stefano a gianlucadimarzio.com. Un testo molto simile a quello usato dai tifosi napoletani, che hanno introdotto a parole un’orgogliosa difesa della città.
E così… un giorno all’improvviso, una canzone che “parlava della paura di crescere” è diventata più di un coro. Una serenata di amore incondizionato alla propria squadra. Cantata sempre, nel bene e nel male.
Nella notte di Champions del San Paolo, anche i tifosi inglesi intoneranno la loro versione. “Diversa, meno universale e più legata alle loro vittorie in Europa”. Questo il testo: “We've conquered all of Europe, We're never going to stop, From Paris down to Turkey, We've won the f*cking lot, Bob Paisley and Bill Shankly, The Fields of Anfield Road, We are loyal supporters, And we come from Liverpool! Allez, Allez, Allez, Allez”
L’anno scorso è stata più cantata della leggendaria “You’ll never walk alone” e ha trascinato Salah e compagni fino alla finale di Kiev. Ma com’è arrivata a Liverpool? “Ho saputo che l’hanno sentita a Oporto durante una trasferta di Champions. Sono tornati a Liverpool, hanno scritto un testo che li rappresentasse e in poche settimane è diventata un tormentone. A me però piace di più la ‘cover’ italiana”.
Che si è estesa dallo stadio Fattori a L’Aquila al San Paolo, passando per le curve di tutto lo Stivale. Pure in quella dove batte il suo cuore calcistico. “Anche i tifosi della mia Juventus l’hanno rifatta. E proprio contro il Napoli, un paio d’anni fa, me l’hanno fatta lanciare al megafono. Magari lì ho perso un po’ di popolarità al San Paolo, anche se sono certo che la stragrande maggioranza di chi la canta non mi abbia mai conosciuto…”.
Non è così ovunque. Allo stadio di Modena, l’ex frontman dei dissolti Righeira è una star assoluta. “Un gruppo della curva - Manicomio Ghirlandina - mi ha eletto a icona. Hanno fatto pure gli adesivi con il mio faccione. Li ho ringraziati e poi ho chiesto il motivo di tanta popolarità. Mi hanno detto che c’è chi ha come mito Jim Morrison, chi ha Che Guevara e chi ha Johnson Righeira. Onorato, però mi sono toccato: sono morti tutti…”.
Mentre un intero continente canta sulle note di una melodia scritta “in una giornata come tante a Torino quando avevo vent’anni”, Stefano “Johnson” ha scoperto una passione calcistica nel cuore dell’Europa. A Bruxelles, per l’Union Saint-Gilloise, nobile decaduta del calcio belga. “È una squadra della serie B che sono andato a vedere per caso quando ero in Belgio per un concerto. Mi sono innamorato di quell’ambiente così intimo e familiare. Uno stadio da 8mila posti e poi quando mi hanno detto la data di fondazione sono rimasto scioccato: 1 novembre 1897, la stessa della Juventus. Vedi il destino…”.
Pochi giorni fa l’USG ha vinto 3-0 in casa dell’Anderlecht in coppa. E i tifosi hanno festeggiato cantando tutto il repertorio dei Righeira. “Loro vanno pazzi per ‘Vamos a la playa’ ma in mio onore hanno rifatto anche le altre”.
Già in passato, anche dalle nostre parti, le curve s’ispiravano al duo torinese. “A Roma, la tifoseria giallorossa aveva un coro per Toninho Cerezo sulle note di ‘No tengo dinero’, ma anche ‘Vamos a la playa’ è stata molto gettonata e si sente ancora per omaggiare i singoli calciatori”.
Vie della musica infinite. A volte davvero imponderabili. “Il coro più battagliero all’Allianz stadium ‘fino alla fine, forza Juventus”, è ripreso da ‘Laudato sii o mi signore’. Dalla chiesa alla curva, fantastico”.
Oggi in quello stadio c’è una rockstar al centro della scena. “Cristiano Ronaldo è unico. Una vera icona pop”. Un po’ com’erano i Beatles a Liverpool tanti anni prima di Salah e Firmino. Un po’ com’era Maradona in un San Paolo che in notti come questa ricerca quella magia.
‘O surdato nnammurato’ come soundtrack di vecchie imprese, ‘un giorno all’improvviso’ come canto di battaglia per quelle contemporanee.
“E da juventino lo ammetto: i brividi del San Paolo quando sale quel coro sono unici”.
Brividi che hanno oltrepassato i confini, note che si sono diffuse ovunque. “Hanno riattualizzato il pezzo. Bellissimo, peccato solo che non siano previsti i diritti d’autore per ogni riproduzione… Mi accontento dell’emozione”.
Cantata in lingue diverse. Un tormentone che “non sta finendo”.