Una vita dedicata al calcio, con il cuore diviso a metà. Da un lato il biancoceleste della Lazio, la squadra che lo ha cresciuto e portato in Serie A, dall’altro l’azzurro del Napoli, con cui ha ottenuto il successo più grande della carriera. Romano doc, quartiere Trastevere. Bruno Giordano era il classico scugnizzo cresciuto con il pallone sempre sotto il braccio, a giocare tra le strade della città. Tra campo e panchina ha già dedicato più di 40 anni al calcio ed ora, a 60 anni, ha ancora l’entusiasmo e la voglia per iniziare una nuova avventura. In Serie D, a Gragnano: una città in provincia di Napoli, dove la sua presenza ha già scatenato l’entusiasmo della piazza. Lì sarà direttore generale…
“Già conoscevo i dirigenti di questa società ed era un qualcosa che mi stimolava parecchio – racconta Giordano a GianlucaDiMarzio.com - Ma sarò un direttore generale che si occuperà molto di questioni tecniche, senza entrare in altre situazioni. C’è un bel progetto, anche se di progetto si parla sempre meno di frequente in Italia. Ma qui c’è un modo genuino di fare calcio, che mi ha trovato subito perfettamente d’accordo. Mi auguro di poter dare tanto perché, essendo alle porte di Napoli, sento che c’è già tanto fermento nella gente. Voglio riempire lo stadio, ottenere dei risultati, dare una certa impronta e organizzazione alla società. Cercare di costruire un qualcosa che possa far parlare, al di là della mia presenza”.
Gragnano, nel mondo, è conosciuta come Città della Pasta. Ma ora, Bruno Giordano, vuole far sì che di questo paese si parli anche per il calcio. “La pasta mi piace tanto, e quella che viene prodotta qui si mangia in tutto il mondo. Ma ora vogliamo che Gragnano venga conosciuta anche per il calcio. Due anni fa questa società era ancora in Eccellenza ma noi cercheremo sempre di crescere. Ovviamente con un occhio al bilancio, facendo le cose con calma. Cercando di portare quei valori che in Italia si stanno un po’ perdendo. Da noi ci saranno sempre cancelli aperti quando ci alleniamo, vogliamo che la città di Gragnano partecipi quotidianamente”. Proprio come quando il Napoli di Giordano trionfava in Italia. Il centro sportivo di Soccavo era sempre aperto al pubblico ed i tifosi azzurri accorrevano in migliaia, ogni giorno, per vedere Maradona che mostrava sempre giocate nuove. E chissà che di quel Napoli non possa partecipare qualche altro nome importante al progetto Gragnano: “La società si è costituita da poco e non c’è fretta. Il nostro progetto è ambizioso, quindi coinvolgeremo altra gente. Sul territorio napoletano, ad esempio, c’è un personaggio come Bruscolotti che da anni fa il dirigente”.
E se la carriera da calciatore gli ha regalato tante gioie, quella da allenatore non ha rispettato le aspettative: “Quando sei un giocatore dipende molto da te, se sei bravo devi dimostrarlo. L’allenatore, per fare bene, ha bisogno invece di tante cose, in primis di una società forte. Cosa che spesso non ho avuto. Alcune società sono addirittura fallite dopo, questo non ti permette di allenare come vuoi”.Ed ora, per Giordano, è iniziata una nuova vita: quella da direttore generale. Partenza: Serie D. Arrivo? Chissà. La sfida è suggestiva, l’entusiasmo c’è. Così come la voglia di vincere ancora, proprio come negli anni con l’amico Diego.