Una gioventù passata tra i “grandi” e una voglia matta di tornarci. Sono passati quasi 9 anni da quando un giovanissimo Michele Marconi, con la maglia dell’Atalanta, segnava la sua prima rete in Serie A contro il Genoa. Dopo quel gol, via al girovagare per l’Italia: 6 mesi al Grosseto in B e poi tanta, tantissima Lega Pro, sempre in prestito dai nerazzurri. Il sogno di tornare a Bergamo, per mostrare il suo vero valore, si allontanava sempre di più. “L’Atalanta oggi è quarta in Serie A con un gruppo di giovani formati proprio dal settore giovanile nerazzurro - racconta Marconi ai microfoni di gianlucadimarzio.com -. Anche 10 anni fa, era risaputo che il vivaio dell'Atalanta fosse tra i migliori in Italia, vista la lunga tradizione di talenti cresciuti lì. Non a caso, per andare a Bergamo, rifiutai l’offerta del Milan”. Qualcosa poi è andato storto. “Quando giocavo nell’Atalanta, il presidente Ruggeri si ammalò e il settore giovanile visse un periodo di crisi. Non posso dire che, se le cose fossero andate diversamente, oggi sarei un big. Ma persino uno come Bonaventura andò in prestito al Pergocrema…”.
Oggi, a 27 anni, Marconi gioca nel Lecce, che a gennaio l’ha acquistato in prestito con diritto di riscatto dall’Alessandria. L’inserimento nel gruppo è stato straordinario: titolare nelle ultime due gare, Marconi ha deciso entrambe le sfide. E ha regalato sei punti fondamentali per difendere il primo posto del girone C. “A quasi 28 anni, Lecce potrebbe essere il mio ultimo treno per tornare nel “calcio che conta”. Ci penso e non ci penso, ma quello di giocarmi le mie carte in Serie B è un obiettivo che non voglio mollare”, dice l’attaccante.
“Non ero mai partito così bene e nemmeno io mi aspettavo che sarei andato così forte” confessa l’attaccante. “Dopo essermi sbloccato - continua il bomber -, voglio migliorare sotto ogni punto di vista e aiutare i miei compagni”. A Lecce, intanto, si godono i suoi… Bat-gol. Sì, perché Marconi è diventato l’ultimo supereroe giunto alla corte di Padalino: dopo “Hulk” Torromino e “Superman” Caturano, anche lui si è aggiunto al gruppo dei “super” attaccanti giallorossi. Gol decisivo - il secondo consecutivo dopo quello a Reggio Calabria - contro la Vibonese e via di corsa verso la panchina, pronto ad indossare un cappello di Batman. “E’ nato tutto quando, la scorsa settimana, sono andato all’allenamento con quel berretto. Mancosu aveva insistito perché lo portassi sabato in panchina per esultare in modo speciale se avessi segnato. Ho ceduto giusto perché era Carnevale e alla fine…ha portato bene!”, dichiara il numero nove giallorosso. Non c’è spazio, però, per la scaramanzia: “In panchina non lo porto più”.
Chi invece è in panchina da un paio di partite è Caturano, capocannoniere del girone C di Lega Pro. L’attaccante giallorosso, costretto al riposo da un lieve infortunio, ha lasciato spazio al nuovo arrivato, che lo sta sostituendo nel migliore dei modi: “Io e Sasà siamo molto diversi; lui è più mobile e scattante, a me piace giocare spalle alla porta. Noi due insieme in campo? Certe valutazioni le fa l'allenatore”, commenta Marconi.
A lui, invece, spetta fare gol, per trascinare il Lecce in quella Serie B che, da giovanissimo, aveva potuto appena assaporare. La determinazione e la grinta non mancano, considerando anche i sacrifici che l’attaccante ha fatto pur di arrivare a Lecce: “Nonostante abbia giocato in tante squadre, mai mi ero allontanato dal Nord; quando ho saputo che il Lecce mi cercava, non nego di essere stato un pò scettico. La distanza da casa (Bergamo, ndr) mi spaventava”. Alla fine Michele ha ceduto: “Come potevo dire di no ai giallorossi?”. L’ambientamento è stato veloce, i gol sono arrivati presto: adesso, insieme al suo Lecce, può rincorrere l’obiettivo finale: “Voglio vincere ‘sta “benedetta” Lega Pro!”.