Flashback. Poco più di un mese fa, sabato 24 febbraio. Il Perugia ha appena espugnato il Benito Stirpe di Frosinone, prima squadra a riuscirci. Moreno Longo incrocia Alberto Cerri negli spogliatoi dello stadio. Lo saluta e gli batte una mano sul petto. "Ehi, non c’entri niente con questa categoria. Lo sai?”. Lo sa e forse lo sanno tutti adesso. Questa sera il gigante di Parma ha deciso la sfida con la Cremonese: tredicesimo gol della stagione, nono di un girone di ritorno clamoroso. Nessuno come lui dopo il giro di boa. Una promessa mantenuta, finalmente. Perché il ragazzo del ’96 che da bambino sognava Van Basten e nelle ultime stagioni stentava a diventare grande, oggi è il totem di una piazza impazzita per lui.
Perché la gente di Perugia ha ricominciato a sognare grazie alla sua esplosione. E crede ciecamente in lui. Quando Alberto si alza dalla panchina a inizio secondo tempo, il Curi alza il volume. Una preghiera nella pioggia. Vox populi, vox dei: dodici minuti dopo il suo ingresso in campo, la speranza si trasforma in boato. La sua torsione al 69’ ricorda Marco Negri, l’attaccante che negli anni ’90 faceva tremare il Curi. L’uomo che nel il 9 giugno del ’96, con una doppietta, portava il Perugia in serie A. Alberto aveva tre mesi.
Ventidue anni dopo, Cerri sogna di ripercorrere le gesta del bomber che stregò Glasgow. Tre mesi fa non ci pensava minimamente. Il Perugia arrancava nelle zone medio basse della classifica. I grifoni hanno iniziato il 2018 al quattordicesimo posto, più vicini ai playout che ai playoff. L’arrivo di Breda non aveva cambiato un trend negativo. Poi, poco prima di febbraio, la svolta. La permanenza di Di Carmine, l’arrivo di Diamanti – decisivo oggi con un assist al bacio e giocate sopraffine – il contributo di Mustacchio e Buonaiuto, ma soprattutto il ciclone Cerri. Inarrestabile. Nelle ultime otto gare in cui ha giocato, il tabellino dice otto gol e due assist. Dal 3 febbraio in ogni partita, c’è la sua firma sulle reti degli umbri. Una garanzia, per i grifoni e non solo. Martedì scorso, contro la Serbia, il suo ingresso al posto di Parigini ha cambiato la partita. Il ct dell’Under 21 Evani, a fine gara, aveva speso parole importanti: “Cerri è stato decisivo. Ha tenuto su tutta la squadra”. Un’altra investitura, se ce ne fosse ancora bisogno.
È tempo di pensare in grande. Il ct azzurro Gigi di Biagio, quando sedeva sulla panchina di Evani, credeva ciecamente nei suoi mezzi. Oggi, forse non troppo a lungo, siede su quella che da giugno forse sarà di altri. Chiunque arrivi, dovrà tenere conto che a Perugia sta crescendo una prima punta di 195 centimetri capace di segnare in tutti i modi. Merce rara nel nostro calcio.
Chissà se Alberto ripensa a quelle parole di Longo. “Questa non è la tua categoria”. Chissà se ripensa ai tempi di Parma, quando vinceva uno scudetto con gli Allievi ed esordiva in serie A con Donadoni. Astro nascente, dicevano. Ma quel futuro sembrava non arrivare mai. Venne il fallimento del club, il passaggio alla Juve, i prestiti andati più o meno bene, il passaggio al Cagliari, le copertine con la compagna Marianna Gautieri. Grande popolarità su Instagram, meno fortuna in campo. Lei lo ha sempre spronato, lui non si è arreso. Ed è risalito in vetta, come faceva nonno Ercole, ciclista che vinse tappe alla Vuelta, al Tour e al Giro. Ha fatto fatica, ma adesso ha staccato tutti.
Non è ancora un uomo solo al comando, ma tra poco potrebbe essere qualcosa di più. “Gigante pensaci tu”, diceva un ragazzo al momento del cambio. Ci ha pensato, ancora una volta. E ha riportato il Perugia al quarto posto. Zone alte. E il bello viene ora. I giganti non soffrono di vertigini.