"Se non avesse trovato un club, non l'avrei portato" parola di Lars Lagerback, il ct dell'Islanda che ad Euro2016 ha portato anche Eidur Gudjohnsen. Trentasette anni, un curriculum di tutto rispetto in una carriera lunga 22 anni. Un campionato olandese, due Premier League con il Chelsea, una Liga con il Barcellona. E ancora una Champions League e una Supercoppa Europea sempre in blaugrana. Insomma, un totale di 14 trofei nella sua personale bacheca. Mourinho, Ranieri, Rijkaard tra gli allenatori che hanno avuto in squadra questo vichingo di Reykjavik, un vulcano islandese come l'ha ribattezzato Mou. Ritiro? Sì, ma per poco. Nel novembre 2013 ecco l'addio, che in realtà è stato solo un arrivederci, perchè nel marzo 2015 rieccolo con la maglia della nazionale e di nuovo impiegato per tre gare di qualificazione per Euro2016. Il richiamo del campo è troppo forte e il calcio gli dà il bentornato.
Sempre col vizio del gol. Un simbolo in patria, da quando scrisse una pagina di storia del calcio internazionale sostituendo il padre in una partita di nazionale (era il 24 aprile 1996 e l'avversario era l'Estonia): mai si verificò un evento simile. Idolo quindi per l'Islanda, reduce dalle sue due prime gare giocate per la prima volta in un Europeo: due pareggi e il match con l'Austria nel mirino. Con tanto di debutto ad Euro2016 ieri, entrando all'84' al posto di Sigthorsson a 20 anni di distanza dal vero e proprio esordio in Nazionale. Sostituendo chi? Semplicemente, suo padre Arnor: fuori il "9", dentro il "13". In fondo, in una carriera e in una storia così, nulla può essere banale: rinascita e seconda giovinezza per il vichingo Gudjohnsen. Pronto a godersi ancora almeno una gara di uno storico Europeo conquistato.