La sua proiezione di calciatore nel futuro, per tutti oggi corrispondente a quel Kylian Mbappé che sta incantando mezza Europa; e quella di se stesso, in panchina. Magari non una panchina qualsiasi, ma quella. Della squadra che definisce "quella del cuore". Thierry Henry ha parlato a Canal Plus, intervistato da Olivier Dacourt: "Io allenatore dell'Arsenal? Non dipende da me, ci sono cose che vanno rispettate. Quando dico che vorrei esserlo, perché è la mia squadra del cuore, questo non significa che io ne abbia il diritto in automatico. Come te, ascolto quello che si dice. E mi viene difficile parlarne perché ho un enorme rispetto per Wenger e per quello che ha fatto. Le persone parlano facilmente, non posso fermarli io. Ma ora sono assistente-allenatore del Belgio e mi sto preparando. Sono pronto? Non lo sono? Non lo sappiamo e non lo sapremo, ma devo imparare questo lavoro".
Inevitabile parlare di Mbappé, a lui più volte accostato (ne abbiamo parlato qui). "Non mi piacciono i paragoni tra giocatori. Mbappé deve diventare Mbappé. Ma, lo dico, è forte. Ooh la la. L'ho incontrato e mi ha dato l'impressione di avere la testa sulle spalle. Mi piace tanto guardarlo giocare, perché quando lo fa, pensa. Perché c'è una cosa che mi infastidisce: parliamo sempre dei giocatori dicendo 'è forte, veloce'... Ma non parliamo mai della testa e del cervello di un giocatore. Quando lo guardo dribblare, lui sta pensando. Pensa quando gioca, usa il cervello e per me è la cosa più importante per un giocatore. Quello è il marchio di chi farà una grande carriera. Se dovessi allenarlo? Quando hai giocatori di talento, cosa puoi dirgli se non insegnarli qualcosa tatticamente? Questo è quanto. Usa il tuo cervello e diventerai un 'killer'. Sviluppa la tua mente, la tua intelligenza e i tuoi movimenti. Non limitarti a guardare la palla, ma osservane il movimento. Capisci velocemente chi è debole in un match e può essere attaccato e chi invece no; capisci tutto del tuo avversario."