Capelli biondi, sorriso cordiale e camminata veloce. Appena si stringe la mano a Cristina Rasparini, si percepiscono modi garbati, idee chiare e carattere deciso. Che ci mostra appieno quando le chiediamo della sconfitta di due domeniche fa contro il Varese. “5-0 non è una sconfitta, ma una vergogna. E l’ho detto anche ai ragazzi usciti dal campo, pur dispiacendomi perché di parole così forti non ne avevo mai usate. Però dopo le ultime partite giocate male, mi aspettavo una reazione che non c’è stata. E mi sono arrabbiata perché cerco sempre di stare vicino a tutti, dando loro tutte le comodità: cibo, acqua, palestra…non il vino ecco. E nemmeno il cellulare a tavola”.
Per Cristina l’educazione e il rispetto sono alla base di ogni relazione. L’hanno imparato in fretta i bambini del settore giovanile, di cui ci racconta un aneddoto: “Iniziavano gli allenamenti senza salutare, poi un giorno mi sono messa a bordo campo. Li ho salutati uno ad uno e da quel momento, buongiorno e buonasera sono diventati spontanei”. Settore giovanile, un rapporto costante con l’università e la fiducia nel calcio femminile sono punti fermi della gestione Rasparini - Brega. Cristina fa spesso riferimento al compagno durante l’intervista: “Io vengo dal mondo del golf, sono stata solo una volta a vedere Milan - Chievo, quando i biglietti si compravano ancora in lire. Ma non mi ha mai fatta innamorare il pallone. Mentre mio marito è quello preparato e quando due anni fa dovevamo decidere se rilevare questo club in crisi, non abbiamo avuto dubbi. Io faccio i conti con la banca lui con centrocampo, attacco e difesa. Sa cosa serve per vincere. Nell’agosto del 2016, i cinesi avevano lasciato debiti e una squadra azzerata: Giacomo è riuscito a mettere in piedi una rosa che è arrivata ai playoff”.
Cristina invece come come viene percepita nell’ambiente? “Come una che si intromette in un campo che non le compete. Ma io dico chissenefrega e vado avanti. Mi sveglio ogni giorno carica per affrontare gli impegni in agenda: dal commercialista alla banca al comune…Settimana scorsa però, prima di ogni cosa, abbiamo parlato con la squadra. Dopo una figuraccia così, in campo era obbligatorio reagire!”. La gara di domenica è finita 2-2. Sulla carta non un risultato felice, ma ogni partita ha la sua storia: quella di domenica a fine primo tempo raccontava 2-0 per gli avversari e un Pavia, di nuovo, senza carattere. Ma dopo il gol del 2-1, in campo è cambiato qualcosa: si sono compattati e non hanno mollato. Il 2-2 è arrivato al 97, ma è arrivato. Cristina è soddisfatta, convinta di avere un punto da cui ripartire e quasi pronta a preparare la crostata, con cui di solito festeggia i tre puntI dei suoi ragazzi. Perché è una vera leader: pretende, ma sa riconoscere e apprezzare l’impegno.