Una sua parata ha regalato un punto insperato al Verona e un dispettuccio involontario alla sua ex, la Fiorentina. Magari lo scorso tredici maggio poteva essere lui a difendere i pali della "viola", se cinque anni fa non si fosse messo di mezzo il Manchester United... "Quando ci fu la chiamata passai la notte a guardare il soffitto" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "sarei partito la mattina dopo. Mi hanno accusato di aver fatto questa scelta per soldi, ma non è vero: la mia famiglia non ha preso un euro. Era la voglia di confrontarmi con un mondo nuovo. E' stata un'esperienza formativa ma dura. In Italia a 16 anni vivi il calcio come un gioco, lì è già un lavoro. Hanno più soldi di noi e li investono nello sviluppo dei calciatori. Guardi lo United ora: a causa degli infortuni dà spazio a tanti ragazzi e sono tutti già pronti. Il primo giorno vado in mensa, passano Giggs e Ferdinand e mi salutano. Dopo l’allenamento Rooney e Mata facevano gara di punizioni e mi chiamavano. Ogni tanto entravo nella contesa, tipo che Rooney mi fa: 'Oh, su 10 te ne segno 7'. E io: 'No, no, meno'. Qualcuna gliela paravo, anche se mollava certe botte... Ecco, confrontarmi così giovane con campioni così mi ha fatto crescere". C'era anche un certo Paul Pogba: "Gran personalità, colpi da campione e la reputazione di quello forte. Però forse l’hanno sottovalutato, non pensavano che potesse diventare quello che è ora".
Ora fa interventi decisivi per l'Hellas, anche se non iniziò la carriera tra i pali: "La parata di Firenze? Istinto e testa. La partita stava per finire, azione concitata, c’era un mezzo fallo, pareva fuorigioco... la mia forza è stata rimanere concentrato, poi è venuta naturale: ero piazzato bene, ho seguito la palla. E sono stato bravo a buttarla fuori, a non rimetterla in area. A Firenze mi hanno fatto tanti complimenti. Tra tutti mister Betti, mi allenava nelle giovanili: mi ha fatto l’in bocca al lupo, il primo allenamento al Franchi l’avevo fatto con lui. Gli ho risposto dopo la gara che forse era destino tornarci, in A e con una parata così. Il calcio l’ho sempre avuto in testa. Da bambino non volevo vedere i cartoni, ma le partite con mio padre. Poi mi prese la Spal negli Esordienti, da difensore. Mi allenavo di fianco a dove giocavo con gli amici: tutto il giorno prima in porta al campetto, poi in difesa con la squadra. Un giorno mi misi a martellare l’allenatore dei portieri: 'Fammi provare, sono bravo'. E lui: 'Quando vieni con dei guanti magari...' ".
Rapporto con Toni: "Proprio l’altro giorno mi diceva: 'Ah, sei nato il 18 marzo del 1995? Io il giorno dopo esordivo nel Modena'. Per me avere un compagno campione del mondo è il massimo, lui poi è super, una bandiera. Oltre che IL bomber". Fuori dal rettangolo verde è un ragazzo come tanti: "Seguo il basket, ascolto hip-hop e soprattutto videogame. Se qualcuno vuole sfidarmi, il mio gamertag è thebossPG. Gioco a Nba 2k e a Fifa". Capitolo Nazionale: "Qualsiasi Nazionale è un mio obiettivo. E anche se mi chiamano in U20, ci vado con piacere e do il massimo. Donnarumma? Nella nostra posizione abbiamo tanto da perdere: il difficile è ora, nel confermarci, sentirci arrivati a quest’età è il peggio che possa capitarci. So di essere forte ma anche di poter essere più forte. Io posato? Mi accusano del contrario, di avere un carattere che va un filo oltre. Ma non credo. Ho una personalità forte, sono estroverso, ma sempre nel rispetto di tutti. Un po’ di follia ci vuole, però se c’è da essere seri ci sono. Il portiere non può mai togliere la testa dalla partita, serve anche equilibrio".
Italia del Mondiale 2022? Lui c'è: "Io in porta, Romagnoli e Rugani centrali, Florenzi a destra, Darmian a sinistra. Poi Verratti, il più forte degli italiani, con Baselli e Cristante. Davanti Insigne, Berardi e Bernardeschi".