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Data: 06/03/2017 -

Focus Sambenedettese - Andrea Fedeli: "La maglia di Fermo come primo amore. E poi il tifo 'argentino', ci fa vincere le partite"

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La Sambenedettese è un po’ uno tsunami e un po’ una malattia…che però fa bene alla salute!. Un ossimoro di passione, la quale per sua natura risulta difficile se non impossibile da descrivere. Avere passione per qualcosa o qualcuno, cosa significa? Conoscerla e poi non poterne più fare a meno? Forse, concetto molto ‘liquido’, di difficile catalogazione. La Samb ti rapisce, ti ammalia, ti assuefa. E tu ti rendi conto soltanto di non poterne più fare a meno”. Ah però! Mica male come dichiarazione d’amore. Ci sa fare insomma, Andrea Fedeli, amministratore delegato del club.

Uno tsunami di passione cominciato due estati fa. Una tempesta, un tuono. Come il boato della curva, inconfondibile. “A San Benedetto si vive di calcio. Spesso passo più tempo a guardare la curva che la partita. E’ un tifo 'argentino', cantano ininterrottamente per tutti e novanta i minuti. I nostri tifosi rendono ogni partita unica e inimitabile. Ieri abbiamo giocato in trasferta contro il SudTirol e c’era un silenzio inusuale. Qua al Riviera delle Palme il rumore della palla non lo senti mai”. L’inferno dantesco per gli avversari, libidine pura per gli undici rossoblu… Ogni calciatore vorrebbe venire a giocare qui”. Spontaneo, schietto, diretto. Andrea Fedeli in tre aggettivi, non le manda a dire mai. Apparenze e circostanze? Sì, da un’altra parte possibile, qui no. “Io non mi scordo mai di niente. Di chi mi ha fatto del bene e di chi mi ha fatto del male. Ma soprattutto pretendo una cosa prima di tutto: la meritocrazia”.

Due stagioni alla guida della Samb: una promozione e attualmente piena zona playoff. Mica male… “Attualmente siamo in linea coi programmi, abbiamo fatto investimenti anche a gennaio con giocatori che crediamo – spiega Fedeli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – siano futuribili. Il difficile è cedere perché tutti vogliono rimanere qua. La gente per giocare con la Sambenedettese si metterebbe a saltare sul divano!”. Tutto chiaro, no? Si fa capire Fedeli, sempre. “Abbiamo preso la società in quarantottore. Presa nel senso di comprata e pagata, così tanto per sottolineare. Mio papà ha fatto uno sforzo importante, ma desiderava da tempo una piazza come questa. Quando abbiamo comprato la Samb eravamo al Rieti, siamo andati in ritiro e abbiamo chiesto ai ragazzi chi ci avrebbe seguito in questa nuova avventura. Alla fine voleva venire anche la signora che aveva il chioschetto davanti allo stadio… Tant’è che quando dicevano la passata stagione che questo fosse il Rieti con la maglia della Samb non si sbagliavano”. Ecco a proposito di maglie, il primo amore (nella fattispecie, la prima divisa) non si scorda mai“Prima partita di campionato, dobbiamo andare a giocare a Fermo, ma ci ritroviamo il giorno prima senza maglia da gioco. Così un produttore locale ce la fa una al volo, che abbiamo utilizzato solo per quella partita. Ora è in magazzino e la custodiamo gelosamente, rappresenta l’inizio della nostra storia qui. Rappresenta anche una notte nella quale non ho minimamente chiuso occhio per l’adrenalina che avevo”.

Virtù importante la spontaneità, il saper esporre con sincerità e allegria le proprie emozioni. “Ma poi con un pubblico così anche volendo, come fai a nasconderle?”. L’auspicio di Fedeli, d’altronde, è fin troppo chiaro… Vogliamo rimanere il più a lungo possibile a San Benedetto. L’obiettivo deve essere quello di lanciare i giovani e di migliorarci di anno in anno per arrivare a quella celebre seconda lettera dell’alfabeto che tanto io non pronuncio. Mio padre è disposto a tirar fuori i soldi per questa piazza, ma il calcio deve essere anche idee e lungimiranza…”. E magari un regalo speciale a questi splendidi tifosi, BM due parole… “Sarebbe un bel regalo e un qualcosa di fantastico un’amichevole con il Bayern Monaco, magari a fondo benefico. Ma è difficile, loro hanno tanti impegni. Vorrà dire che dovremo andare noi in Champions League…”.

Tsunami Samb e realismo Fedeli, verrebbe fuori un quadro niente male. Anzi, sta venendo fuori… “Con la sfida contro la Jesina che ha sancito la promozione in Lega Pro quale punto focale del dipinto. O magari la partita contro il San Niccolò, quella veramente ce l’hanno fatta vincere i tifosi! Lo stadio tuonava, credetemi…”. Schietto e anche ottimista, quintessenza di una visione del mondo e del calcio che trasuda positività… A San Benedetto non possono esserci momenti brutti. I tifosi rendono tutto magnifico”.

Ossimori, metafore, dipinti. C’è di tutto insomma in questa Samb-arcobaleno. Che davvero non vuole smettere di sognare e soprattutto di cantare…

Tags: Lega Pro



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