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Data: 27/07/2017 -

Fpf, Traverso (Uefa): "Il Milan non può fare quello che vuole, se compra è perché prevede un rientro. Psg e City possono spendere, ecco perché"

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Andrea Traverso è uno dei pensatori del tanto discusso Fair Play Finanziario che sta costringendo diverse squadre a investire sul mercato in maniera diversa e oculata. Però, come racconta a La Gazzetta dello Sport: "Negli ultimi due anni qualcosa è imprevedibilmente cambiato. Sono cresciuti i diritti tv in mo­do vertiginoso, soprattutto so­no aumentate le sponsorizza­zioni concentrandosi in mano a pochi. I primi 10 club al mondo, quelli “globali” (Real, Barça, Bayern, United, City, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Psg e Juve, ndr), crescono a velocità mag­giore. Quindi: più entrate, più successi, più aspettative, più spese, inflazione dei prezzi. Non c’è solo una variabile, pe­rò dobbiamo intervenire: lo ha fatto capire il presidente Cefe­rin. Raggiunto l’obiettivo della sostenibilità, ora c’è quello del­ la competizione nei tornei, del­ la riduzione della forbice per dare equilibrio. Cominceremo a parlare presto e dovremo tro­vare il consenso entro il 2018. Tutti si fanno incantare dalle cifre per Neymar, ma i ri­cavi di questi club sono aumen­tati e, si presume, abbiano fatto i conti giusti per spendere. È in pericolo la competitività. Una lega chiusa non è in agen­da e neanche in discussione. Con Ceferin non è un tema. Il calcio, diversa­ mente dagli sport americani, ha un mercato mondiale e prospet­tive di crescita enormi. Negli Usa esistono tre principi di sostenibilità: norme sporti­ve, finanziarie e redistribuzio­ne dei ricavi. Possiamo adattar­le al nostro sistema profonda­mente diverso. Salary cap, lu­xury tax, siano hard o soft, possono aggiungersi al fair play che resterà. Impossibile mutua­re il first draft, la prima scelta per le piccole nel mercato. Ma ci sono altre misure: tetti alle rose e anche nei campionati, numero massimo di trasferi­menti per mercato, limiti ai pre­stiti, spese per acquisti cui cor­ rispondano uguali entrate... La redistribuzione non è semplice perché negli Usa i diritti sono centralizzati, qui solo nella Champions. City e Psg hanno rispet­tato l’accordo: hanno ricavi enormi, possono agire, vedi il City. Le regole sono uguali per tutti. Se un club acquista, pre­sumiamo abbia fatto i conti. In caso, sarà punito. Ma non pos­siamo impedire di comprare. Pagano le piccole? Casomai il contrario. Sono le grandi che hanno problemi: i club di Italia, Francia, Russia, Portogallo hanno raggiunto accordi per rientrare nei parame­ tri. Il City oggi genera 530 mi­lioni circa, quindi può fare di più: ma non è questione di sce­icchi, è che ci sono mercati che dieci anni fa hanno investito e mercati senza visione che ora sono in difficoltà. Le tv pagano alla Premier 3,3 miliardi. Milan? Nessun club gode di eccezioni, ma il fair play fa i controlli a po­steriori. Non possiamo dire co­sa fare e cosa no: ognuno è libe­ro, poi ci sono conseguenze. Certo il Milan non può fare quello che vuole: se compra è perché prevede un rientro. Il voluntary è per nuovi azionisti: 4 anni per sistemare i conti in­ vece di 3. Le società devono muoversi sulla strada del risa­namento. Se vanno all’opposto, l’Uefa farà le valutazioni. Se non ci sono le condizioni il vo­luntary può non essere conces­so. Non conosciamo i conti nel dettaglio perché trasferimenti andranno a bilancio nel 2018. Capisco sia una situazione dif­ficile da spiegare: ma una, il Mi­lan, non era nelle coppe e quin­di non era soggetta al fair play, l’altra, l’Inter, sì. Poi quando ti qualifichi devi rispettare le re­gole. Il mercato non è finito, le somme si tirano alla fine. Italiane? Dal punto di vista del fair play stanno bene. Dal punto di vista gestio­nale, della società intendo, al­cune potrebbero andar meglio e generare più ricavi, in partico­lare quelli da stadio".



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