Joe Hart sei mesi dopo. Il numero uno dell'Inghilterra traccia un primo bilancio dell'avventura italiana e si racconta a 360 gradi attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport. Si parte dal livello di apprendimento dell'italiano e della serie A:
"Capisco più di quello che riesco a dire e comunque a un numero sufficiente per “guidare” in campo, facendomi comprendere in italiano" - attacca Hart - "Google translate non lo uso più, l’ho giurato. Non penso che sia strano essere qui perché è la mia vita. A volte il calcio è pazzo, questo l’ho imparato: ora lo trovo un normale passaggio della mia carriera. Ho conosciuto un’altra prospettiva del calcio, diversa. Vivo bene in una bella città, gioco in una squadra con gente e tifosi fantastici e ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Non solo nel calcio. Il mio pregio più grande? Ditelo voi. Io credo di avere un talento naturale, che emerge perché amo giocare a calcio: se arrivo ad essere fisicamente e mentalmente al massimo è grazie a quell’amore. Difetto? Non sono mai contento di me e dunque dico tutti: devo migliorare in tutto. So di non essere perfetto, dunque so che può capitare e che non si può cambiare quello che ormai è successo: questo è il calcio".
Errore contro l'Islanda agli scorsi europei: Hart se l'è perdonato? "Non dormirci no, ma è stata una situazione molto difficile: diciamo che andare in vacanza non fu una passeggiata. Ma una delle cose migliori del calcio è che ti dà sempre un’altra opportunità. Anche con la Nazionale, e si chiama qualificazioni al Mondiale". Il numero uno inglese è stupito dalla serie A: "Io sono orgoglioso dei portieri inglesi: la loro abilità non cambia se giocano in top club o club normali, e ovviamente la prima cosa è più facile. Però è vero che il livello della Serie A è impressionante: in generale, non solo dei portieri. Milan? Giovedì ho avuto una conferma: i suoi risultati non sono un caso, è una squadra da rispettare molto.Donnarumma impressiona: full stop, nulla da aggiungere. Ovvero: stupisce lui, non il fatto che abbia appena 17 anni. Quello, semmai, aggiunge fascino. Si vede che è al top perché si allena al top: l’età potrà solo farlo diventare migliore, ma è come se avesse già una grande storia alle spalle".
Parole al miele per Belotti: "Andrea è simile a tutti i grandi attaccanti, inglesi e non inglesi. Paragone difficile perché è una punta speciale: lui è Belotti, e basta. Di Belotti fa paura L’istinto per il gol, la sua personalità e il fatto di essere un team player: quanto ha sempre in testa la squadra e quanto lavora duro per aiutarla. Ljajic ? Amo il talento di Adem: sei sorpreso se non segna o non fa un assist, e questo è complimento. Mihajlovic chiede di più tutti, ma chi si arrabbia a prescindere con Ljajic deve capire che è impossibile essere decisivi in tutte le partite". Futuro, Hart rimarrà nel Torino? "Oggi ho in testa solo il Toro perché il mio unico focus è su oggi: al massimo penso alla partita di domani con il Milan. Non è per non rispondere: io ragiono solo così, davvero. Contrattualmente sono del City, il resto si capirà la prossima estate: stop. Ora sono del Torino e penso al Torino: stop. Cina? Non credo che cerchino portieri... Questa estate ho definiti questa esperienza eccitante, ora la definirei sorprendente. Ma ora manca il passaggio successivo: rendere questa stagione un successo".
Su Conte e il suo Chelsea: "Il Chelsea per me non è un sorpresa, e neanche lui: come manager ha sempre avuto successo, e succede anche perché è stato un ottimo calciatore. Come Mancini e Mihajlovic. Fare previsioni sulla Premier è troppo difficile, accadono spesso cose imprevedibili e io lo so bene: ne ho vinta una in modo pazzo e una ne ho persa in modo imprevisto. In Italia dico Juve, e la finale di Champions credo sarà molto simile a quella degli ultimi anni". Hart si descrive anche nel privato: "Ho una vita molto semplice: sto con la famiglia e gli amici, mi riposo, giro la città, se posso mi dedico agli altri. All’Epifania siamo andati a portare regali a bambini di famiglie in difficoltà: è stato speciale vederli sorridere così. Premier? Capita di guardarla, ma ora la mia priorità è la Serie A, dunque cerco di guardare calcio italiano. E’ comprensibile che il mondo guardi più il calcio inglese, perché complessivamente la Premier è più “visibile”, c’è molta più offerta. Ma giocando da voi ho scoperto come gli italiani vivano con orgoglio e passione il fatto di tifare per le proprie squadre".