Il Chelsea come... la Juve. In questo senso: dall'epoca di Torino alla prossima di Londra, Conte si prepara a prendere in mano una squadra reduce da una stagione deludente, fuori dalle Coppe e quindi nel momento giusto per la rivoluzione. O per la transizione. Come l'ha definita Guus Hiddink dopo l'uscita agli ottavi di finale di Champions League contro il PSG. E infatti la società si è mossa subito, tanto che, dopo una trattativa portata avanti con decisione, la firma sul contratto da parte dell’attuale Ct dell’Italia è arrivata già quest'oggi: è ufficiale, Antonio Conte sarà il prossimo allenatore del Chelsea. Ma com'è il club di Roman Abramovich in questo momento? Fuori dalla Champions, attualmente decimo in Premier League a sette giornate dalla fine del campionato, lontano dal quarto posto (ma anche dall’Europa League) e con il futuro di molti giocatori dell’attuale rosa da definire. Risultato di una stagione nata male e proseguita peggio, tra problemi interni, infortuni e cali di forma improvvisi. Un’annata strana sotto tanti punti di vista e che sembrava prendere una piega migliore con l’"effetto Hiddink".
Il Chelsea di domani? Conte dovrà disegnare una squadra nuova, con un gioco nuovo e una mentalità nuova, in quello che sarà l’anno zero della squadra di Abramovich. Ripartire dopo il fallimento, una situazione che l’ex allenatore della Juventus conosce bene. Proprio a Torino, nel 2011, Conte aveva trovato una squadra da rilanciare dopo annate deludenti, con giocatori non inseriti nel progetto e mentalmente indeboliti dagli insuccessi. Allora non aveva perso tempo, in poche settimane i frutti del suo lavoro erano già sotto gli occhi di tutti. Così dovrà essere anche a Londra, è per questo che i Blues hanno puntato su di lui. Per la sua “ossessione maniacale per la vittoria”. Perché “l'unica fame che non va placata è quella di successo”. E perché “una stella può essere spenta o cadente, ma resta sempre una stella”. 111 anni di storia, 13 di gestione Abramovich e la voglia di vedere ancora quella stella splendere in tutta Europa.
Terry lascerà Londra dopo 21 stagioni, altre pedine fondamentali nelle ultime vittorie potrebbero partire (Hazard, oggi al centro delle critiche di stampa e tifoserie, Oscar e Fabregas per citarne alcuni) e vanno definite le situazioni contrattuali di quei (tanti) giocatori in prestito in giro per l’Europa; uno su tutti, Juan Cuadrado, attualmente alla Juventus, oggetto del desiderio di Conte da almeno un paio d’anni e - pare - uno dei motivi della rottura con il club bianconero nel 2014. Inoltre l’allenatore italiano potrebbe decidere di iniziare il nuovo ciclo puntando sui giovani come Bertrand Traoré, Kenedy e Zouma, ed evitare così di ripetere i casi Lukaku, De Bruyne, Di Santo e Schürrle, scaricati ed ora sotto i riflettori lontano da Londra. A Stamford Bridge un nuovo cammino è pronto a cominciare; oggi l'accordo definitivo, la firma sui contratti e l'ufficialità. Adesso la tradizione degli allenatori italiani in Premier - e al Chelsea - potrà continuare.
Ma in mezzo ci sono un Europeo e i mesi che separano l’Italia dal torneo. Mesi che Conte trascorrerà come sempre: studiando, curando ogni minimo particolare, cercando una soluzione per i problemi che potrebbero nascere. Continuerà a controllare i tavoli preparati per i pasti della squadra, così che i giocatori possano scegliere i cibi per comporre un menu equilibrato. Continuerà ad appendere alla porta dello spogliatoio le dichiarazioni degli avversari, per far crescere ancor più nei suoi ragazzi il desiderio di vincere. E continuerà ad arrabbiarsi quando gli parleranno di premi in caso di raggiungimento dell’obiettivo: prima si vince, poi se ne parla, “i risultati dipendono dal lavoro”. A luglio l’azzurro diventerà blue, nuova tappa di un cammino che Conte vuole percorrere da vincente. Per allontanare insuccessi e delusioni dal Chelsea, visto che il suo punto debole (ovvero l’odio per la sconfitta) è il suo punto forte. Lo è stato a Torino, lo sarà a Londra.