"Mi sento un po' la testa pesante, ma il peggio per fortuna è passato. Ora sono a casa a Gragnano, in famiglia: mi è stato prescritto riposo assoluto, ma non è semplice”. La voce di Giuseppe Gargiulo, difensore 20enne del Gravina, dall’altro capo del telefono, è vibrante: chiaro intento di reagire di fronte a una sorte che domenica scorsa stava per diventare beffarda. Minuto 25 di Team Altamura-Gravina, derby del girone H di serie D: palla in volo, Gargiulo salta con l’avversario Raffaele Gambuzza, difensore dei padroni di casa. Palla in volo, Gambuzza trova sfera e nuca dell'avversario, che stramazza al suolo senza conoscenza.
Il silenzio prende il posto dell'entusiasmo, la tensione cresce, Gargiulo è trasportato d'urgenza all'Ospedale della Murgia. Minuti drammatici, cancellati dalla notizia che il calciatore classe 1997 aveva ripreso i sensi nel nosocomio. Il nastro dei ricordi si riavvolge: “Ho in mente questo rilancio del nostro portiere che sta arrivando, io che salto per spizzare la palla e da lì niente più –racconta a gianlucadimarzio.com- mi sono svegliato in ospedale e la prima cosa che ho chiesto al dottore è stata “quanto stiamo”? Martedì posso tornare ad allenarmi?”. Un fiume in piena: “Appena mi sono svegliato non riuscivo a muovere gli arti – spiega Giuseppe sorridendo- ho paura dell’ago e il primo istinto è stato quello di muovere il braccio quando ho visto che stavano cercando di infilarmene uno per il drenaggio”.
Rivedere le immagini di quell’infortunio non gli ha “dato fastidio –assicura- ricordavo cosa fosse successo un attimo prima dell’impatto, ma non i momenti successivi. Anzi, voglio cogliere l’occasione per ringraziare il dottor Bruno del Gravina: mi hanno detto che mi è stato molto vicino in quelle ore”. La sua squadra, per decisione del Giudice Sportivo, ha perso 3-0, ma Gargiulo avrebbe un gran voglia di rigiocare quella partita. Dopo l’impatto di domenica ha ricevuto diverse telefonate (“Mi hanno chiamato dirigenti di società importanti, anche del settore giovanile della Roma, è stato un piacere sentire la voce del mio ex allenatore mister Coppitelli”), ma il primo volto che ha riconosciuto è stato quello della sua fidanzata, Angela: “Le ho chiesto di chiamare a casa e tranquillizzare mia madre, lei non viene a vedere le mie partite e resta a casa a rassettare perché ha paura che io mi faccia male” spiega Giuseppe. Tra le visite, quella di Gambuzza, immortalata con un selfie: “Raffaele è stato il primo a piombarsi in ospedale dopo gli accertamenti –racconta Giuseppe - sono sicuro che lui non l’abbia fatto apposta. La paura è stata tanta e l’ho letta nel suo volto. Ancora stamattina ci siamo sentiti”.
Il peggio è alle spalle. Così oggi per questo 20enne nato in provincia di Napoli, cresciuto nel settore giovanile della Roma e “simpatizzante della Juventus”, arrivato a fine ottobre a Gravina dall’Arzachena, è tempo di buoni propositi: “Mi hanno detto solo che per ora devo stare fermo, riprenderò a correre tra un paio di settimane. Tra 30 giorni ho un’altra Tac per vedere come sta andando. Ma domenica voglio andare allo stadio a vedere i miei
compagni” rilancia: c’è Gravina-Audace Cerignola. Una presenza per ripartire, prima del regalo chiesto sotto l’albero di Natale: “Spero che questa cosa mi renda più forte e mi aiuti a raggiungere l’obiettivo che è quello di ogni calciatore: giocare tra i professionisti e cercare di permettere a mia madre Giuseppina (responsabile call center di un’azienda di surgelati, ndr) di smettere di lavorare. Lo merita". Cuore d’oro.