Tempestività e sangue freddo: qualità essenziali nello sport, ma soprattutto nella vita. Ma anche le caratteristiche di una persona qualunque che si traveste da eroe. Non deve aver avuto molto tempo per riflettere Francis Koné dopo aver visto Martin Berkovec rimanere immobile a terra. È la mezz’ora della partita tra Boheminas 1905 e Slovacko ed il portiere ceco si scontra con il proprio compagno di squadra Daniel Krch. L’attaccante dello Slovacko, capendo subito la gravità della situazione effettua un procedimento di primo soccorso da professionista. Impedisce alla lingua di far soffocare il giocatore mettendolo su un fianco. Pochi istanti, ma fondamentali. “Voglio ringraziare Francis Koné per avermi salvato la vita. Grazie per l’aiuto immediato e per avermi salvato la vita”, queste le prime parole del portiere dall’ospedale al termine dei controlli precauzionali. “Questo è quello che dovrebbero saper fare tutti i giocatori all’interno del campo”, ha detto il massaggiatore della squadra ceca.
Per Koné però non si tratta di una prima volta: gli era già accaduto di indossare i panni dell’eroe. Una in Thailandia ed altre due in Africa, ha detto a fine partita. Giocatori che diventano angeli. Prima di lui Serge Aurier, giocatore del PSG, che salvò la vita a Moussa Doumbia in una partita tra Costa d’Avorio e Mali. Solito gesto, poi la tosse, primo sintomo di un ritorno alla normalità. Eroe fu anche Jaba Kankava centrocampista del Dnipro Dnipropetrovsk riuscì tempestivamente a salvare Oleg Gusev della Dinamo Kiev.
Eroe lo è stato anche Vieri Sabanito, diciottenne fiorentino che salvò il suo miglior amico portiere Josef De Leonardis che privo di sensi si accasciò a terra: “Ho visto che stava soffocando e il suo volto era sempre più scuro. Così sono intervenuto: ed ho iniziato un massaggio cardiaco”, una manovra frutto di un corso di primo soccorso svolto l’anno precedente. Anche la serie A ha avuto il suo caso: il 30 novembre 1998 in Udinese-Cagliari. Stavolta l'eroe è il portiere rossoblù Alessio Scarpi che si accorge immediatamente della gravità dell'infortunio del compagno Gianluca Grassadonia, esanime a terra dopo aver ricevuto un colpo alla nuca del tutto fortuito dal bianconero Locatelli. Scarpi interviene praticando la respirazione bocca a bocca: dopo due lunghissimi minuti e tre massaggi cardiaci del medico dell'Udinese, il giocatore riapre gli occhi scongiurando il peggio. Nelle pagelle della Gazzetta, il portiere sarà senza esitazioni da 10: "Salva una vita, mica un gol".
Tempestività e sangue freddo, ma anche semplici gesti, sono i fattori determinanti che salvano una vita. Proprio come ha fatto Francis Koné un eroe vestito con scarpini e parastinchi, autore del gol più bello della sua vita.