Un gol e un errore clamoroso. Le 400 partite con la maglia del Real Madrid e la fascia da capitano. Il numero nove blanco che da nove anni è solo suo. Nella gara contro il Las Palmas c’è tutto Karim Benzema, “l’attaccante moderno che non è soltanto gol”. Parola di Zinedine Zidane, francese come lui, uno che con le sue sentenze spesso riesce a calmare una tifoseria insoddisfatta e rumorosa. Tante volte Karim è uscito dal campo fischiato, tante volte non è riuscito a trasformare i mugugni del Bernabéu in applausi. Colpa di alcuni errori veramente clamorosi, ‘colpa’ anche di un pubblico molto esigente, abituato a chiedere di più. Ancora e ancora. Non importa se nelle tue 400 presenza con il Real Madrid hai segnato 190 gol, arriverà sempre un Morata, un Higuain, un Asensio di turno che i sondaggi della stampa vorranno vedere in campo più di te.
Benzema ha festeggiato 400 partite con la camiseta blanca, ha segnato (su rigore) e ha sbagliato. Come al solito i social non lo hanno perdonato. La Nazionale francese non lo considera da tempo, con la squadra ora guidata da Deschamps il rapporto è stato spesso conflittuale. Nel 2013 spiegava di non voler cantare la Marsigliese pur amando la Francia: “Nessuno può costringermi a farlo, non è così che segnerò una tripletta“. Anche Zidane restava muto durante l’esecuzione dell’inno, oggi invece quando si tratta di difendere il suo attaccante - che lui si ostina mandare in campo anche quando non sembra esserci una vera ragione - non si tira mai indietro. Una parola buona sempre garantita e lo stesso discorso vale per Cristiano Ronaldo che più di una volta ha invitato il Bernabéu a non fischiarlo, a incitarlo. Anche pubblicamente, davanti alle telecamere e con gesti plateali. CR7 ama giocare con lui, lo spogliatoio è con lui.
Personaggio particolare, Benzema. Il ragazzo di periferia introverso e tenebroso diventato stella a Lione. In Francia Karim ha mostrato un repertorio praticamente infinito, giocate da fantascienza e gol pregevolissimi. I portieri spesso ridicolizzati, i movimenti da centravanti immarcabile. I 35 milioni di Florentino Perez lo strappano al Lione e lo portano nella Liga, nella squadra più importante della storia che oggi è ancora il suo presente. Oltre le critiche, oltre i dualismi. Benzema (come tutti i suoi compagni) deve fare sempre di più, deve sbagliare meno per guadagnarsi almeno un cenno di approvazione dei suoi tifosi. Il Real Madrid è il suo club ma anche la sua nazionale, visto che di Mondiale con la Francia nemmeno se ne parla più. Storie di campo e non solo… Le merengues sono l’unico grande palcoscenico del numero 9. Dalla Liga alla Champions, competizione vinta tre volte negli ultimi quattro anni e in cui Benzema ha festeggiato le 100 presenze nell’ultima partita contro il PSG. 53 i gol, 25 gli assist. Perché è un attaccante moderno, direbbe Zizou.
Adesso c’è la Juve, di fronte c’è Gonzalo Higuain. Il giocatore che ha lasciato Madrid per trovare il suo spazio senza “il Benzema” che mettesse in discussione la sua titolarità. O Gonzalo o Karim, Perez scelse il francese è spedì l’argentino - acquistato nella precedente gestione Calderon - a Napoli in cambio di 37 milioni. Torna attuale il dibattito durato da 2009 al 2013: Benzema o Higuain? Parola al campo, come sempre. Lì dove Karim segna, sbaglia, divide. Nelle 400 gare giocate con la maglia del Real c’è tutto il mondo dell’attaccante. Il buio e la luce, sempre alla ricerca di un gol per allontanare critiche e fischi.