Due anni in mezzo in giallorosso, in tempo per usufruire degli ultimi lampi di classe di Totti. Gervinho ha poi preferito i soldi della Cina, ma porta la Roma nel cuore e non perderà il big match di San Siro:
"Sono partite come quella di stasera che ti fanno sentire nostalgia del campionato italiano" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Al Milan segnai nel 2-0 all’Olimpico, ma fui protagonista anche al Meazza all’andata… Tifo Roma, è ovvio. Resto un grande tifoso. Nel Milan gioca il mio amico e connazionale Kessie, al quale auguro di disputare un’ottima stagione e di essere in forma per aiutare la nostra nazionale a qualificarsi per la Coppa del Mondo. Scudetto? Rispetto a quando c’ero io sono cambiati parecchi calciatori, ma la Roma resta un top club: c’è il grandissimo desiderio di vincere dell’ambiente".
Gervinho torna sull'addio di Totti: "Tutti sapevano che prima o poi sarebbe arrivato quel giorno, ma avrebbe potuto giocare ancora qualche anno. Ho seguito gli ultimi scampoli di gare ammirando un capitano ancora in grado di fare la differenza. Forse gli è stato imposto di voltare pagina… ma il fatto che abbia accettato questo ruolo dirigenziale è una cosa importantissima. Certo, vedere una partita della Roma senza Totti è molto strano. Io sono orgoglioso di aver condiviso con lui tanti bei momenti. Nessuno sa metterti in porta come lui. E per me che andavo spesso in contropiede o sul filo del fuorigioco i suoi assist no look erano il top. Eh sì, mi manca un compagno così. Ma parliamo di una leggenda, uno dei più grandi giocatori al mondo degli ultimi 30 anni. Aver giocato con lui è stato un premio".
Ricordi giallorossi? Per l'ivoriano sono i tifosi e i giallorossi nei primi posti del podio: "Prima di tutto i tifosi: l’atmosfera del derby... Potrò dire ai miei figli di non averne mai perso uno (ride, ndr)! Il primo anno centrammo il record di vittorie, chiudendo alle spalle della Juventus. Peccato non aver vinto nulla". L'ex esterno giallorosso torna sull'addio ai giallorossi: "Volevo rimanere alla Roma, poi l’esonero di Garcia cambiò tutto. La società a quel punto fissò il prezzo del mio cartellino, l’Hebei si fece avanti e andai, nonostante Spalletti mi disse che avrebbe voluto proseguire con me. Spalletti-Garcia? Rudi è come un padre per me. Grazie a lui sono diventato un giocatore di alto livello. Su Spalletti non posso dire molto, ho lavorato poco con lui".