Pronti via e titolo personale numero 31 già conquistato. Cambia squadre ma non abitudini, Zlatan Ibrahimovic: l'obiettivo resta sempre, costantemente vincere, anche al Manchester United e, ancora, con José Mourinho. Protagonista di una lunga intervista rilasciata in esclusiva a Sky Sports, il fuoriclasse svedese ha parlato dei suoi primi giorni da Red Devil partendo proprio dalla trattativa che lo ha portato a Manchester dopo un'estate ricca di continue voci sul suo futuro post PSG: "Penso che tutto sia legato al destino, così come il mio arrivo in Inghilterra. E' una grandissima avventura e lavorerò duro. Penso che fosse il momento giusto per arrivare qui, non credo possa esserci qualcuno capace di dire "no" al Manchester United: chi non vorrebbe andarci? Probabilmente anche chi gioca in Inghilterra e in grandi club vorrebbe venirci, sicuro al 100%, e sono felicissimo di essere qui e di rappresentare il Manchester United".
"Non rinuncio mai alle sfide, e quando mi si è presentata questa possibilità non avrei mai potuto rifiutare - continua Ibra - Non sono come chi sa di poter giocare al top e non cambia squadra, ma l'opposto: ho giocato in ogni paese e ho lottato e vinto, spero di farlo anche qui. L'unico rischio sarebbe non vincere, ma non ho nulla da provare nè dimostrare personalmente: ho fatto la mia carriera, dovrò solo far tornare a splendere e far vincere ancora il Manchester United. Se vincerò sarò soddisfatto, tutto è legato alle vittorie: se farò vincere la mia squadra e il mio club arriverà al top sarò felice, sono qui solo per questo. Futuro? Vedremo cosa succederà, non si sa mai, potrei giocare ancora anche più di due anni, magari tre: dipenderà da come renderò, giocherò finchè potrò portare risultati".
Poi, spazio al capitolo squadra, tra giovani come Rashford ed i suoi nuovi compagni: "Penso di poter far molto per i giovani, ho giocato al top per 10-15 anni, rappresentando club da sogno e in cui ho vinto, giocando anche con grandi campioni: questo è ciò che potrò portare ai giovani, vedo Rashford come un enorme talento, il futuro dell'Inghilterra. Dovrà continuare a lavorare duro e restare concentrato così e tutto arriverà di conseguenza. Più tempo spendiamo in campo insieme più ci conosciamo: ci piace giocare a calcio ma non dipende solo da noi singoli, bensì dal gruppo. Guardando alla mia carriera in tanti dicono che sono un giocatore egoista, ma basta guardare le mie statistiche alla voce "assist": quando posso aiutare una squadra a segnare ho la stessa soddisfazione di quando segno, perciò cercherò di fare entrambe le cose".
Parole al miele anche per lo United stesso, senza scordare però un passato che Ibrahimovic custodisce ancora fortemente tra i propri ricordi. Italia compresa: "Quando sono arrivato al campo di allenamento mi sono reso conto di tutte le attenzioni che il club dà, i tanti tifosi, le grandi leggende che hanno giocato qui: ovunque vada vedi un livello altissimo, ho giocato anche al Barcellona e tutto era enorme, ma penso che il Manchester United sia uno step in più, così come per Juventus e Milan. Credo che in pochi abbiano avuto la mia fortuna di giocare e vincere con grandi campioni".
"Come mi descriverei in 3 parole? Sono una persona normale, le persone credono di me che sia un bad boy, ma sono un uomo di famiglia: mi occupo dei miei affetti fuori dal campo, ma quando entro sul terreno di gioco sono un leone, questa è la differenza - conclude Ibra - Non credo di essere arrogante nel modo in cui lo crede la gente, sono fiducioso. Credo in me stesso, e non è arroganza: credo nella forza individuale, ho una visione e lavoro duro per raggiungere i miei obiettivi. Mi sto divertendo molto e rimango sempre me stesso, non voglio essere qualcuno che non sono e non vengo pagato per fare l'attore: a qualcuno piaccio e ad altri no, ma non mi importa, sono qui per giocare a calcio e verrò ricordato per questo. Non pretendo di essere perfetto, perchè faccio e ho fatto errori e ho imparato da questi, questa è la vita umana. Chi pensa di essere perfetto cade subito".