Determinato e perennemente intento a migliorarsi, nel pieno rispetto della filosofia Kaizen giapponese. Daichi Kamada è ormai a un passo dal Genoa. Era rientrato all’Eintracht Francoforte dopo il prestito al Sint-Truiden. In Belgio si è affermato a suon di giocate e reti, quindici in 33 partite di campionato, e anche per questo, forse, pensava non doversi spostare più.
In ritiro con i tedeschi, d’altronde, si era ben comportato e se il preliminare di Europa League contro gli estoni del Flora Tallin gli aveva regalato, pur da subentrato, la gioia dell’esordio nelle competizioni internazionali, il sorriso costantemente stampato in faccia aveva convinto tutti che il periodo di ambientamento si fosse finalmente completato.
Tanta strada, appena 22 anni per il trequartista giapponese e la consapevolezza di sedurre ai livelli più alti. Kamada ha iniziato in patria, nel Sagan Tosu, ma è bastato poco per capire che bisognasse alzare l’asticella delle difficoltà e per imporsi al grande pubblico ci volesse l’Europa.
“Quando giunsi in Germania, adattarsi non fu semplicissimo. Si trattava di un Paese nuovo, diverso dal mio”, ha spiegato in un’intervista. “Mi mandarono in prestito e anche lì ricominciai da capo. Ora sono tornato ed è tutto familiare”. Effimera illusione, perché assist e gol non passano inosservati e accendono intorno al regista classe 1996 la curiosità di osservatori e direttori sportivi.
Duttile e freddo davanti al portiere, può essere impiegato con successo nelle vesti di numero dieci e, all’esigenza, da seconda punta. Il metro e 80 lo slega dalla tradizione dei calciatori asiatici esili fisicamente e gli consente di destreggiarsi in area di rigore. Kamada sarà in Italia tra domani e lunedi, così a distanza di pochi giorni da Takehiro Tomiyasu, neoacquisto del Bologna un altro giapponese arriverebbe in Serie A.
Scherzi del destino, il cerchio si chiude dov’era iniziato. Sempre a Genova, sponda rossoblù, infatti, arrivò nel lontano 1994, il primo calciatore del Sol Levante ad aver militato in Italia: Kazuyoshi Miura. In 21 apparizioni mise insieme un solo gol, peraltro inutile, nel derby contro la Sampdoria. Legò il proprio nome alla stracittadina, ma non bastò per essere riconfermato e dopo appena una stagione fece ritorno al Verdy Kawasaki. Pochi giorni fa, a 52 anni compiuti, ha firmato l’ennesimo contratto di una carriera infinita.
Di ben altro spessore tecnico, Hidetoshi Nakata fu colonna della sua nazionale e riferimento del nostro campionato fino al 2005, vestendo anche le maglie di Perugia, Roma, Parma, Bologna e Fiorentina. Anche Reggio ha avuto il suo talentuoso numero dieci giapponese. Shunsuke Nakamura in amaranto collezionò 81 apparizioni in tre stagioni, compresa quella della miracolosa salvezza nonostante gli 11 punti di penalizzazione. E poi Atsushi Yanagisawa e Mitsuo Ogasawara, Takayuki Morimoto fino a Keisuke Honda e Yuto Nagatomo. Questi ultimi due hanno diviso le milanesi. Ruoli diversi, numeri discreti e la certezza di potersi misurare con l’Europa. Ora tocca a Kamada, seguendo i passi di Miura, ispirandosi alla filosofia Kaizen: miglioramento continuo e permanente.
A cura di Nanni Sofia