Per presentare la gara di questa notte tra Brasile e Argentina si potrebbe partire dallo stadio della partita. Mineirão di Belo Horizonte, la Seleção torna nel luogo della disfatta contro la Germania. Impossibile dimenticare quella sera, i sette gol dei tedeschi e le lacrime di giocatori e tifosi locali. Quasi due anni e mezzo dopo il Brasile è cambiato molto e, soprattutto, ha trovato un equilibrio grazie al lavoro di Tite. 21 punti in 10 partite e testa del girone sudamericano. La nazionale che potrebbe vivere un incubo, stanotte, è l’Argentina. La squadra di Bauza, oltre ad aver perso tre finali negli ultimi tre anni, potrebbe vedere il prossimo mondiale in tv. Cinque punti in meno del Brasile e quattro squadre tra le due formazioni. Una situazione che, al momento, escluderebbe Messi e compagni dalla competizione in Russia. Tanto dipenderà dall’esito delle importantissime sfide che attendono l’Albiceleste nei prossimi mesi, a partire proprio dal Superclásico.
L’Argentina ritrova Messi che sfiderà così l’amico e compagno di club Neymar, in uno dei tanti duelli che definiscono e hanno caratterizzato una rivalità che dura da 102 partite. Uno scontro tra nazioni che ha origini storiche e risale ai tempi delle conquiste coloniali di Spagna e Portogallo e che, in campo, la FIFA ha definito “l'essenza stessa delle rivalità calcistiche”. Brasile-Argentina, Neymar-Messi oggi, Pelé-Maradona ieri; ma non solo. Sono tanti i campioni che hanno vestito le maglie delle due Nazionali e queste sono le formazioni da sogno che raccolgono i migliori calciatori brasiliani e argentini di tutti i tempi.
BRASILE
In porta il Lev Yashin brasiliano Gilmar, due volte campione del mondo (1958 e 1962); davanti a lui difesa a quattro con al centro l’ex Inter Lucio e Bellini, capitano e leader della squadra campione del mondo in Svezia (e che proprio in quell’occasione ha inventato il gesto di sollevare il trofeo al cielo). Sulla destra “il capitano dei capitani” Carlos Alberto Torres, sulla sinistra Roberto Carlos, il terzino dalle punizioni impossibili. In mezzo al campo Clodoaldo, classe 1949, perno del Dream Team del ’70 capace di coprire e attaccare; di fianco a lui “Mr. Football” Didi (basta il soprannome) e Garrincha, il simbolo del calcio brasiliano per creatività e magia. L’attacco mette i brividi: Pelé, Romario, Ronaldo. Il primo per alcuni è il più forte di tutti i tempi senza se e senza ma, unico vincitore di tre Coppe del Mondo; il secondo è il letale, “genio dell’area di rigore” come lo definì Cruyff. Poi O Fenômeno, 62 reti in 98 presenze.
Se il ct Zagallo – l’unico al mondo ad aver vinto quattro mondiali tra campo e panchina – dovesse schierare i migliori di tutti i tempi forse punterebbe su questi undici, lasciando a fatica in panchina l’instancabile Cafu, Djalma Santos (che ha giocato quattro fasi finali della coppa del mondo) e altri due meravigliosi giocatori come Ronaldinho e Zico.
Brasile (4-3-3): Gilmar; Carlos Alberto Torres, Lucio, Bellini, Roberto Carlos; Didi, Clodoaldo, Garrincha; Pelé, Ronaldo, Romario.
Panchina: Cafu, Djalma Santos, Ronaldinho, Zico. Allenatore: Mario Jorge Lobo Zagallo.
ARGENTINA:
Da un 4-3-3 ad un 4-2-4, con il campione del mondo del 1978 Ubaldo Fillol tra i pali. Da destra verso sinistra difesa con Javier Zanetti (145 presenze, nessuno più di lui), El Mariscal Roberto Perfumo, il supremo Daniel Passarella – primo ad alzare una Coppa del Mondo per la sua nazione – e un altro campione del mondo 1978 come Alberto Tarantini. A gennaio l’AFA ha scelto la sua storica top 11 mettendo a centrocampo l’eleganza e la tecnica di Miguel Ángel Brindisi (capace di segnare 194 gol in carriera) e le capacità difensive di Fernando Redondo, miglior giocatore UEFA nel 2000. Se possibile, il reparto avanzato albiceleste è anche migliore di quello brasiliano, con Maradona, Messi e Batistuta – primo e secondo marcatore della storia dell’Argentina con 56 e 54 gol – ed El Matador Mario Kempes. Undici nomi leggendari guidati da César Luis Menotti, l’allenatore filosofo.
E in panchina “i ricambi” non sono certo da meno. La leadership, la grinta e l’intelligenza di Roberto Ayala; l’eleganza e la duttilità di Silvio Marzolini, classe 1940 e per tutti il miglior laterale sinistro di sempre; la garra del Cholo Simeone; l’immensa classe di Don Alfredo Di Stefano, Super Pallone d'oro nel 1989.
Argentina (4-3-3): Ubaldo Fillol; Javier Zanetti, Roberto Perfumo, Daniel Passarella, Alberto Tarantini; Miguel Ángel Brindisi, Fernando Redondo; Diego Armando Maradona, Lionel Messi, Gabriel Batistuta, Mario Kempes.
Panchina: Roberto Ayala, Silvio Marzolini, Diego Simeone, Di Stefano. Allenatore: César Luis Menotti.