“Potevo non esserci, quello di domenica sarà un derby da brividi”. non solo in campo, dove lo spettacolo in città è atteso tutto l’anno. L’ennesima sfida tra Genoa e Sampdoria, questa volta, avrà un significato speciale: “Sarà il primo dal crollo del ponte, sarà un derby a suo modo storico” e dalle sensazioni uniche, anche e soprattutto per chi dalla caduta di Ponte Morandi lo scorso 14 agosto è riuscito a sopravvivere. “Ma non mi sento un miracolato, penso solo che non fosse ancora la mia ora”. A raccontare a Gianlucadimarzio.com gli attimi interminabili della tragedia che ha colpito Genova è Davide Capello, ex portiere di Cagliari, Olbia e Savona volato giù per oltre cinquanta metri con la sua auto.
SEMBRAVA DI STARE DENTRO AD UN FILM
“Quando chiudo gli occhi la prima immagine che vedo è il caos che c’era quando sono uscito dalle macerie: mi ricordo il silenzio, quasi assordante. Detriti sparsi ovunque, e poi le macchine accanto a me”. Sono passati più di tre mesi da quel giorno, del quale Davide si ricorda tutto: “Mi sono reso conto subito di quello che stava accadendo, ho capito immediatamente che il ponte stava crollando: era quasi tutto irreale, sembrava di stare dentro ad un film. Ricordo l’uscita dalla galleria che precede il ponte, arrivato quasi a metà sento un rumore sordo, guardo davanti a me e della polvere inizia a scendere dall’alto. - È il ponte che inizia a cedere - Vedo l’asfalto che si rompe, le macchine davanti a me che spariscono nel vuoto”. Pochi secondi e “mi ritrovo col muso della macchina in giù a precipitare”.
Un salto interminabile, dal quale Davide esce miracolosamente illeso: “appena atterrato la prima cosa che ho fatto è stata capire se avessi delle ferite, fortunatamente non era così: ho cercato il cellulare per avvisare qualcuno, ma non riuscivo a trovarlo. Il touch screen della macchina era però ancora collegato al telefono, tramite il viva voce sono riuscito ad avvisare i vigili del fuoco: ho chiamato i colleghi che avevo visto la mattina e gli ho detto che il ponte non c’era più, poi ho telefonato subito a casa per dire che stavo bene, che ero ancora vivo”. Nonostante quell’incredibile incidente, nel quale Davide è riuscito a mantenere il sangue freddo. “E credo che il fatto di essere un vigile del fuoco in primis e poi uno sportivo mi abbia aiutato tantissimo a gestire quel momento, a mantenere quella lucidità mentale fondamentale per mettermi in salvo da una situazione del genere”.
UNA STORIA ANCORA TUTTA DA SCRIVERE
Nastro dei ricordi che continua a riavvolgersi. “Una volta uscito dalla macchina attraverso il lunotto posteriore attorno a me ho visto solo macerie e morte, in quel preciso istante ha anche smesso di piovere: - quel giorno su Genova c’era un violento temporale - era irreale, mi sono allontanato dalla zona del ponte e subito dopo ha ripreso a piovere a dirotto. Quando mi sono reso conto del crollo ho avuto una sensazione di impotenza, ero in balia degli eventi, ho pensato di morire”. Davide, invece, si è miracolosamente salvato. “Anche se come ho detto parlare di miracolo dal punto di vista religioso non mi sembra giusto, è come mancare di rispetto a chi non ce l’ha fatta. - le quarantatré vittime della tragedia di quel quattordici agosto - Se riguardo il ponte oggi penso solo che non fosse ancora la mia ora”.
La sua storia aveva ancora pagine vuote da riempire, quella storia che racconta di come quel giorno Davide stesse andando a Genova per “andare a fare la tessera del tifoso per poter assistere alle partite del Genoa: - per il quale pochi giorni prima Davide aveva iniziato a lavorare - ero andato anche il giorno prima, ma non ero riuscito a trovare parcheggio e quindi ho deciso di tornarci il giorno seguente. Ho avuto la fortuna di entrare nel Genoa come preparatore dei portieri nel settore giovanile, cosa che mi fa molto onore, in quei momenti subito dopo il crollo del ponte poi mi sono stati subito tutti vicini, dandomi un grandissimo sostegno morale nonostante fossi appena arrivato: è una cosa che mi ha colpito e mi ha fatto veramente piacere, e fatto capire di essere arrivato in una società seria”. Quel Genoa per il quale ora Davide è pronto a fare il tifo, meno quattro all’ennesima sfida con la Sampdoria.
IL PRIMO DERBY DI DAVIDE
“Il mio primo derby, lo guarderò con molto piacere: purtroppo non dallo stadio perché sono di turno, - nel frattempo per Davide è stato tempo di tornare alla normalità, col suo lavoro nei Vigili del fuoco a scandire nuovamente le sue giornate - ma lo vedrò in tv e farò inevitabilmente il tifo per il Genoa”. In quello che “penso sia un evento importante anche per tutta la città di Genova dopo quello che ha vissuto. Credo che questa partita sia quasi storica, è il primo derby dopo la tragedia: questa tragedia non ha colori, penso abbia unito tutti i genovesi e tutti i liguri, sarà una partita sicuramente da brividi”. Occasione e segnale di una città che anche attraverso il calcio vuole ripartire. “Sono in Liguria da cinque anni ormai, - Davide vive a Savona - ho vissuto tutte le varie vicissitudini degli ultimi anni: dall’alluvione alla torretta, ho visto sempre nel genovese e nel ligure quella voglia di ritirarsi su immediatamente. La Liguria è un posto fantastico e in queste occasioni ha sempre dimostrato di rimboccarsi le maniche e di saper ripartire: lo sta facendo anche questa volta, attraverso un appuntamento speciale come quello del derby della lanterna”. Il primo di Davide, che poteva non esserci. Invece sarà lì, davanti alla tv a fare il tifo per il Genoa: pronto a ripartire, assieme ad una città intera, divisa calcisticamente per novanta minuti ma unita per la vita.