"Siamo parte della soluzione". Così Moya Dodd, membra australiana del Comitato Esecutivo FIFA, nel corso della seconda FIFA Women’s Football and Leadership Conference “Equality through Reform” che si è tenuta a Zurigo (nella conferenza sono stati sviluppati i temi riguardanti lo sviluppo del calcio femminile, la presenza delle donne nei ruoli di comando e la riforma del movimento calcistico), definisce le donne. A parer suo, ma non solo, importante punto cardine di quella che sarà la riabilitazione dell'immagine di una FIFA recentemente stravolta e frammentata dagli scandali. "Economicamente la FIFA ha una sola grande risorsa, ovvero la Coppa del Mondo. Anche le donne se ne contendono una, la Women’s World Cup. E forse presto riusciremo anche ad organizzare una Coppa del Mondo femminile per Club. Secondariamente, i recenti avvenimenti ci hanno creato un grande problema d’immagine, ma non ho mai sentito una sola parola negativa nei confronti della Coppa del Mondo Femminile, o del calcio femminile in generale. Infine, vi è un gran numero di persone intenzionato a fare qualcosa per favorire il progresso delle donne nel calcio. C’è un esercito fuori, che potrebbe essere Suo sostenitore, potrebbe lavorare per Lei. Potrebbero essere loro i campioni del futuro, in grado di rendere il nostro gioco migliore". Così, Dodd, ha continuato il suo discorso al nuovo presidente del calcio mondiale Gianni Infantino. Con decisione. Determinazione. Da donna che vuole concretezza. Che crede nella forza di quella che ormai è molto di più di una semplice 'altra metà del calcio'.
Secondo le norme approvate dalla Fifa il mese scorso, inoltre, il comitato verrà presto rimpiazzato da un Consiglio di 36 membri, dove tutte e sei le federazioni continentalisaranno obbligate a nominare almeno una donna. Sylvia Schenk, consulente sportiva per Transparency International, riconosce l'enorme valore di una maggiore presenza femminile nella classe dirigente sportiva mondiale e dichiara: "Il problema era il vecchio apparato dirigente ed in questo contesto le donne si inseriscono come figure nuove, indipendenti dalla vecchia classe amministrativa. È dunque un obiettivo importante ed una grande occasione per la FIFA coinvolgere le donne non solo nel Consiglio ma anche a livello continentale e nazionale. L’immagine della Federazione può solo guadagnarne. La portata delle trasformazioni, d’altra parte, dipenderà solo da loro: sei donne come Moya Dodd potrebbero avere veramente un grande impatto, apportando mutamenti politici radicali. Abbiamo bisogno di un sistema al femminile. È quindi compito di ognuna di noi supportare la FIFA nel suo processo di rinnovamento".
Gianni Infantino ha reagito positivamente alla 'carica': "Credo fermamente che le donne siano parte della soluzione, per questo sono felice che questa Conferenza abbia avuto luogo. Poter parlare di questi temi apertamente e costruttivamente è già una grande conquista, in futuro saremo in grado di metterli in pratica. Ci servono obiettivi, dobbiamo lavorare per avere una maggior rappresentanza femminile in Consiglio. Sono traguardi ambiziosi, vediamo dove ci porteranno e dove riusciremo ad arrivare. Ma siate tranquille, tutta la mia passione e il mio impegno saranno dalla vostra parte".
Parte della soluzione. Lo dice Dodd, lo conferma Infantino. E se ci crede anche il numero 1 della FIFA, forse, finalmente, qualcosa cambierà. E sarà bellissimo. Per tutti. Non per tutte.
Foto: fifa.com