Dopo la mancata partecipazione a Russia 2018, il Ghana è arrivato in Qatar senza le maglie, in quello che è il quarto mondiale della propria storia. Secondo il ranking FIFA, la nazionale africana è la più debole del torneo, con un totale di 1.393 punti e il 61esimo posto, dietro ad Arabia Saudita e Qatar. Un dato che andrà ribaltato sul campo, dove le Black Stars avranno l'opportunità di prendersi una rivincita con l’Uruguay, a 12 anni dall’eliminazione ai rigori contro in Sudafrica, con la parata di Suarez ai supplementari e il cucchiaio del Loco Abreu.
Un ct e scout in contemporanea
L’allenatore è Otto Addo, ex esterno nato e cresciuto ad Amburgo per poi giocare il mondiale 2006 con le Black Stars, il primo nella storia del Ghana. Da giocatore ha vestito le maglie di Amburgo, Magonza e Borussia Dortmund, con cui ha vinto la finale di Coppa Uefa 2001-2002. Il 47enne ha iniziato nel 2009 la sua carriera di allenatore nelle giovanili dell’Amburgo. Nel 2013 è stato nominato capo-scout della nazionale ghanese, poi del Nordsjælland e del Borussia Mönchengladbach, per poi tornare al Borussia Dortmund come allenatore delle ed essere promosso a vice di Terzic. Un’esperienza durata 9 mesi, perché la federazione ghanese lo ha nominato vice di Rajevac nel settembre 2021. A febbraio è diventato ct ad interim dopo il fallimento in Coppa d’Africa in vista dello spareggio contro la Nigeria, che è riuscito a vincere grazie al gol in trassferta di Thomas Partey, ma tuttora sta lavorando per il Borussia Dortmund come scout.
Addo alterna il 4-3-3 al 4-2-3-1 come moduli, ma varia in base agli avversari. La maggior parte della rosa del Ghana è formata da giocatori che militano in Europa. Tra centrocampo e attacco ci saranno i fratelli Ayew, oltre a Kudus dell'Ajax e Iñaki Williams dell'Athletic Bilbao. Da notare che è una squadra forte fisicamente e con buone qualità individuali. Il suo problema più grande riguarda la porta. Nell'ultimo weekend, i portieri Jojo Wollacott e Richard Ofori si sono infortunati e così il ct potrà contare sull'ormai ex terzo portiere Lawrence Ati-Zigi, e su Abdul Manaf Nurudeen e sul 19enne Ibrahim Danlad, alla prima chiamata in nazionale maggiore.
Partey, dalla fuga dall'Africa al gol qualificazione
L'uomo del gol qualificazione e che arriva nel suo miglior momento da quando si è trasferito in Inghilterra. Thomas Partey, o meglio Yakubu, visto che si è convertito all'Islam grazie alla fidanzata marocchina Sara Bella e ha cambiato nome. Il 29enne è uno dei protagonisti dell'Arsenal di Arteta al comando della Premier League. Cresciuto per le strade di Oduasame Krobo dove ha convissuto tra rapine, questioni illegali e morti, l'ex Atlético Madrid è arrivato in Spagna dopo aver rifiutato di firmare un contratto con il suo club su indicazione di un agente e da un momento all'altro ha avuto l'opportunità di viaggiare in Europa, ma senza dire niente. Un'auto è venuto a prenderlo a casa e lo ha portato nella capitale per dirgli che avrebbe viaggiato lo stesso giorno all'insaputa della sua famiglia. Tra bugie e dati nascosti, il centrocampista è stato tesserato prima dall'Atlético Madrid, e poi ceduto in prestito all'Almeria e al Maiorca.
I CONVOCATI
Portieri: Abdul Manaf Nurudeen (KAS Eupen), Ibrahim Danlad (Asante Kotoko), Lawrence Ati Zigi (San Gallo);
Difensori: Denis Odoi (Bruges), Tariq Lamptey (Brighton), Alidu Seidu (Clermont), Daniel Amartey (Leicester), Joseph Aidoo (Celta Vigo), Alexander Djiku (Strasburgo), Mohammed Salisu (Southampton), Abdul Rahman Baba (Reading), Gideon Mensah (Auxerre);
Centrocampisti: André Ayew (Al-Sadd), Thomas Partey (Arsenal), Elisha Owusu (La Gantoise), Salis Abdul Samed (Lens), Mohammed Kudus (Ajax), Daniel Kofi Kyereh (Friburgo).
Attaccanti: Daniel Afriyie Barnieh (Hearts of Oak), Kamal Sowah (Bruges), Issahaku Abdul Fatawu (Sporting Lisbona), Osman Bukari (Stella Rossa Belgrado), Inaki Williams (Athletic Bilba), Antoine Semenyo (Bristol), Jordan Ayew (Crystal Palace), Kamaldeen Sulemana (Rennes).