Prima annata in nerazzurro e prima parte di stagione eccellente, con tanto di primo posto più volte trovato, per un freno a mano tirato post netto successo con il Chievo Verona capace di far scivolare la squadra al 5° posto. E' una stagione dai due volti, sinora, quella dell'Inter di Luciano Spalletti, ancora tuttavia pienamente in corsa per l'obiettivo 4° posto: l'allenatore, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato così di tantissimi temi relativi a se stesso e al mondo nerazzurro, partendo dalla scelta fatta e da un coinvolgimento totale nella nuova avventura intrapresa.
"Quanto mi sento interista? L’ottimo precampionato e l’esaltante partenza di campionato mi hanno dato modo di provare subito l’entusiasmo dei nostri tifosi, travolgente, che in un attimo ti tinge di nerazzurro da capo ai piedi. Però è forse in questo periodo di difficoltà che mi sto rendendo conto del mio attaccamento all’Inter. Vedere i nostri tifosi sofferenti e preoccupati per i risultati di questo periodo è un qualcosa che mi fa veramente stare male e allo stesso tempo mi carica tantissimo perché sento fortemente di voler a ogni costo il bene di questa squadra. Se direi ancora si all'Inter? Risponderei con un sì ancora più convinto, con “s” maiuscola. Soprattutto più consapevole del compito che mi aspettava. In questi 7 mesi ho avuto la possibilità di vedere le cose da dentro e di conseguenza di capire ancora meglio tutte le situazioni. Potremmo dire che è come quando devi ristrutturare una casa: viene fatta un’analisi, una stima dei lavori da fare basandosi molto sull’esperienza, ma è solo a lavori in corso che capisci quali sono tutti gli interventi precisi da fare. Il voto al mio lavoro sarebbe considerabile in una prima parte da 9 e una seconda parte da 4, ma il commento sotto sarebbe sempre lo stesso per entrambi i periodi: ho dato tutto quello che avevo ogni giorno".
L'obiettivo Champions poi, tra difficoltà e sogni: "Dovessi raggiungerla mi darei 10, cioé il massimo. Se non ce la facessimo, il voto lo potrei dare dopo aver visto come non è stata raggiunta e chi è arrivato davanti. A me interessa che non sia l’Inter a mettersi alle spalle di Roma e Lazio. Dobbiamo pensare solo a giocare tutte le partite al massimo delle nostre potenzialità e cercando di fare più punti possibili. Se alla fine non avremo raggiunto il quarto posto dovrà essere perché qualcuno è stato più bravo ed è riuscito a conquistare un punto più di noi. Le maggiori difficoltà nascono da questi continui paragoni con i problemi degli anni precedenti: portano a pensare che non ci si possa far niente se non aspettare che sia passata la tempesta. Quando invece noi avremmo bisogno di reazioni forti e immediate. Frenavo quando si diceva l'Inter fosse da scudetto, nel momento del massimo entusiasmo: freno ancora di più adesso quando qualcuno pensa che siamo tutti da buttar via. Faccio questo lavoro da un po’ di tempo e vivo la mia squadra tutti i giorni. Ho una certa sensibilità, concedetemelo".
Chiusura, nella prima parte, sulla precedente esperienza alla Roma, conclusa con qualche dissapore nel rapporto con Totti e con i tifosi: "Se continuiamo con questo Totti-Spalletti per protesta smetteranno di girare anche i tornelli degli stadi. Credo che questa storia abbia stancato un po’ tutti. Quindi non parliamone più. Rapporto migliore coi tifosi della Roma? Quando accetti di caricarti delle responsabilità sulle spalle, di prendere ogni volta delle decisioni, anche le più impopolari, ma sempre per il bene della squadra, inevitabilmente finisci per scontentare qualcuno e perderne il sostegno. Ripeto, se ho un torto, è quello di aver lavorato sempre per il bene della Roma. Poi ognuno può trarne il bilancio che vuole. Certamente il mio personale mi fa sentire con la coscienza a posto perché so di aver dato tutto me stesso. O forse anche oltre. De Rossi vice allenatore in futuro? Vista l’assoluta qualità del mio staff, mi viene da dire che la possibilità d’ingresso è permessa solo a campioni come lui".