Ventuno anni compiuti a luglio, ma Giovanni Simeone sembra averne dieci di più. Questione di testa, di mentalità, costruita da uno psicologo d'eccezione, il papà Diego. Il piccolo Simeone non poteva che essere ribattezzato "cholito". La mentalità, ecco cosa fa la differenza nel calcio:
"Il primo insegnamento di papà è sempre stato questo: 'Lo sforzo nel calcio è l’unica cosa che non si può negoziare' " - dichiara Giovanni Simeone nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport - "Siamo cresciuti così, l’unico scopo è crescere pensando alla partita che verrà. Bello, perché sai che il futuro dipende solo da te. Brutto, perché non riesci a goderti a lungo le gioie. Dopo i gol alla Juve, ero già lì a pensare alla gara successiva. E poi c’è un discorso ambientale… Qui non sento nostalgia di casa. Con Munoz, Burdisso, Gentiletti, Orban e Ocampos c’è un appuntamento fisso ogni due settimane. Se il tempo lo permette, cuciniamo l’asado sulla parrilla. Per me che qui vivo da solo è come trascorrere del tempo in famiglia. E poi guardate come si comportano gli italiani: le loro movenze, il modo di parlare. Se cucinaste l’asado, potrebbero scambiarvi per argentini. Siete identici e più simili a noi degli spagnoli".
Il cognome pesa al "cholito"? "Sono un Simeone da quando sono nato, ma papà non è mai stato una presenza ingombrante nella mia vita. Ci siamo sempre confrontati ed ascoltati. Io so che, non solo nel calcio, lui è un interlocutore fantastico. Oggi, poi, che vive a Madrid ed io a Genova, lo sento ancora più vicino. Ci parliamo spesso, mi consiglia. Una delle storie più divertenti che mi ripete riguarda la sua prima esperienza in Italia da giocatore. Partì da Buenos Aires in inverno, con la sciarpa e gli abiti pesanti, sbarcando a Pisa in piena estate… Oggi, comunque, mi sento spesso anche con la mamma ed i miei fratelli".
Italia? Scelta quasi naturale: "Il presidente Preziosi e la sua famiglia mi hanno subito fatto sentire una persona importante. Anche Burdisso mi ha chiamato, non ho avuto dubbi ad accettare di vestire la maglia del club più antico d’Italia. Da quando ero bambino sognavo di venire a giocare in Europa. Io maniacale? Certo, solo così sono riuscito a farmi trovare pronto quando è stato il momento. Pensavo che avrei avuto meno spazio, c’era Pavoletti, invece ho giocato contro Napoli e Juve…". I consigli di papà: "Mi ripete da sempre che l’area di rigore è come la tana dell’orso. Quando sono lì dentro, è casa mia, comando io. Lì non può toccarti nessuno. Se lo fa, è rigore. Radamel Falcao? Mi piace moltissimo, come Alexis Sanchez. Papà mi diceva di guardare Radamel, bravissimo a muoversi in area".
Juric e Simeone? Stessa "garra": "Sono uguali, stessa intensità e determinazione. Hanno la garra, come diciamo in Argentina, gli artigli. Il mister mi piace: il primo difensore è l’attaccante, la pensiamo allo stesso modo". Simeone senior all'Inter? "Una storia che è stata strumentalizzata. Papà è felice all’Atletico, l’Inter ha già un tecnico bravissimo come Pioli". Simeone junior ha iniziato a apprezzare la Liguria a 360 gradi: "Ho scelto di vivere ad Arenzano, quando non mi alleno voglio tranquillità. Ma ho già visitato Camogli e Portofino, con papà siamo andati a Boccadasse. Con lui abbiamo ammirato i colori delle case. Sembrano opere d’arte, una sull’altra affacciate sul mare".