Fame di derby britannici e di stadi inglesi, dopo l'Old Firm di Glasgow è il turno di Manchester. Dal Celtic Park all'Etihad Stadium, tutto nel giro di quattro giorno. Si parte da Dumfries (Scozia) dove alloggio e decido di affittare una macchina: è mezzogiorno circa e mi attende un lungo viaggio. Nei progetti iniziali avrei dovuto visitare lo stadio numero 345 della mia "carriera", ma lungo la strada si sono presentate 5 occasioni irripetibili. La più irresistibile? Il "Macron Stadium" di Bolton. Dopo una lunga e serrata trattativa con il guardiano della tana dei Wanderers, riesco a convincerlo a farmi entrare. Niente male per una squadra che è appena stata promossa dalla serie C1 alla serie B inglese: stadio "salotto" da ben trentamila posti. E dopo aver messo l'ennesima "bandierina" alla mia personalissima cartina, io e il mio amico Sean ci rimettiamo in viaggio per Manchester.
Arrivo un'ora prima dell'inizio del match e come in ogni derby che si rispetti, la tensione fra i tifosi fuori dallo stadio è già alta: d'altronde City e United si giocano un posto nell'Europa che conta. Un gruppo di tifosi dei Red Devils arriva in corteo, cantando e inneggiando i propri colori, "scortati" dalla polizia a cavallo, ma tutto rimane nella norma. I tifosi dei Citizens, rispondono alla "provocazione" con i loro cori. Entro a partita iniziata, e passo dopo passo, scalino dopo scalino, i decibel aumentano: la bolgia dell'Etihad Stadium riscalda la fredda serata primaverile di Manchester. Tutto esaurito per due squadre tra le più forti d'Europa.
Il tifo proviene solo dalla mia destra, dove sono situati sia i tifosi dal Man United, nel settore ospiti dedicato a loro, divisi con due cordoni di steward dal resto dello stadio, sia la parte calda del tifo dei Man City. Bellissimo il coro dedicato a Jose Mourinho, sulle note di "I'm into something good" degli The Herman's Hermits: "Woke up this morning feeling fine, got Man United on my mind. Josè is got playing the way United should. Something tells me I'm into something good". Che tradotto sarebbe: "Mi sono svegliato bene questa mattina, il Manchester United è nella mia testa. Josè ci fa giocare bene come lo United dovrebbe, qualcosa mi dice che sta cominciando qualcosa di buono".
Citizens che rispondono intonando un coro sulle note di "HeyJude" dei Beatles. In campo Il City fa la partita, lo United si barrica in difesa anche dopo l'espulsione di Fellaini, per una "capocciata" ad Aguero, che fa arrabbiare tutto il pubblico di casa. Siamo quasi alla conclusione del match quando ho la fortuna di assistere al famoso "Glory, Glory Man United" cantato nel settore ospiti dei Red Devils.La partita finisce 0 a 0 ed è da pelle d'oca il coro che gli oltre cinquantamila tifosi del Man City presenti si alzano in piedi acantare: "Don't look back in Anger" (Non guardare il passato con rabbia), famosissima canzone degli Oasis, gruppo rock britannico, nativo a Manchester e super tifosi dei Citizens. Si conclude così il "mio" derby di Manchester, con una X anche sull'Etihad: e siamo a 350...
A cura di Federico Roccio