“Essere padroni del campo e comandare il giuoco”. Un diktat da seguire ovviamente con i giocatori più forti in circolazione. Silvio Berlusconi festeggia ottant’anni, trenta dei quali alla guida del Milan. Per il presidente rossonero quello di oggi sarà (closing permettendo) l’ultimo compleanno rossonero. E nel giorno dedicato all’apertura dei regali chissà che nella sua mente non tornino anche tutti i calciatori più sognati e desiderati che lui stesso si è regalato dal 1986 in poi. Qualche aspettativa delusa, tante le gioie vissute con quelli che Berlusconi ha abbracciato come “pupilli” della sua squadra. Da Donadoni in poi, più di Kakà, Ibrahimovic o Pirlo, ecco chi ha stregato il cuore del primo tifoso rossonero negli ultimi trent’anni.
ROBERTO DONADONI – Il primo giocatore voluto e tesserato personalmente dal neo presidente rossonero. Il ventitreenne centrocampista dell’Atalanta - già promesso sposo della Juventus - lo convince con la sua velocità e duttilità. Così Berlusconi invita a cena il presidente nerazzurro Achille Bortolotti e lo strappa all’avvocato Agnelli. Quello che era considerato un giovane promettente a Bergamo diventa un giocatore fondamentale nel Milan di Sacchi prima e di Capello poi: in dieci anni vince diciassette trofei nazionali e internazionali.
RUUD GULLIT - Il colpo di fulmine con l’olandese scatta a Barcellona. Dalla tribuna del Camp Nou, il presidente assiste al Trofeo Gamper, vede l’attaccante del PSV fare magie contro i blaugrana e ordina a Galliani di portarlo in rossonero. Subito. Già due volte campione d’Olanda e giocatore dell’anno in Eredivisie, Gullit vince il Pallone d’Oro nel 1987 al termine di una stagione straordinaria. Inoltre, il “tulipano nero” con quei capelli inconfondibili diventa un’icona anche fuori dal campo, uomo simbolo del Milan e di quell’Italia che Berlusconi sta cercando di cambiare.
CLAUDIO BORGHI – Galeotta fu la finale di Coppa Intercontinentale contro la Juventus, nel 1985. L’attaccante dell’Argentinos Junior è l’uomo giusto per costruire l’attacco più forte del mondo: Berlusconi lo acquista anticipando ancora una volta la Juventus. Con Capello vince il Mundialito e diventa il miglior giocatore del torneo, con Sacchi la scintilla non scatta. Dopo un anno difficile in prestito al Como, il presidente - che continua ad incoraggiarlo nonostante i problemi - lo rivuole a Milano per affiancarlo a Gullit e Van Basten. Ma l’allenatore chiede solo Rijkard; Berlusconi saluta così l’argentino (che per tutti era ormai il suo “cocco”) e lo cede in Svizzera.
MARCO VAN BASTEN – Impossibile non innamorarsi di quel maestro di eleganza e concretezza dell’Ajax. Berlusconi vede la videocassetta di una gara contro il Liverpool e in pochi minuti si convince che l’attaccante giusto per il Milan non è Ian Rush dei Reds ma proprio “il Cigno di Utrecht”. "Deve arrivare a Milano in tempi brevissimi!". E infatti arriva quella stessa estate ed inizia ad incantare tutti. Quattro scudetti, quattro supercoppe italiane, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe UEFA, due coppe intercontinentali e una caviglia che lo costringe ad un prematuro e doloroso addio al calcio nel 1993.
ZVONIMIR BOBAN – La sua avventura in Italia inizia a 23 anni… con la maglia del Bari: il Milan lo acquista dalla Dinamo Zagabria ma non può tenerlo perché a quei tempi gli stranieri in rosa possono essere soltanto tre. Berlusconi non ci rinuncia: dopo un anno in prestito in Puglia il croato rimane nove stagioni in rossonero. Non solo tecnica, classe e visione di gioco, superato un inizio difficile Boban impone la sua leadership in una squadra che vince una Coppa dei Campioni e quattro scudetti (l’ultimo, nel 1999, con il numero 10 protagonista assoluto dietro le due punte Bierhoff e Weah).
DEJAN SAVICEVIC – 1991, davanti alla tv Berlusconi vede la Stella Rossa impegnata contro il Manchester United nella penultima finale internazionale della sua storia. Il Genio gioca la gara più bella della sua carriera. Ma i tempi per portare il giocatore a Milano non sono ancora maturi anche se i rossoneri stanno cercando un (vero) numero 10. Il presidente lo accoglie nel 1992 dopo aver visto un suo fotomontaggio con la maglia della Juve: “Non può vestire bianconero”. Infatti, di lì a poco si veste di rossonero e segna 34 gol; il più bello ad Atene, nella notte della quinta Coppa dei Campioni.
GIANLUIGI LENTINI – Dopo le ottime stagioni al Torino, nel 1992 l’ala sinistra firma per il Milan. Il presidente vuole lui e non ascolta perplessità e proteste di nessuno. Anche Capello ci crede e la prima stagione in rossonero si chiude con sette gol - due in rovesciata. Il destino vuole però che tutta l’annata successiva lo veda poco in campo dopo un terribile incidente d’auto. Torna ad allenarsi nel 1994 ma le cose sono cambiate: nella finale di Champions persa contro l’Ajax gli spettano solo cinque minuti. “Quella sera Capello non mi diede spiegazioni. Io persi la voglia, sbagliai. Lì è finita la mia carriera".
FILIPPO INZAGHI – “Mi chiedo come tu, Pippo Inzaghi, possa segnare tanti gol e contemporaneamente dedicare tante energie alle donne”. A domandarselo è Berlusconi nel 2002, un anno dopo aver comprato l’attaccante dalla Juventus per circa 70 miliardi di lire. Dall’esordio contro il Brescia nel 2001 al giorno del ritiro contro il Novara nel 2014, Super Pippo non si è mai fermato. 73 reti in totale, in Italia e in Europa. In tutti i modi, più forte degli infortuni. Un professionista esemplare voluto dal presidente per ricominciare a vincere nel nuovo millennio.
RIVALDO – Il Pallone d’Oro del 1999 è stato il primo giocatore a sfondare il tetto dei 4 milioni di ingaggio. Nel 2000 Berlusconi gli promette di portarlo a Milano nello spogliatoio di San Siro, pochi minuti dopo aver incassato una tripletta dal brasiliano del Barcellona. Dopo il mondiale in Corea e Giappone il desiderio di entrambi si realizza, al termine di una vera e propria telenovela di mercato. L’operazione fa il boom anche dal punto di vista del marketing, nell’unica stagione in rossonero Rivaldo vince Champions, Coppa Italia, Supercoppa UEFA e segna cinque gol.
RONALDINHO - E a proposito di marketing, quella per un altro brasiliano del Barcellona è stata forse l’ultima grande operazione della presidenza Berlusconi. L’estate del 2008 viene illuminata da una nuova stella, San Siro la accoglie colmo di gioia e di aspettative: giri di campo, fuochi d’artificio, ballerine di samba e occhi lucidi; una serata indimenticabile per un giocatore che ha occupato un posto speciale nel cuore del presidente. “Il più grande giocatore in assoluto che il Milan abbia mai avuto” dice il presidente. “Berlusconi è stato un padre per me”, risponde il brasiliano.