Immaginatevi la concentrazione di un portiere poco prima di entrare in campo. Come la prepara? A chi penserà? Cosa gli passerà per la testa? “Io, nel pre, mi metto le cuffione e ascolto Guns N’ Roses e Metallica”. Insomma, roba pesante. “Ma non ti stordisce!?”. Macché. “Mi carico”. Alla faccia della serenità. In effetti, quando poi Emil Audero si mette i guantoni e va in porta, vola da un palo all’altro che neanche i migliori gattoni. La classifica gli sta dando ragione: il suo Venezia si trova a un punto dai playoff matematici di serie B. “Vogliamo continuare a sognare. Daremo tutto fino alla fine, anche perché un risultato del genere non era assolutamente preventivato a inizio stagione”. Emil è sicuramente uno dei protagonisti di questa incredibile ascesa, anche dati alla mano, o tra le mani, sue ovviamente perché prende pure loro: “sei arrivato a dodici clean sheet stagionali!” con la Juventus, proprietaria del suo cartellino, decisamente soddisfatta. Lui replica quasi sorpreso. “Sai che non ci avevo mai fatto caso? Adesso che me lo fai notare cercherò di migliorare questa striscia”. L’importante è che non diventi un’ossessione. “Eh, adesso lo è!”. Ambizioso e ironico. Ma non così pazzo come si dice dei portieri. “Io sono atipico! Me l’hanno sempre fatto notare, perché generalmente i portieri sono un po’ così, fuori di testa, ma io sono tranquillo, anche nei fatti”. E il suo modo di fare, così sereno, infonde sicurezza a tutta la difesa, nonostante sia un ragazzino di appena 21 anni. “La solitudine di chi sta in porta la vivo come una sfida perché rimanere in partita per 90 minuti e farsi trovare pronti nel momento decisivo è l’aspetto più complicato del mestiere. Che si può allenare, è vero, ma fino a un certo punto. Poi quando fai bene lo noti subito ma quando sbagli son guai. Serve essere reattivi e forti mentalmente”. Emil ragiona da grande perché dai più grandi ha imparato tantissime cose, Buffon in primis. “Per me è sempre stato sia un modello da seguire che un esempio di vita”. E allenarsi fianco a fianco con uno così, per anni, non dev’essere stato affatto male. “Era come vivere un sogno al giorno. Un’emozione continua”.
Un metro e novanta di… romanticismo. Insomma. “Il gesto più bello in assoluto che io possa fare è chiedere la mano per sposarmi. Quello è il gesto che conta, non cenette o mazzi di fiori”. Ma c’è tempo per questo passo. Prima testa al campo, ma senza scaramanzia. Anzi. “Diciamo che non faccio cose strane o particolari. L’unica, forse, è che poco prima di entrare, finito il riscaldamento pre partita, mi metto sempre il parastinco destro prima del sinistro”. Emil Audero, alias “Pacquiao”, pugile e politico filippino: il soprannome che gli hanno rifilato i compagni di squadra. “Ma è una cavolata! Mi accostano a lui per la forma degli occhi, un po’ allungata. Sanno anche loro che non è così”. Certo, due sport totalmente differenti. Ma dal calcio al fantacalcio il passo è breve. “Lo sai che per qualche anno sei stato il giocatore più comprato dai fantallenatori? Audero a 1 una garanzia”. Lui ammette, in esclusiva. “In tanti me l’hanno detto! Ho ricevuto anche qualche minaccia del tipo ‘mi raccomando fai bene, non fare stupidaggini’. Alcuni mi prendevano di default senza sapere chi fossi, normale che non mi conoscessero”. Umiltà al primo posto. In alto tra le chat il suo gruppo di WhatsApp preferito: “Quello di Call of Duty! Nel tempo libero io perdo ore e ore su giochino. E’ anche un modo per fare due risate”. Le stesse che si faceva, a Torino, con due giocherelloni molto speciali. “Chi è più simpatico tra Pogba e Morata? Il primo è matto, un matto vero! Una bravissima persona, buonissimo ragazzo. Ma stravagante. Con Alvaro avevo legato tantissimo, parlavamo spesso. Fa ridere! Scherza sempre”. Emil invece non scherza per nulla e sogna un finale di B da sogno. Alla colonna sonora ci pensa lui. Sempre roba pesante.
Data: 04/05/2018 -