Dopo le sfilate a New York e Londra, è il momento di Milano: la Fashion Week arriva come sempre anche in Italia. Tutti i marchi più famosi del mondo daranno vita a centinaia di eventi in giro per il capoluogo lombardo. È dal 1958 che questa tradizione va avanti. Di stili ne sono passati centinaia, ma la rivoluzione più grande nel mondo della moda rimane quella portata dal calcio.
Dalle gradinate alle passerelle
Il legame tra i due mondi negli ultimi anni è rispuntato fuori con la foto che ha fatto il giro del mondo di Chiara Ferragni che crea un outfit attorno alla maglia del Borussia Dortmund. Ma il rapporto tra moda e calcio ha origini molto meno “borghesi”. Dalle gradinate degli stadi inglesi alle passerelle di tutte il mondo. Lo stile casual negli anni ha conquistato tutti, ma non è stato sempre così.
Il fenomeno hooligans prende piede negli anni ’60, sono loro a far nascere la sottocultura casual all’inizio degli anni ’80 tra Inghilterra e Scozia: Liverpool, Manchester e Aberdeen in testa a tutti. Se ora è “lo stile di tutti”, prima era distintivo per chi apparteneva a una firm inglese (iniziate a nascere nel decennio precedente insieme all’avvento degli Skinheads) e veniva associato anche alle tante violenze a sfondo calcistico di quegli anni.
Come si vestivano gli hooligans
Paradossalmente più il calcio inglese faceva acqua da tutte le parti in quel periodo, più dominavano il calcio europeo. Tra il 1976 e il 1984, Liverpool (4), Aston Villa (1) e Nottingham Forest (2) vincono sette delle otto Coppe dei Campioni che si sono giocate. Questo permette ai tifosi inglesi di girare l’Europa e venire a contatto con le diverse sottoculture ultras. Non a caso sulla sponda rossa del Mersey nasce il fenomeno del casual. Non era tanto una moda per apparire belli, ma aveva uno scopo più funzionale per la vita da hooligan. La polizia, per intervenire nella dilagante ondata violenta, aveva deciso di fare degli arresti a campione se solo indossavi i colori della tua squadra. Quindi il trend casual ha il semplice scopo di nascondersi tra i tifosi normali per evitare di avere scorte e per passare ai cancelli degli stadi senza troppi problemi da parte della polizia. Si nascondono tra la classe operaia quindi le firme meno costose sono ricorrenti. Su tutte le italiane Fila, Sergio Tacchini ed Ellesse oltre a Puma e Adidas. Se si fosse voluto apparire più borghesi ci sarebbe stato il cardigan della Stone Island o la polo di Fred Perry. Scarpe rigorosamente bianche.
Il Casual diventa una vera e propria sottocultura, e il tratto distintivo è il continuo cambio di marchi: da Ralph Lauren fino all’iconico quadrettato del Burberry. Non a caso quest'ultimo brand, nella sfilata a Londra nello scorso settembre, ha avuto come ospiti Saka e Son. La seconda ondata casual avviene nei primi anni '90 diffondendosi nelle nazioni europee più a Nord come Francia, Belgio, Germania e Paesi Bassi. Mentre la terza e ultima arriva alla fine degli anni '90 nel Sud Europa: Italia, Spagna, Grecia e Serbia su tutte. Qui si uniscono le sottoculture casual e ultras. Gli striscioni per farsi identificare rimangono, ma allo stadio ci si va con Stone Island.
Il casual arriva nella moda
Fin qui però il mondo della moda è sempre stato distantissimo da tutto ciò. L’accelerata è arrivata negli anni duemila con la nuova fase del movimento casual. Serviva un abbigliamento ancora più sobrio e ci si ispira al mondo dell'outdoor (Patagonia e North Face). Il casual rimane nelle curve ma riesce ad acquisire credibilità anche fuori dall’ambito calcistico, sorpassando il confine tra stadio e fashion. Una cosa mai successa prima, che ha fatto da apripista all'entrata nel mondo della moda di tante altre sottoculture.
Oggi la moda casual è tra le più diffuse al mondo, un paradosso se si pensa alla stessa parola “anarchica” che si differenzia da stili predefiniti. Ha saputo resistere al cambiamento ed è stata aiutata anche dall’avvento del fast fashion, dove i capi casual sono tra i più venduti e i più semplici da produrre. Uno stile "calcistico" che è arrivato nelle sfilate dei marchi più importanti.