Un’ora ricca di aneddoti e retroscena, quella che Adriano Galliani ha trascorso ospite di Casa Sky Sport con Alessandro Costacurta e Fabio Capello in collegamento insieme a lui.
RAPPORTO CON COSTACURTA – “Costacurta era già allora il giocatore più intelligente di tutto il Milan. Firmava i contratti in bianco, mi diceva di mettere la cifra perché mi intendevo di calcio e sapevo il suo valore. Era del livello tecnico di Baresi, Maldini, Tassotti. Non tutti l’hanno capito”.
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LEGAME CON MONZA – “Sono nato e cresciuto a Monza, appena ho potuto sopportarlo economicamente sono diventato tra i proprietari. Poi ho incontrato Berlusconi nel 1979 e cominciai lavorare con lui, nel 1985 poi mi chiese di lavorare al Milan. Esattamente tre anni fa poi abbiamo venduto il club e mi vengono ancora i lucciconi”.
MONZA IN SERIE A – “Prima del virus pensavo al 1° luglio 2021 per la promozione, mi auguro che tutto questo non cambi i piani. Il presidente Berlusconi vuole assolutamente portare questa squadra in Serie A, è l’unica lombarda a non esserci mai arrivata. Mi auguro che i campionati possano ricominciare e finire regolarmente. L’annullamento non è mai successo e non cosa possa succedere, alla fine abbiamo disputato il 70% delle partite. È giusto che i verdetti arrivino dal campo, il Monza ha 16 punti di vantaggio dopo la gran parte del campionato. Nella Formula 1 se i gran premi non si concludono la situazione si cristallizza, però l’augurio è che si possa concludere”.
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L’ARRIVO AL MILAN – “Prendemmo una squadra in difficoltà economica, ma che aveva già una difesa fortissima. Poi arrivarono i tre olandesi nei due anni successivi. Van Basten, Gullit, poi mi è rimasto nel cuore Kakà. Se penso a Shevchenko, Ronaldinho, Weah, Donadoni, Savicevic, Boban, Desailly e potrei recitare tutte le formazioni a memoria. Ho rivisto lo speciale di Sky sui gol di Kakà, li avrò visti centinaia di volte ma sono come i bambini e voglio sempre rivederli”.
LE TRATTATIVE MAI CONCLUSE – “Non molti anni fa c’è stato un giocatore che doveva arrivare e non è arrivato. Ed è Tevez. L’altro giocatore che avevo concluso è Roberto Baggio, ma non voglio raccontare la storia. L’avevo preso cinque anni prima di quando poi è arrivato. Marani raccontò molto bene la storia, trovate tutta la verità in quello speciale di Sky. Provai a prendere Del Piero prima che andasse alla Juve, quando era al Padova ci chiesero 5 miliardi. Totti l’abbiamo corteggiato ma non è mai stato vicino, ma Del Piero a 15 anni lo potevamo prendere, bastava dire sì. Poi potevamo prendere anche Cristiano Ronaldo, lo Sporting Lisbona ci chiese 16-17 miliardi per quel ragazzino. Braida spingeva ma io non me la sentii”.
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RETROSCENA IBRA – “Il primo Ibrahimovic, aveva all’incirca 19 anni, non ci convinse subito perché non calciava bene in porta, segnava poco. Tanta della sua crescita la deve a Capello nel periodo alla Juventus. Nel 2006 eravamo molto vicini a prenderlo dalla Juve, poi fummo coinvolti anche noi in Calciopoli e non sapevamo cosa sarebbe successo, quindi poi lo prese l’Inter. Ho provato a portare a Monza Kakà ma è voluto rimanere a San Paolo per questioni familiari. Ma ora con le vicende del coronavirus è tutto impensabile. Quando lo cedemmo Ibrahimovic non mi ha parlato per un anno, pensava che lo avessi tradito perché gli avevo giurato che sarebbe rimasto, ma poi ha capito tante cose. Per motivi di bilancio fummo obbligati, per lui come Thiago Silva”.
CAPELLO E IL MILAN – “La prima cosa che mi viene in mente di Capello è tutta la sua vita: da giocatore che segna con la maglia della Nazionale a Wembley, poi allena la nostra Primavera, vince quattro scudetti in cinque anni, gioca tre finali e vince ad Atene. La storia del Milan l’hanno fatta Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Rimarrà nel cuore e nella mente di tutti i milanisti”.
“CONDOR” GALLIANI – “Ho cominciato a fare mercato nell’autunno del 1975 a Monza, contribuendo a portare Ariedo Braida dal Palermo. I prezzi sono sempre scesi verso la fine del mercato. Io ho sempre ritenuto che fosse aziendalmente meglio vendere all’inizio e comprare all’ultimo, non era voler fare il condor ma soltanto fare un ragionamento. È sempre stato così, non è cambiato niente alla fine”.
VAN BASTEN ALLENATORE DEL MILAN – “Abbiamo venduto il Milan tre anni fa, trovo inelegante dire alla nuova gestione cosa dovrebbe fare. Romanticamente sono legato a tutti i giocatori che abbiamo avuto, ma la proprietà deciderà con la propria testa senza chiedere il mio consiglio. Non voglio dare suggerimenti”.
BROCCHI ALLA GUIDA DEL MONZA – “Quando si fece male con la Lazio, chiamai Christian. È cresciuto da noi, un tipo tosto. Non era un titolare ma quando entrava non li faceva rimpiangere, io e il presidente Berlusconi siamo convinti che possa far bene l’allenatore. Anche al Milan fece bene, sogniamo di poter approdare dove vogliamo con lui in panchina al Monza”.
LA VERITA’ SU SHEVA – “Shevchenko non è stato venduto dal Milan. È voluto andare lui a Londra, perché è di madrelingua inglese con moglie americana, la decisione non fu nostra. Ricordo che anche al momento della firma del contratto Berlusconi provò a convincerlo a non partire, e lo stesso feci io. Ibrahimovic e Thiago Silva li ha venduti il Milan, ma Sheva volle andare al Chelsea”.
SARRI E GUARDIOLA – “Sarri è vero che è stato a un passo dal Milan. Guardiola ricordo di averlo chiamato un paio di volte nel suo anno sabbatico ma non fu mai vicino. Ci provai, ma non ci fu mai modo. Sarri invece è stato veramente molto vicino”.