Christian è un ragazzino di 18 anni che sta vivendo un sogno. Ha trasformato la sua passione in lavoro e riesce a fare così bene il suo mestiere che è già arrivato a buonissimi livelli. Ma che sia un attaccante del Cittadella, che giochi in B e che abbia segnato il suo primo gol sabato contro il Latina non l’ha cambiato di un centimetro. 'Montarsi la testa’ non sa nemmeno cosa voglia dire. Christian è sempre il solito ragazzino di 18 anni. Educato, umile, serio. Di poche parole, ma buone e sincere. Gli chiediamo un’intervista e lui replica con “posso prima rispondere a tutti i messaggini che ho ricevuto?” perché nella vita si è dato delle priorità. La famiglia, per esempio. “Dovevo e volevo rispondere soprattutto a mio fratello. Era felicissimo. Sai, lui vive in Costa d’Avorio con mio padre e ogni weekend cerca di guardare le nostre partite in streaming, però fa fatica, la linea non prende quasi mai. Quando si è accorto che avevo segnato mi ha scritto immediatamente”. Messaggi e chiamate, anche al pasticcere di Cittadella. “Ieri ho portato le paste in spogliatoio, prima dell'allenamento. Dovevo. Lo fanno tutti dopo il primo gol, questa volta è toccato a me”. Per fortuna. Christian ha 18 anni ma è arrivato in Italia a 15. Giovanissimo. Solo. “E non sono ancora tornato in Costa d’Avorio! Devo farmi un regalo e comprare il biglietto per il mio paese, non vedo l’ora di rivedere i miei genitori”. Il prossimo obiettivo è già fissato. E non sono i gol.
“Giocavo per strada”. Con una maglia di Maradona addosso. “Un giorno papà è tornato con quella ’10’ dell’Argentina, per il mio compleanno. L’ho usata tantissimo, fino a consumarla”. E studiava. “Assolutamente. Bisognava. Altrimenti papà si arrabbiava. Un giorno gli dissi che avrei saltato scuola per allenarmi e giocare a calcio, però lui la prese molto male e tuonò: non esiste! Alla mattina studi, al pomeriggio vai a giocare”. Christian Kouame poi ci racconta un aneddoto ben preciso. “Nei giorni precedenti alla mia partenza per l’Italia c’era una finale di quartiere che dovevo e volevo giocare. Papà però s’impuntò: 'Tu non la fai questa partita, poi rischi di farti male e non puoi più partire’. Io sono comunque corso al campo, di nascosto”. E? “Mi ha raggiunto, è entrato in campo e davanti a tutti mi ha preso sotto braccio e portato fuori. Non ci volevo credere. Per fortuna è intervenuto il signore che mi aveva organizzato i provini, è riuscito a tranquillizzarlo”. Dulcis in fundo. “Quando sono tornato a casa, gli ho portato la Coppa e detto ‘visto papà, non mi sono fatto nulla’ così abbiamo fatto pace. Perché si era arrabbiato davvero tanto”.
Il primo a notarlo è stato Paolo Toccafondi, presidente del Prato. “In quel provino in Costa d'Avorio ho segnato il gol del 3-2 finale. Stavamo perdendo 2-0". Rimonta che gli vale un sogno azzurro. In Italia, Kouame esordisce alla Sestese, nell’Eccellenza toscana. Perché il Prato non poteva ancora tesserarlo. “Poi sono stato un anno in prestito al Sassuolo, sei mesi al Prato in Lega Pro e altri sei mesi in prestito in Primavera dell’Inter”. Christian ricorda come “mi emozionavo solo nel guardare gli allenamenti della prima squadra. Osservavo soprattutto gli attaccanti: Icardi, Ljajic, Jovetic… che forti. Jo-Jo mi lasciò di stucco”. Ma l’idolo è un suo connazionale. “Drogba. Ci siamo anche incrociati una volta, che momenti. Amo il suo modo di smarcarsi, muoversi, segnare. Stimo moltissimo anche Eto’o. Prima delle partite guardo molti video su Youtube, di Drogba, Eto’o, ma anche di Icardi. Così imparo più velocemente come si fa”. Guarda e studia. Anche per la patente. “Sto frequentando i corsi”. Perché a 18 anni bisogna pensare anche a quello, non solo ai gol. “Sono entrambi due miei obiettivi”. Senza dimenticare la famiglia. La priorità per un bravo ragazzo come Christian Kouame.