Periferia viennese. Cammini tra quei vicoli e rifletti, cerchi di immedesimarti, di capire il contesto. Impressionismo urbano: case basse, le ciminiere delle fabbriche, le corsie dell'autostrada, i volti della gente, quelli che colpiscono di più. Espressioni di chi tira avanti alla giornata. Siamo ai confini dell'Impero, quello che a Vienna percepisci in ogni strada, ogni angolo. Retaggi culturali sempre vivi ma non qui, a Floridsdorf, nel 21esimo distretto della capitale. Uno degli ultimi, dove emergi soltanto con un colpo di tacco alla povertà e un dribbling di fino ai pericoli della strada. Dov'è cresciuto Marko Arnautovic.
Vicino la metro c'è un campo sportivo (il Leopold-Stroh Stadion). Spalti vuoti, la squadra si allena e sbaglia tanto, troppo. Allenatore furioso. Urla in tedesco, capiamo poco. Leggiamo il nome del club: FAC Floridsdorfer. Squadra del distretto, ultima fermata della linea U6, la più lunga di tutte. Quella che il giovane Marko prendeva ogni sabato per andare in centro, il più delle volte a fare danni. Scopriva l'Impero, lui, prima di tornare a fare danni. Sempre in quella società che l'ha lanciato.
Quella dell'esordio e delle prime follie. "Finché c'era luce, giocava". Papà Tomislav lavorava al campo del Floridsdorfer (oggi in Serie B austriaca ndr), gestiva il ristorante e aiutava la squadra durante le partite casalinghe: "Ogni tanto viene ancora, anche se il figlio è diventato famoso". Parliamo di Arnautovic, il bad boy dello Stoke City definito da Mourinho come "la persona più folle mai conosciuta".
Giudizi taglienti, ma in parte veritieri. Perché l'ex Inter ne ha combinate varie: scorribande in auto, insulti, litigi coi compagni, ritardi agli allenamenti. Chiedete a Balotelli. Sfilza di "pazzie". Iniziate proprio a Floridsdorf, in quel campetto di periferia dove siamo stati. Per un viaggio a casa Arnautovic ai confini dell'Impero.
Dove il club si allena: "Risultati deludenti, la squadra non gira e siamo penultimi in classifica" ci dicono. L'allenatore continua a sgolarsi, ogni tanto applaude ma raramente. Piccoli Arnautovic crescono? "Difficilissimo, Marko aveva un talento innato". Turbolento anche: "Ne combinava di tutti i colori". Allenatori disperati: "Con lui non si può lavorare - dicevano - è inallenabile. Non ha rispetto per nessuno". Tuttavia, l'aspetto tecnico non si discute: "E' di sicuro il più talentuoso mai visto nel distretto".
Ne sono certi al Floridsdorfer. Colpisce un aneddoto però, ce lo racconta un dirigente in un inglese un po' stentato: "Ricordo che una volta prese palla a centrocampo e saltò tutti gli avversari, avrà avuto 8-9 anni. Dribblò anche il portiere e segnò, era già un grande attaccante. Ma il suo allenatore lo sgridò talmente tanto per non aver passato la palla che Marko uscì fuori dal campo e andò negli spogliatoi, il tutto a partita in corso! Unico, davvero. In pochi sapevano prenderlo". Giusto qualche compagno o allenatore. Tutti si arrabbiavano, lo sgridavano. Ma alla fine veniva perdonato: "Troppo forte...".
In sei anni Arnautovic ha girato tutti i settori giovanili della capitale (Austria Vienna, Rapid Vienna e First Vienna FC), salvo poi tornare al distretto nel 2004. "Combinava sempre un sacco di guai e nessuno ne poteva più" ci raccontano ridendo. Prima l'esordio in prima squadra, poi l'approdo al Twente. Tappa a Enschede: "Guardavo dalla finestra e vedevo le vacche, i mulini, le galline...".
Altra storia rispetto a Milano: "C'erano belle donne e bei locali". Un anno all'Inter, 3 presenze e 3 trofei. Triplete. Poi altre 3 stagioni al Werder Brema senza esplodere (uno dei primi giorni si presentò ai compagni con la data della vittoria della Champions scritta sugli scarpini). Oggi ha 27 anni, gioca nello Stoke e lo fa bene. Sbocciato dal nulla, tra case basse e i volti della gente, logorati dal tempo e dai vapori delle fabbriche, dove Arnautovic resta l'idolo di Floridsdorf. Ogni tanto combina ancora qualche guaio, ma ha trovato la sua dimensione. Ai confini di quel "talento innato" su cui la gente scommetteva.