La storia non si cancella, si onora. Ma, soprattutto, è magistra vitae. Anche nel calcio: mondo difficile e tortuoso, nel quale la storia, il passato tendono a soccombere in nome di un elemento soltanto, i numeri. Freddi e spietati, in campo e fuori. Sono impossibili da scalfire, non hanno pietà per niente e nessuno: sentenziano senza possibilità di appello. Giusto o sbagliato, lo decidono loro. A Piacenza lo sanno fin troppo bene. La Serie A, la squadra degli italiani, Inzaghi, Gilardino, una città intera che la domenica si fermava per seguire il Piace. Poi? Il 2012, il fallimento, la fine. Non per i tifosi, vero motore della ‘macchina calcio’. Sono loro, infatti, il cuore pulsante della rinascita del Piace.
Due promozioni in quattro anni. La Lega Pro, la zona playoff. Lecito (tornare) a sognare, ancor di più (tornare) a innamorarsi. Ogni gol come una freccia di Cupido scagliata al cuore dei tifosi. Paragone un po’ aulico, forse, ma che rende bene l’attaccamento del popolo piacentino. Che ha gioito, sofferto, si è emozionato ma sempre con il vessillo biancorosso al collo. E poi ha lottato, in prima persona, per non farselo portar via. “La mia infanzia è scandita dagli avvenimenti della Piacenza calcistica. In società siamo tutti tifosi, è normale no? Il Piacenza è la squadra della nostra città e siamo molto attaccati alla nostra terra”, l’incipit del direttore generale Marco Scianò, un mix tra passione e sesquipedale razionalità. D’altronde, i celeberrimi numeri, non consentono né avvallano illusioni o voli pindarici.
Racconta, presenta, esplica. Tutto in maniera perfettamente diacronica e logica. Andiamo con ordine ovviamente, dal suo caput et fundamentum… “Insisti, persisti, raggiungi e conquisti, è il mio motto. Sono in ruolo abbastanza difficile, nemo propheta in patria come si suol dire. Ma allo stesso tempo – rivela Scianò ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – se le cose vanno bene ricevi delle gratificazioni uniche. Non credo ci sia cosa più bella di portar prestigio alla tua città. Il fatto poi che la proprietà sia del luogo è sinonimo di garanzia e impegno. Noi soffriamo e gioiamo per il Piacenza, viviamo tutto in prima persona. Ricordo ancora quando mi chiamarono, c’era da ricostruire tutto: il settore giovanile, le strutture. Ma quella chiamata non la scorderò mai, un’emozione incredibile”.
Emozioni che il popolo biancorosso è tornato a vivere con trasporto e soddisfazione, “penso ai derby vinti con la Cremonese e alla vittoria con il Pro Piacenza, anche se la sfida con loro non può definirsi quale derby. Tutti piccolo tasselli che hanno creato entusiasmo e credibilità nei confronti della società. E’ chiaro che ci piacerebbe tornare ad avere un pubblico superiore, ma ciò dipende anche da contingenze difficili da attuare. Ad esempio sarebbe bello riuscire a costruire uno stadio nuovo per poter offrire ai tifosi un prodotto migliore. Ma per fare una cosa del genere in Lega Pro servirebbe un magnate. Ora intanto cercheremo di creare un centro sportivo ad hoc per il settore giovanile”. I risultati sì, ma anche il mercato di gennaio con arrivi davvero importanti hanno contribuito a rianimare la passione per il Piacenza… “Senza dubbio i movimenti che abbiamo fatto rientravano in un quadro ben preciso e definito. Siamo partiti con una rosa che ricalcava a grandi linee quella che ha fatto la promozione lo scorso anno, la cui forza e unione ci hanno permesso di far bene nella prima parte di stagione. A gennaio abbiamo cominciato ad immettere – nell’ottica anche di un ringiovanimento generale – giocatori che poi potranno essere pronti per la prossima stagione. Romero, Tulissi, Pozzebon sono elementi importanti, di valore al fianco dei quali abbiamo collocato anche qualche scommessa tipo Nobile, che confidiamo possa venir fuori da qua alla fine. Romero ricorda Toni, gli auguro di fare la sua carriera…”.
Ben descritto passato e presente, manca solo un ultimo tassello per completare il nostro ‘viaggio’. Futuro Piace? “C’eravamo prefissati di raggiungere la salvezza, ci siamo quasi. Poi magari penseremo ai playoff…”. Stile epicureo, ‘vivi nascostamente’. D’altronde il modo migliore per realizzare un qualcosa non consiste nell’annunciare di farlo (verba volant)… “Vogliamo consolidarci, cercando di far crescere la società in tutti i suoi aspetti. Non è sinonimo di lungimiranza pensare solo ed esclusivamente al raggiungimento di una categoria superiore. Siamo intenzionati a creare una struttura societaria forte, ad investire sul settore giovanile e sulle infrastrutture. Vogliamo riavvicinare la gente al Piacenza. Ora stiamo lavorando molto sul marketing. Poi nel 2019 avremo il centenario e sarà un momento molto, molto importante”.
Andiamo, infine, in ambito letterario. Che cos’è ad oggi il Piacenza? “Un libro, di cui abbiamo scritto appena cinque capitoli. Mi piacerebbe scrivere con emozione e sorriso una pagina al giorno…”. Il sorriso e la voglia di fare qualcosa di davvero importante. Con una weltanschauung inequivocabile: tener lontani proclami e illusioni. ‘Lavora nascostamente’, fai parlare i fatti e non le parole. L’assist di Epicuro è senz’altro pertinente e in esso è pur sempre racchiusa l’essenza di una delle (tante) strade verso la felicità…